Boko Haram rivendica

by Editore | 19 Giugno 2012 10:45

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Il gruppo islamico Boko Haram ha rivendicato ieri gli attentati suicidi contro tre chiese cristiane commessi domenica in Nigeria: «Allah ci ha dato la vittoria negli attacchi lanciati contro delle chiese a Kaduna e Zaria che hanno provocato la morte di numerosi cristiani e membri delle forze di sicurezza», ha dichiarato Abul Qaqa, portavoce della setta islamica, in un messaggio internet. Gli attentati – ha spiegato – sono stati decisi «per reazione alle numerose atrocità  commesse contro i musulmani».
Domenica, tre kamikaze si erano fatti esplodere nello stato di Kaduna (nel nord a maggioranza musulmano), provocando – secondo il bilancio ufficiale fornito dalla polizia – 16 morti e un centinaio di feriti. Nella città  di Zaria, l’esplosione ha interessato la cattedrale cattolica di Cristo re e la chiesa evangelica della Buona novella. A Kaduna, capitale dell’omonimo stato, è stata colpita la chiesa di Shalom, nei sobborghi a sud della città  a maggioranza cristiana.
Le rappresaglie compiute da alcune sette cristiane dopo gli attentati hanno aggravato il bilancio: in tutto, oltre 50 morti e 150 feriti. Sempre secondo la polizia, la maggior parte delle vittime è costituita da musulmani, uccisi negli incendi di moschee o di negozi o bastonati sulla strada che da Kaduna porta alla capitale Abuja. Un responsabile della Croce rossa ha parlato di numerosi feriti da colpi di machete o da manganelli e ha dichiarato che negli ospedali della zona manca il sangue per gli interventi chirurgici. Molte delle vittime sono taxisti o commessi che lavorano nei quartieri cristiani.
Dopo 24 ore di coprifuoco, nelle città  colpite dagli attentati e dagli scontri ieri sembrava tornata la calma. Una calma solo apparente, dato l’alto livello di conflittualità  della regione, teatro di grandi ondate di violenza intercomunitarie. Durante le elezioni presidenziali del 2011 (vinte da Goodluck Jonathan, un cristiano proveniente dall’élite di una minoranza etnica del Delta del Niger), gli scontri intercomunitari avevano provocato circa 500 morti. Ferocemente repressa dal governo, dal 2009 Boko Haram ha moltiplicato gli attacchi, soprattutto nelle città  del nord, provocando un migliaia di morti. Nel mirino, soprattutto i membri delle forze di sicurezza, esponenti governativi e luoghi di culto cristiani. La settimana scorsa, dopo altri due attentati contro chiese nel centro e nel nord-est, la setta ha dichiarato di aver voluto dimostrare così la continuità  della propria battaglia, nonostante la repressione che la colpisce. 
Nel paese più popolato del continente africano (circa 160 milioni di abitanti, suddivisi in 36 stati federali), l’attività  della setta finisce per catalizzare lo scontento di larghe fette di popolazione povera, soprattutto giovanile (il 47,7% ha meno di 15 anni ed è analfabeta all’83%), nelle zone del nord a maggioranza musulmano: contro un sud prevalentemente cristiano, più ricco per via del petrolio. Nel paese – prima potenza regionale dopo il Sudafrica -, vi sono oltre 250 gruppi etnici. Gli yoruba e gli ibo, a maggioranza cristiana, predominano nel sud e nel sud-est, gli houssa-fulani, islamici, nel nord (dove, in 12 stati, è in vigore la sharia). Nel nord, lasciato all’abbandono, è più evidente il divario fra una élite che prospera con gli introiti petroliferi (e con la corruzione) e gran parte della popolazione che vive con meno di due dollari al giorno. Ma le scelte del governo continuano a privilegiare le spese securitarie.

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