Voleva vivere da italiana Il marito indiano la uccide

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FIORENZUOLA (Piacenza) — Kaur aveva 27 anni, un figlio di 5, un altro di 3 mesi nel grembo, ma soprattutto tante colpe. Come quella di apparire, agli occhi delle comari della comunità  indiana, «troppo italiana» per quell’accento spiccatamente toscano di chi, dall’età  di 8 anni, aveva vissuto con i genitori tra Prato e Firenze, frequentando elementari e medie. Poi ne aveva altre, di colpe, Kaur. Quella «di sorridere troppo» e poco importa se la sua fosse solo gioia di vivere o semplice educazione. E naturalmente faceva scandalo il suo abbigliamento: anche se in pratica tutta la sua presunta occidentalizzazione si riduceva a un paio di jeans e a una camicetta. Il marito, che ha confessato di averla strangolata il 14 maggio scorso nella loro casa alle porte di Fiorenzuola e di aver gettato in Po il cadavere, riaffiorato due giorni fa dopo 15 giorni di inutili ricerche, è un uomo di 36 anni, Singh Kulbir, incensurato, non violento, nemmeno bevitore: semplicemente un marito divorato da una gelosia divenuta furia assassina per quella donna che, pur avendo nelle vene il suo stesso sangue, apparteneva a un mondo lontano che lui non voleva accettare. 
Una coppia mai stata coppia. Il pm Antonio Colonna, di fronte al quale l’indiano la scorsa notte è crollato, parla «di dissidi familiari», anche se tutto fa pensare che ad alimentarli sia stata l’opposta estrazione dei due. Stando al racconto dei datori di lavoro dell’indiano, Fabrizio e Andrea Testa, 29 e 26 anni, titolari di un’azienda agricola, la scintilla che ha fatto saltare tutto è la gelosia: «Qualche giorno prima della scomparsa, i due hanno avuto un violento litigio di fronte a noi: l’uomo accusava la moglie di tradirlo: “Lo so che hai un altro…”. Lo divorava il sospetto che quel bimbo in arrivo fosse il frutto di una relazione extraconiugale. Lei, furiosa, gli ha risposto: “Ma che ti importa, tanto porterà  il tuo nome”…». Kaur, alta, slanciata, occhi scuri, viveva con il marito Singh in mezzo ai campi di granoturco, alle porte di Fiorenzuola d’Arda, in località  Baselica, una manciata di casa sull’antica via Francigena. Sono arrivati nel 2006. 
Nozze combinate, secondo tradizione. Lei aveva 21 anni. Lui, una trentina. Lei cresciuta in Italia. Lui appena arrivato dall’India. Nell’azienda agricola «Testa», un centinaio di mucche, Singh faceva il mungitore per 1600 euro al mese più alloggio: una casetta bianca dai muri scrostati all’interno della fattoria, tra il silos e la stalla. «La situazione era peggiorata negli ultimi due anni» raccontano i titolari dell’azienda. E l’arrivo in famiglia della madre di lui non aveva migliorato le cose. Kaur pensava seriamente alla separazione. Si era anche informata su eventuali conseguenze per il figlio. Intanto la gelosia di Singh aveva raggiunto livelli ossessivi: «Ci aveva confidato — raccontano Fabrizio e Andrea Testa — di voler far controllare i tabulati telefonici della moglie». Il 14 maggio, giorno della scomparsa, i Testa hanno notato movimenti davanti alla casa della coppia: «Alle 7.30 ho visto la donna in pigiama azzurro in cortile. Alle 9, il marito ha portato l’auto in retromarcia davanti a casa, ha aperto il baule e ha caricato qualcosa di ingombrante». Era il cadavere? Qualche ora dopo, Singh ha denunciato la scomparsa della moglie. Nessuna traccia per 15 giorni, nonostante i parenti della donna si siano rivolti a presunti santoni, mettendo una ricompensa di 5 mila euro. Kaur è riaffiorata domenica in Po, a Isola Serafini. Indossava ancora il pigiama azzurro.


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