«Esodati, sfiducia a Fornero» La mozione di Lega e Idv
ROMA — La questione degli esodati esplode in Parlamento. Il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, riferirà in aula alla Senato martedì e, nella stessa giornata o mercoledì, alla Camera. Ieri, intanto, la Lega e l’Idv hanno presentato una mozione di sfiducia contro la stessa Fornero. Ma gli attacchi dei quali forse il ministro deve preoccuparsi di più sono quelli arrivati dal Pdl. La titolare del Lavoro sembra abbastanza isolata, dopo che due giorni fa è stata diffusa dall’agenzia di stampa Ansa la relazione dell’Inps che stima in 390.200 il totale dei lavoratori che nei prossimi anni potrebbero restare senza stipendio e senza pensione, mentre il decreto interministeriale Fornero-Monti ne salvaguarda solo i primi 65 mila, concedendo loro di andare in pensione con le vecchie regole. Il ministro ha accusato il presidente e il direttore generale dell’Inps, Antonio Mastrapasqua e Mauro Nori, di aver passato all’Ansa il documento riservato, danneggiando così il governo e creando un allarme ingiustificato, e ne ha chiesto le dimissioni. Ma ieri la maggioranza delle forze politiche e i sindacati hanno invece accusato Fornero di aver nascosto le dimensioni reali del problema.
«65 mila e 390 mila sono numeri troppo diversi e il ministero era a conoscenza del dato reale — dice Nino Foti, capogruppo del Pdl in commissione Lavoro alla Camera —. In commissione abbiamo ricevuto più volte i vertici dell’Inps che hanno fornito dati di cui anche il ministro Fornero era in possesso». E il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, taglia corto: «Niente scherzi, giù le mani dall’Inps. Che nessuno provi a far dimettere il vertice dell’istituto». «È assurdo assistere a un ribaltamento della realtà — aggiunge l’altro capogruppo, quello al Senato, Maurizio Gasparri —. Il problema non riguarda l’Inps che ha fornito i dati sugli esodati, ma l’esecutivo che non ha detto la verità ».
Diretto l’affondo del segretario dalla Cgil, Susanna Camusso, che da Ginevra, dove partecipa alla conferenza dell’Ilo, l’agenzia del lavoro delle Nazioni Unite, dice: «Questa reazione del ministro per cui di fronte ai dati ci sono dei colpevoli la trovo assolutamente intollerabile. Elsa Fornero avrebbe dovuto arrabbiarsi perché ci abbiamo messo 7 mesi a sapere quanti erano gli esodati: 390.200». Il ministro, anche lei a Ginevra per l’Ilo, e che più volte si è scontrato con Camusso, dalla riforma delle pensioni all’articolo 18, sceglie di non replicare: «Non devo necessariamente copiare i comportamenti altrui. All’estero non parlo di cose italiane». Contro il ministro anche il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, che parla di «errori del governo, non dell’Inps». Pensa invece a come risolvere il problema il segretario della Uil, Luigi Angeletti, che propone di scaglionare in 4-5 anni tutti gli esodati, consentendo loro di andare in pensione con le vecchie regole.
Morbidi, paragonati a quelli del Pdl, i toni del Pd. «Chiediamo — dice Cesare Damiano — che il ministro Fornero, nel suo intervento in parlamento, faccia definitivamente chiarezza sul mistero dei numeri. Non si può continuare a negare l’evidenza, subordinando il diritto dei lavoratori ad accedere alla pensione secondo le vecchie regole alle risorse messe a disposizione». Ma il problema è proprio questo. I primi 65 mila esodati costeranno la bellezza di 5 miliardi di euro nei prossimi 7 anni, quelli stanziati dal decreto Salva Italia. Per gli altri, «si vedrà », quando si presenterà concretamente il problema, ha più volte detto Fornero. «Invece di fare polemiche, si trovi una soluzione», ha sollecitato anche Massimo D’Alema intervenendo ieri, insieme con Giulio Tremonti, alla presentazione del libro di Antonio Passaro «Il valore del lavoro».
Related Articles
“Pronto il ricorso alla Consulta combatteremo chi sfrutterà la norma”
Camusso: lo sciopero ha già salvato pensionati e statali. Con l’astensione di domani sappiamo di chiedere ai lavoratori un sacrificio, ma proprio loro pagano il prezzo più alto nelle manovre di luglio e agosto. Dicevano che non si poteva approvare una legge sulla rappresentanza sindacale. Protestino contro la violazione dell’autonomia delle parti sociali
Stipendi, manovra meno forte ora i conti non tornano aumenti massimi di 75 euro
Fatti e rifatti i calcoli, lo stipendio cresce di 75 e non 175 euro, come indica il governo
Produzione Industriale. I dati Istat: a dicembre sprofondo di fatturato e commesse
Caduta del 7,3%, mai così male dal 2009. Il dato peggiore è del comparto «trasporti» ma tutti i settori sono in rosso pesante