L’allarme dei palestinesi: La Santa Sede avalla l’annessione dei siti nei Territori occupati

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Centri per i diritti umani ed esperti di leggi internazionali come Charles Shamas, in questi ultimi giorni hanno fatto conoscere ai più alti rappresentanti della Chiesa Cattolica, incluso il Segretario di stato Tarcisio Bertone, l’apprensione per queste nuove intese che dovrebbero chiudere le trattative che si trascinano da quando il Vaticano e lo Stato ebraico hanno stabilito piene relazioni diplomatiche all’inizio degli anni Novanta. Dopo aver studiato la bozza dell’accordo, i palestinesi temono che la Santa Sede si prepari ad accettare che la legislazione israeliana venga applicata anche su luoghi e siti religiosi in Cisgiordania e a Gerusalemme Est, ossia nei Territori palestinesi occupati nel 1967, come il Monte Sion, Tantur, il Monte degli Ulivi, Jabal Abu Ghneim (Har Homa), Betania e Tubas (Nablus). «Riconoscere a Israele il diritto di esercitare la sovranità  giuridica su questi luoghi, significa che il Vaticano accetta de jure l’annessione (a Israele) di aree che la legge internazionale indica come occupate», denuncia un esperto palestinese di diritti umani che ha chiesto di rimanere anonimo. Secondo i palestinesi, firmando il nuovo accordo con Israele la Santa Sede viola il suo dichiarato impegno per una soluzione pacifica e negoziata del conflitto, con danni enormi per il diritto alla libertà  e all’indipendenza del popolo sotto occupazione. Per questo esortano i vertici della Chiesa cattolica a congelare a tempo indeterminato la firma delle intese, in attesa di chiarimenti e di una più approfondita valutazione dell’impatto dell’accordo.


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