L’amore a distanza

by Sergio Segio | 13 Giugno 2012 7:50

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BISOGNA immaginarsi l’allegra colorata e disordinata festa di nozze della ragazza inglese laureata alla London School of Economics che sposa il collega indiano, accademico come lei. Non sarà  difficile, commedie recenti di grande successo aiutano. La musica i cibi le danze: l’esotismo di una famiglia indiana e l’allegria stupita e grata di una giovane londinese. Poi la notte nella grande casa di lui, poi il risveglio nel disordine. Ecco: la prima inquadratura della nuova storia comincia qui. Quando il cognato, fratello maggiore dello sposo, si rivolge brusco e imperativo alla donna appena scesa a fare colazione: «Guarda che casino, pulisci subito!». Lei non capisce, è ancora assonnata. Poi arriva la cognata maggiore e le strilla: mettiti al lavoro. Poi compare la suocera, la matriarca, tutti tacciono. Sarà  bene che tu pulisca tutto molto rapidamente, scandisce. La nuova gerarchia della casa si è organizzata nella notte. La suocera, la donna più anziana della famiglia, decide i destini di ciascuno.
Il vincolo del matrimonio ha stabilito in modo definitivo il ruolo che spetta alla giovane neosposa: entra nella graduatoria domestica all’ultimo posto. Si tratta di un amore a distanza, scrive con la penna intinta nell’ironia e nel rigore scientifico Ulrich Beck: distanza culturale, in questo caso. È un saggio sorprendente, questo, (in uscita per Laterza) che il sociologo scrive con la moglie Elisabeth Beck-Gernsheim. Un’indagine sulla più grande trasformazione dell’amore nel ventunesimo secolo: da amore di prossimità  ad amore a distanza, appunto. “Il caos globale degli affetti” che contagia di sé ogni relazione familiare: tra amanti, tra genitori e figli, tra nonni e nipoti, tra coppie virtuali protagoniste di un amore immaginato e coppie fisicamente e contemporaneamente presenti nello stesso luogo che incarnano, appunto in modo letterale, quali siano i prodotti della globalizzazione nell’ordine familiare e sociale.

Una carrellata che con sguardo attento e segretamente divertito passa in rassegna una moltitudine di possibilità  ciascuna delle quali in qualche modo ci riguarda, perché tutti conosciamo una bambinaia che ha lasciato a casa i suoi figli per venire ad accudire i nostri, una coppia di nonni che dialoga su Skype coi nipoti, dei genitori adottivi di bambini arrivati da un altro continente, una coppia di diverso colore, religione, emisfero. Tutti conosciamo l’amore al tempo di internet, l’anonima intimità  che consente, la disinibizione che suscita, le conseguenze che provoca. Un saggio sull’amore com’è diventato: come crediamo di sapere che sia e invece guarda che sorpresa, ancora non sappiamo nulla o quasi nulla, ancora non possiamo neppure immaginare come diventerà . Quando nel 2064 le due commissioni di studio in favore dell’amore di prossimità , l’una, e di distanza, l’altra, si contenderanno la palma del modello migliore. Un esilarante epilogo. Si parte dall’osservazione della Standard North American Family: genitori eterosessuali di figli biologici, famiglie in cui il padre procaccia il cibo e che vivono sotto lo stesso tetto. Delle quattro caratteristiche della famiglia standard occidentale del secolo scorso la quarta è stata l’ultima a cadere. I genitori possono essere omosessuali, i figli non biologici, le madri procacciare il cibo a padri e figli dipendenti da loro. Che si possa essere famiglia senza convivere fisicamente è l’ultima novità , la più grande delle trasformazioni recenti. Accade in principio, per esempio, quando l’amore e l’assistenza diventano una merce. Quando le donne che lavorano hanno bisogno di altre donne che si occupino della loro famiglia: accudimento delegato, importato ed esportato. Insegnanti filippine ben istruite che fanno le bambinaie a Parigi: servizi familiari globalizzati che diventano l’oro dei poveri del mondo.
