Unipol-Bnl, assolti Fazio e i “furbetti” pene ridotte a Sacchetti e Consorte

by Editore | 31 Maggio 2012 6:42

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MILANO – Tutti assolti. E con plusvalenza da 1,2 miliardi. I giudici di Milano hanno ribaltato la sentenza di primo grado sulla scalata di Unipol alla Banca Nazionale del lavoro. Come se non fossero due facce della stessa medaglia, si tratta di un giudizio diametralmente opposto a quello che tre giorni fa un’altra sezione dello stesso Tribunale ha pronunciato sulla scalata Antonveneta. Nel processo Bnl, l’ex governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio, è stato assolto, mentre nel processo Antonveneta è stato condannato a due anni e sei mesi. La sentenza di assoluzione è stata pronunciata dalla seconda sezione penale della Corte d’Appello presieduta da Flavio Lapertosa, quella di condanna dalla quinta presieduta da Luigi Cerqua. 
Tra queste due sentenze oscilla il ruolo di Fazio, accusato in entrambi i procedimenti di essere stato il fulcro dell’estate dei furbetti del quartierino, di aver agito non come arbitro, ma “dietro le quinte” per tutelare il sistema bancario italiano dall’assalto delle banche straniere e difendere un equilibrio di potere consolidato. In quell’estate i cosiddetti furbetti, Fazio in testa, avrebbero pianificato di trasferire il controllo della Banca nazionale del Lavoro, sotto assedio da parte degli spagnoli del Banco di Bilbao, e la Antonveneta, preda della olandese Abn Amro rispettivamente ai gruppi Unipol di Giovani Consorte e Popolare di Lodi, ai tempi guidata da Gianpiero Fiorani.
Non si conoscono ancora le ragioni di entrambe le sentenze, perché le motivazioni non sono ancora state depositate, ma di certo è che nel caso Bnl l’impianto accusatorio, basato su un accordo occulto tra Unipol e alcuni azionisti della banca romana (banche e immobiliaristi del contropatto) sembra essere caduto. La prova è l’assoluzione per tutti i protagonisti dall’accusa di aggiotaggio. Sono stati assolti “perché il fatto non sussiste”, oltre a Fazio, Giovanni Consorte, Ivano Sacchetti e Carlo Cimbri, ai tempi vertici di Unipol, gli immobiliaristi Francesco Gaetano Caltagirone, Danilo Coppola, Stefano Ricucci e Giuseppe Statuto (raccolti nel contropatto) e i raider di Borsa Emilio Gnutti, Vito Bonsignore, i fratelli Tiberio ed Ettore Lonati, e il banchiere Guido Leoni (Banca Popolare dell’Emilia). E gli immobiliaristi e i raider se ne vanno non solo con l’assoluzione ma anche con i soldi in tasca, una plusvalenza complessiva di 1,2 miliardi di euro, incassata vendendo le azioni della Bnl ai francesi di Bnp Paribas. 
Cimbri, oggi amministratore delegato della nuova Unipol, è stato assolto anche dall’accusa di ostacolo all’autorità  di vigilanza «per non aver commesso il fatto», reato per il quale insieme con l’accusa di insider trading Consorte e Sacchetti sono stati rispettivamente condannati a un anno e sette mesi e a un anno e sei mesi. In primo grado, vi erano state ben 13 condanne: il giudice aveva sancito tre anni e dieci mesi per Consorte e tre anni e sei mesi per Fazio. Ne esce sollevata anche Unipol, visto che non dovrà  pagare la provvisionale da 15 milioni di euro al Banco di Bilbao, che invece dovrà  sostenere le spese processuali. «La Corte d’Appello ha detto, ribaltando in toto la sentenza di primo grado che l’operazione Unipol-Bnl è stata lecita. Il mostro giudiziario creato nel 2005 ha necessitato di ben sette anni per essere smontato. Ora si tratta di domandarsi chi ripagherà  Giovanni Consorte e chi porrà  riparo ai danni apportati all’economia italiana. Dovrà  risponderci tutta quella ostilità  di sistema che a partire da luglio 2005 ha impedito l’operazione», ha dichiarato il legale di Consorte, Giovanni Dedola. Oggi la Banca Nazionale del Lavoro è la divisione italiana della francese Bnp Paribas.

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