Un miliardo di danni, 20 mila a casa il made in Italy ora è in ginocchio

by Editore | 30 Maggio 2012 7:11

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ROMA – Non meno di quindicimila lavoratori in cassa integrazione, centinaia di piccole aziende chiuse, danni che rischiano di superare il miliardo di euro. Un’economia di qualità  – da quella del biomedicale nel basso modenese a quella del Parmigiano – in ginocchio, costretta a ripensare il proprio futuro, a ridisegnare il proprio profilo. Con effetti devastanti anche per l’economia nazionale perché questa zona produce (o produceva) un punto del Pil italiano, più o meno 16 miliardi di euro. Da qui arrivano all’erario tre miliardi di euro l’anno. Il terremoto abbassa così le nostre prospettive di crescita. Un disastro, pure economico. «Dobbiamo ripartire da zero», dice Giovanni Messori, direttore generale della Confindusrtia Modena.
Le due scosse di ieri hanno già  cambiato la morfologia industriale di Mirandola, Medolla, San Felice sul Panaro, Cavezzo. Il distretto del biomedicale, inventato quasi mezzo secolo fa su un’intuizione di Mario Veronesi, farmacista, oggi ottantenne, si è sgretolato. Crollati i capannoni, distrutti i macchinari. Pare anche quelli di più recente costruzione. Da oggi, se la terra resterà  ferma, ricomincerà  la conta dei danni. Qui si fanno anche i prodotti per la dialisi. È una catena che arriva fino ai pazienti e che si sta fermando. Tutte le aziende, secondo Assobiomedica, hanno subito danni. Innovazione e ricerca sono essenziali da queste parti. L’Artech di Cavezzo distribuisce dispositivi di cardiochirurgia (ha importato in Italia il mini-cuore artificiale impiantato due mesi fa a un bambino di 16 mesi al Bambin Gesù di Roma). Dopo il primo terremoto gli uffici erano inagibili. Ieri «è crollato tutto, gli edifici non esistono più», ha detto il portavoce dell’azienda Roberto Blandino. Alla Bbg di San Giacomo è crollato un capannone: tre morti. Quattro alla Haemotronic crollata a Medolla. Un uomo è deceduto alla Aries Biomedicale di Mirandola.
Sono più di cento le aziende, piccole e piccolissime, del distretto, 5 mila addetti, oltre 700 milioni di fatturato, il 60 per cento del mercato nazionale, con oltre la metà  della produzione destinata all’estero. Un made in Italy innovativo al tracollo. Un distretto a rischio estinzione.
Vede il baratro l’industria del Parmigiano. Qualità  anche qui. E numeri terribili: secondo la Coldiretti sono state danneggiate altre 250 mila forme di grana e 300 mila di parmigiano. Il primo terremoto di domenica scorsa e quello di ieri hanno distrutto complessivamente circa un milione di forme, pari al 10 per cento dell’intera produzione annua. Per Ettore Prandini, presidente della Coldiretti Lombardia «c’è il rischio di mettere in ginocchio l’intero settore». Il sisma finisce per moltiplicare gli effetti della crisi economica. Perché molte aziende del settore avevano utilizzato le forme di formaggio ora distrutte o danneggiate come garanzia per ottenere i crediti dalle banche. A questo punto c’è la possibilità  che si interrompano le linee di credito. Un credit crunch provocato dal terremoto. Da qui la richiesta delle aziende del settore alle banche: mantenere i fidi e sospendere i mutui.
Ieri si sono fermate la Ferrari, la Maserati, la Ducati. Qualità , in questo caso, nella “vecchia” industria automobilistica. Maranello non ha subito danni, ma l’azienda ha permesso ai lavoratori di tornare a casa dopo la prima scossa. Riaprirà  oggi. Poi la Ferrari lancerà  un’asta on line su un’auto d’epoca o parti delle monoposto di Formula Uno per raccogliere fondi per le popolazioni terremotate. L’ha fatto anche per il Giappone. I danni alle industrie meccaniche della zona sono stati provocati soprattutto dalle scosse di una settimana fa. La filiera ha già  subito interruzioni. E c’è chi parla di 5 mila posti a rischio.

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