Tutti conosciamo l’angoscia che provoca sapere che la bambinaia che si occupa di nostro figlio di tre anni ha lasciato il suo dall’altra parte del mondo. Quello che ora sappiamo, dalle pagine dei Beck, è cosa pensino i figli delle madri che sono partite. Che cosa dicono una volte divenuti adulti. Un campione, uno studio. Dicono, i ragazzi, che avrebbero preferito avere la madre. Vivere in miseria, forse, ma con lei. Della madre avrebbero preferito l’amore di prossimità . Allo stesso modo i nonni di Salonicco che dialogano ogni giorno mezz’ora su Skype col nipote Alex a Cambridge sono tristemente lieti che la tecnologia lo consenta, se non ci fosse Skype non lo vedrebbero neppure sullo schermo, ma non c’è dubbio che preferirebbero toccarlo con le mani. Un altro punto in favore dell’amore di prossimità . E però risale nelle quotazioni l’amore a distanza se lei è francese ed è in Germania per un tirocinio, se lui è svizzero ed è in Kenya per un progetto. Internet consente di mantenere viva la relazione, certo. Ma viva come, con quali esiti. Ecco che fioriscono, nate sul web o dal web tenute in vita, storie d’amore fra individui diversissimi e lontanissimi. Si tratta di un amore immaginato, in cui il corpo sonoro della voce si sostituisce alla carne. L’amore senza sesso. Con una serie di benefici, giacché consente di separare l’amore dalla quotidianità : ciascuno sa come l’eccesso di prossimità  possa distruggere l’amore. Devi starmi lontano per restare vicino. Tuttavia arriva un momento in cui la relazione si incarna.
Le coppie si incontrano, anche brevemente: convivono. Alla distanza fisica si sostituisce la distanza culturale, etnica, religiosa. La galleria dei casi presi in esame è implacabile. Nel paragrafo dedicato all’alimentazione — “L’amore prende allo stomaco” — si racconta dell’iniziale tolleranza e della successiva indifferenza e poi del reciproco fastidio per le abitudini alimentari tra una tedesca e un ragazzo del Ghana. Per lui stare a tavola non è mai stata un abitudine, si ciba in silenzio e in vari luoghi, in vari momenti del giorno. Per lei cucinare è un piacere che ha molto a che vedere col piacere della carne e della convivenza: godere dello stesso cibo è un tratto essenziale della vita comune. Nel linguaggio domestico valgono le stesse regole: in una coppia turco-tedesca in lite un insulto pronunciato da lui può risultare intollerabile per lei, e viceversa. A partire da diverse regole culturali di base si apprende dunque l’arte della decodifica e della tolleranza, dell’accoglienza. Non è detto, però, che sia per sempre. Piuttosto frequente, anzi, è la “svolta biografica improvvisa”. Il ritorno alle origini di uno dei due, fino a quel momento imprevisto. L’adesione a un credo religioso familiare fino ad allora non praticato, a una tradizione identitaria della quale fino a ieri si sorrideva divertiti pensando a quanto fossero stravaganti i nonni. Da un momento all’altro si è lì, nel luogo dei nonni, per lo sconcerto dell’altro. Di solito accade quando nascono i figli: quando una delle due tradizioni deve prendere il sopravvento per essere tramandata. Il Natale in una coppia ebreo-cattolica.
L’educazione della figlia femmina in un incontro fra oriente e occidente. Si osservano – statisticamente rilevati – fenomeni di immediata e intuitiva comprensione. Uno studio sulle unioni tra danesi e giapponesi mostra come la combinazione “marito danese-moglie giapponese” tenda a trascorrere in perfetta armonia mentre l’altra, “marito giapponese-moglie danese”, sia esposta a grandissima turbolenza di medio e lungo periodo. Degli effetti devastanti della matriarca nelle unioni angloindiane abbiamo detto: il regno della suocera è implacabile, e non occorre andare in India per sperimentarlo. In generale esiste un problema della migrazione femminile da Ovest verso Est. Sempre più facile il contrario, essendo la docilità  e la sottomissione merci di immediata presa anche nelle culture che formalmente le disconoscono. Interessante poi osservare come le donne iraniane emigrate in Svezia divorzino moltissimo di più delle svedesi. In questo caso vale il principio che assaporare la libertà  possibile è inebriante. Al termine di una nutrita casistica di storie di madri indiane in affitto e figli in provetta, unioni omosessuali a distanza di oceani, fratelli messicani divisi negli Stati Uniti da diversi gradienti di legalità , gemelli di madre bianca e padre nero di diverso colore e dunque diversa sorte nell’età  adulta, il libro giunge, passando dalla tragedia al sorriso, a una conclusione che lascia intatto il quesito e sposta a un futuro immaginato la sentenza. Il partito dell’amore a distanza mostrerà  come l’amore di prossimità  mostri un “elevato coefficiente di ottundimento”. Le coppie che convivono più di 15 giorni al mese, si vedrà  infatti, mostrano un tasso di divorzio molto più alto rispetto alle coppie che nello stesso arco di tempo praticano