Un terzo degli astenuti votava centrodestra

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Uno dei fenomeni caratterizzanti i risultati delle amministrative di domenica e lunedì è stata, insieme all’exploit del Movimento 5 stelle di Grillo e al tracollo del Pdl, la crescita delle astensioni. Si tratta di un evento previsto, già  indicato dai numerosi sondaggi apparsi nelle ultime settimane. Anzi, rispetto ai dati di questi ultimi, l’entità  della diserzione dalle urne è stata inferiore a quanto alcuni osservatori avevano previsto. In confronto alle amministrative precedenti, l’astensione si è accresciuta di circa 8 punti, mentre da più parti si temeva un deficit di partecipazione superiore al 10%. Ciò è dovuto al fatto che in alcuni contesti, specie al Sud, l’allontanamento dal voto è stato temperato dalla presenza di liste e candidati locali, più o meno «civici», conosciuti direttamente dall’elettore e vissuti spesso come «alternativi» agli schieramenti tradizionali. 
Resta il fatto che l’incremento delle astensioni è una circostanza assai significativa, sulla quale conviene riflettere, anche in vista delle politiche previste per il prossimo anno. Essa dipende, come si sa, soprattutto dalla delusione dei cittadini nei confronti dei partiti tradizionali, dalla sensazione, spesso giustificata dalla realtà  dei fatti, che questi ultimi non abbiamo saputo o voluto rispondere alle esigenze concrete degli italiani, finendo col portare il Paese nella situazione critica che tutti conosciamo. A ciò si è aggiunto, nell’ultimo periodo, il succedersi degli scandali finanziari che hanno coinvolto diverse forze politiche, cui si accompagna il persistere di privilegi (non ultima la rilevante entità  del finanziamento pubblico, per di più mascherata da rimborso per le spese elettorali) che molti leader politici continuano a mantenere e a difendere. 
La sfiducia che questo stato di cose ha provocato porta, tra gli altri, a due comportamenti molto diversi tra loro, sebbene accomunati da motivazioni non tanto distanti. Il primo, come si è detto, è costituito dall’accentuarsi dell’astensione. Le ricerche più recenti mostrano come quest’ultima provenga da elettori di tutte le forze politiche, con una accentuazione, tuttavia, per quelli del Pdl, che è il partito più toccato dalla diserzione alle urne. Almeno un terzo degli astenuti a queste ultime elezioni proviene da individui che alle politiche del 2008 avevano votato per il partito di Berlusconi e Alfano. La quota di astensionisti presenti nell’elettorato passato di altri partiti è invece sostanzialmente minore.
L’altro comportamento derivato dalla rilevante crisi di fiducia che caratterizza sempre più l’elettorato italiano è costituito, come si è visto, dal voto verso movimenti di protesta, prima fra tutti la forza di Grillo che, come si sa, ha avuto molti più consensi al Nord. Ma i connotati di quanti danno un’opzione al comico genovese sono assai diversi da quelli degli astenuti. Si tratta, come si è già  accennato, di persone più giovani e più interessate alla politica, anche se avverse ai partiti tradizionali. Tuttavia la provenienza è differente: hanno votato per Grillo molte persone che si erano astenute nel 2008, ma anche tanti elettori di sinistra: quasi un quarto dei votanti per il Movimento 5 stelle proviene dal Pd. Un altro 10% dichiara di aver votato nel 2008 l’Idv o la Sinistra Arcobaleno. Ma il 14% aveva scelto in passato il Pdl, mentre il 16% circa aveva votato la Lega. 
I due trend, il consenso per Grillo e l’incremento delle astensioni, pur coinvolgendo persone molto differenti tra loro, presentano, come si è detto, un tratto comune. Sono entrambi derivati dallo scontento crescente per le forze tradizionali. Del quale queste ultime dovranno tenere conto per evitare una débacle ancora maggiore l’anno prossimo.


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