Le scosse forti non si fermano E gli sciacalli alimentano la paura

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MIRANDOLA (Modena) — Si balla, gli sciacalli mettono il muso fuori e da un campo profughi all’altro rimbalzano e si ingigantiscono voci, paure, a volte solo fosche leggende. Un’altra giornata da via crucis per i 15 mila sfollati che si accalcano in questo triangolo di Nord (Modenese, Ferrarese e Mantovano), flagellato dal doppio sisma che dal 20 maggio ha causato 24 morti e 350 feriti.
Ancora scosse, una cinquantina: le più forti, pochi minuti prima delle 17 e delle 21, hanno superato il quarto grado di magnitudo, scatenando una sorta di psicosi collettiva sull’arrivo imminente di un’altra, terribile, frustata sismica. Talmente tante sono state le telefonate ai centri di coordinamento comunale da spingere la Protezione civile a diramare una nota inevitabilmente vaga visto che i terremoti non si prevedono: «Forti eventi tellurici sono comunemente accompagnati da altre scosse, ma ogni pronostico su data, luogo, ora e magnitudo è priva di fondamento».
Il sospetto, qualcosa di più di un sospetto, è che si sia trattato in buona parte di un terrore alimentato ad arte da persone interessate a tenere i terremotati il più lontano possibile dalle loro case per poi agire indisturbati. Una tecnica collaudata in casi come questi e sulla quale sia la Procura di Modena che quella di Bologna hanno già  aperto un fascicolo di indagine. Le segnalazioni giunte alle varie questure parlano di persone con la pettorina che fanno il porta a porta, spacciandosi per tecnici della Protezione civile, e di altre che girano per strada con il megafono, annunciando imminenti scosse. Due uomini sono stati fermati la scorsa notte nel basso Mantovano, a Gonzaga. Entrambi milanesi, con precedenti, avevano nell’auto attrezzi da scasso per porte e finestre. Sempre in zona, altre due persone sono entrate nel pomeriggio in un supermercato, intimando a tutti di uscire con un altoparlante, salvo poi allontanarsi alla vista dei carabinieri.
Gira ormai a pieno regime intanto la macchina dei soccorsi. Sono arrivate a quota 9.200 le persone sfollate alle quali è stato trovato un rifugio nei vari comuni del Modenese e in parte anche del Reggiano: 23 i campi con tende, 17 le strutture coperte tra alberghi, centri sportivi e biblioteche. Nessuna fretta stavolta nel riaprire le aree industriali: «I capannoni — ha affermato il sindaco di Medolla, Filippo Molinari — resteranno chiusi fino a quando non saranno completate tutte le verifiche». Stessa decisione anche a Mirandola, uno dei paesi più colpiti. Sono intanto iniziate le verifiche strutturali nelle abitazioni. Alcune, situate attorno all’epicentro (Cavezzo, Medolla, Mirandola), saranno probabilmente abbattute. I proprietari delle altre dovranno attendere il via libera del Comune, anche se il susseguirsi delle scosse non invita certo al rientro. Sono 200 le scuole inagibili tra Modena, Ferrara e Bologna. A Finale, al grido «le foto valle a fare a casa tua», alcuni sfollati hanno appeso in un giardino pubblico un energico invito ai «turisti della disgrazia» che, trascinati da una macabra curiosità , cercano di intrufolarsi nelle zone più colpite alla ricerca di improbabili souvenir.
Il governatore Vasco Errani ha ribadito che il piano di ricostruzione sarà  impostato «sul pieno coinvolgimento dei Comuni colpiti» così da assicurare un più stretto rapporto con la cittadinanza.


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