l’amore a distanza. L’amore di prossimità , infatti, è noioso e ha effetti vistosi anche sull’amore fisico, inflaccidisce gli organi della riproduzione ed estingue il dialogo. Il partito dell’amore di prossimità  mostrerà  al contrario come il “coefficiente di estraniazione” dell’amore a distanza sia fino a 107 volte superiore all’altro, paragonerà  l’orgasmo reale a quello virtuale ormai possibile su touch screen concludendo la straordinaria superiorità  del primo e misurerà  il tasso di incidenza sul servizio sanitario pubblico del reciproco accudimento in età  avanzata. Fuori dal gioco di cosa accadrà  nel 2046, cioè fra poco, resta il fatto che il futuro è già  qui. L’amore nell’assenza è il presente: è tutto intorno a noi. Non solo nel mondo globalizzato e non da oggi, direbbe il poeta.Una carrellata che con sguardo attento e segretamente divertito passa in rassegna una moltitudine di possibilità  ciascuna delle quali in qualche modo ci riguarda, perché tutti conosciamo una bambinaia che ha lasciato a casa i suoi figli per venire ad accudire i nostri, una coppia di nonni che dialoga su Skype coi nipoti, dei genitori adottivi di bambini arrivati da un altro continente, una coppia di diverso colore, religione, emisfero.
Tutti conosciamo l’amore al tempo di internet, l’anonima intimità  che consente, la disinibizione che suscita, le conseguenze che provoca. Un saggio sull’amore com’è diventato: come crediamo di sapere che sia e invece guarda che sorpresa, ancora non sappiamo nulla o quasi nulla, ancora non possiamo neppure immaginare come diventerà . Quando nel 2064 le due commissioni di studio in favore dell’amore di prossimità , l’una, e di distanza, l’altra, si contenderanno la palma del modello migliore. Un esilarante epilogo. Si parte dall’osservazione della Standard North American Family: genitori eterosessuali di figli biologici, famiglie in cui il padre procaccia il cibo e che vivono sotto lo stesso tetto. Delle quattro caratteristiche della famiglia standard occidentale del secolo scorso la quarta è stata l’ultima a cadere. I genitori possono essere omosessuali, i figli non biologici, le madri procacciare il cibo a padri e figli dipendenti da loro. Che si possa essere famiglia senza convivere fisicamente è l’ultima novità , la più grande delle trasformazioni recenti. Accade in principio, per esempio, quando l’amore e l’assistenza diventano una merce. Quando le donne che lavorano hanno bisogno di altre donne che si occupino della loro famiglia: accudimento delegato, importato ed esportato. Insegnanti filippine ben istruite che fanno le bambinaie a Parigi: servizi familiari globalizzati che diventano l’oro dei poveri del mondo. Tutti conosciamo l’angoscia che provoca sapere che la bambinaia che si occupa di nostro figlio di tre anni ha lasciato il suo dall’altra parte del mondo. Quello che ora sappiamo, dalle pagine dei Beck, è cosa pensino i figli delle madri che sono partite. Che cosa dicono una volte divenuti adulti. Un campione, uno studio. Dicono, i ragazzi, che avrebbero preferito avere la madre. Vivere in miseria, forse, ma con lei. Della madre avrebbero preferito l’amore di prossimità . Allo stesso modo i nonni di Salonicco che dialogano ogni giorno mezz’ora su Skype col nipote Alex a Cambridge sono tristemente lieti che la tecnologia lo consenta, se non ci fosse Skype non lo vedrebbero neppure sullo schermo, ma non c’è dubbio che preferirebbero toccarlo con le mani. Un altro punto in favore dell’amore di prossimità . E però risale nelle quotazioni l’amore a distanza se lei è francese ed è in Germania per un tirocinio, se lui è svizzero ed è in Kenya per un progetto. Internet consente di mantenere viva la relazione, certo. Ma viva come, con quali esiti. Ecco che fioriscono, nate sul web o dal web tenute in vita, storie d’amore fra individui diversissimi e lontanissimi. Si tratta di un amore immaginato, in cui il corpo sonoro della voce si sostituisce alla carne. L’amore senza sesso. Con una serie di benefici, giacché consente di separare l’amore dalla quotidianità : ciascuno sa come l’eccesso di prossimità  possa distruggere l’amore. Devi starmi lontano per restare vicino. Tuttavia arriva un momento in cui la relazione si incarna. Le coppie si incontrano, anche brevemente: convivono. Alla distanza fisica si sostituisce la distanza culturale, etnica, religiosa. La galleria dei casi presi in esame è implacabile. Nel paragrafo dedicato all’alimentazione — “L’amore prende allo stomaco” — si racconta dell’iniziale tolleranza e della successiva indifferenza e poi del reciproco fastidio per le abitudini alimentari tra una tedesca e un ragazzo del Ghana. Per lui stare a tavola non è mai stata un abitudine, si ciba in silenzio e in vari luoghi, in vari momenti del giorno. Per lei cucinare è un piacere che ha molto a che vedere col piacere della carne e della convivenza: godere dello stesso cibo è un tratto essenziale della vita comune.
Nel linguaggio domestico valgono le stesse regole: in una coppia turco-tedesca in lite un insulto pronunciato da lui può risultare intollerabile per lei, e viceversa. A partire da diverse regole culturali di base si apprende dunque l’arte della decodifica e della tolleranza, dell’accoglienza. Non è detto, però, che sia per sempre. Piuttosto frequente, anzi, è la “svolta biografica improvvisa”. Il ritorno alle origini di uno dei due, fino a quel momento imprevisto. L’adesione a un credo religioso familiare fino ad allora non praticato, a una tradizione identitaria della quale fino a ieri si sorrideva divertiti pensando a quanto fossero stravaganti i nonni. Da un momento all’altro si è lì, nel luogo dei nonni, per lo sconcerto dell’altro. Di solito accade quando nascono i figli: quando una delle due tradizioni deve prendere il sopravvento per essere tramandata. Il Natale in una coppia ebreo-cattolica. L’educazione della figlia femmina in un incontro fra oriente e occidente. Si osservano – statisticamente rilevati – fenomeni di immediata e intuitiva comprensione. Uno studio sulle unioni tra danesi e giapponesi mostra come la combinazione “marito danese-moglie giapponese” tenda a trascorrere in perfetta armonia mentre l’altra, “marito giapponese-moglie danese”, sia esposta a grandissima turbolenza di medio e lungo periodo. Degli effetti devastanti della matriarca nelle unioni angloindiane abbiamo detto: il regno della suocera è implacabile, e non occorre andare in India per sperimentarlo. In generale esiste un problema della migrazione femminile da Ovest verso Est. Sempre più facile il contrario, essendo la docilità  e la sottomissione merci di immediata presa anche nelle culture che formalmente le disconoscono. Interessante poi osservare come le donne iraniane emigrate in Svezia divorzino moltissimo di più delle svedesi. In questo caso vale il principio che assaporare la libertà  possibile è inebriante. Al termine di una nutrita casistica di storie di madri indiane in affitto e figli in provetta, unioni omosessuali a distanza di oceani, fratelli messicani divisi negli Stati Uniti da diversi gradienti di legalità , gemelli di madre bianca e padre nero di diverso colore e dunque diversa sorte nell’età  adulta, il libro giunge, passando dalla tragedia al sorriso, a una conclusione che lascia intatto il quesito e sposta a un futuro immaginato la sentenza. Il partito dell’amore a distanza mostrerà  come l’amore di prossimità  mostri un “elevato coefficiente di ottundimento”.
Le coppie che convivono più di 15 giorni al mese, si vedrà  infatti, mostrano un tasso di divorzio molto più alto rispetto alle coppie che nello stesso arco di tempo praticano l’amore a distanza. L’amore di prossimità , infatti, è noioso e ha effetti vistosi anche sull’amore fisico, inflaccidisce gli organi della riproduzione ed estingue il dialogo. Il partito dell’amore di prossimità  mostrerà  al contrario come il “coefficiente di estraniazione” dell’amore a distanza sia fino a 107 volte superiore all’altro, paragonerà  l’orgasmo reale a quello virtuale ormai possibile su touch screen concludendo la straordinaria superiorità  del primo e misurerà  il tasso di incidenza sul servizio sanitario pubblico del reciproco accudimento in età  avanzata. Fuori dal gioco di cosa accadrà  nel 2046, cioè fra poco, resta il fatto che il futuro è già  qui. L’amore nell’assenza è il presente: è tutto intorno a noi. Non solo nel mondo globalizzato e non da oggi, direbbe il poeta.

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