«Scegliamo fra euro e dracma» Ultimo appello agli elettori greci

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ATENE — Carrefour se ne va. I manager della catena di supermercati francesi considerano il Paese troppo rischioso. Meglio vendere la quota al socio locale (per 220 milioni di euro) e concentrarsi su altri mercati. Comunque votino i greci domani, Atene fa paura agli investitori stranieri. Anche se adesso l’Unione Europea sembra promettere di dare una mano al vincitore delle elezioni. Esisterebbe un piano — racconta il quotidianoFinancial Times — per ammorbidire le misure d’austerità , una riduzione dei tassi d’interesse sui miliardi di euro da restituire e una dilazione nei pagamenti dei debiti. 
Il pacchetto-premio — spiega una fonte da Bruxelles — è pensato a immagine e somiglianza della figura solenne e seriosa di Antonis Samaras, il leader conservatore di Nuova Democrazia che i sondaggi (gli ultimi resi pubblici risalgono a due settimane fa) danno al primo posto. «Se dovesse diventare primo ministro, esigerebbero da lui l’impegno a rispettare il Memorandum e poi lo aiuterebbero: ecco che cosa possiamo offrire per rendere la vita dei greci un po’ meno difficile». Il Memorandum è l’intesa sui tagli e le misure economiche concordata con la troika (Unione Europea, Banca Centrale Europea, Fondo Monetario Internazionale) che Alexis Tsipras, capo della sinistra radicale Syriza e principale avversario di Samaras, considera già  carta straccia. 
Il sostegno di Bruxelles a Samaras è meno plateale di quello pubblicato in prima pagina dall’edizione per la Germania sempre del Financial Times. Che in un editoriale in tedesco e greco invita a scegliere Nuova Democrazia: «Cari greci, votate con coraggio per le riforme invece che con rabbia contro i necessari e dolorosi cambiamenti strutturali. Il vostro Paese riuscirà  a restare nell’euro solo con partiti che accettino le condizioni dei creditori internazionali. Rifiutate la demagogia di Tsipras». L’intervento è stato criticato e respinto da tutti i politici, anche dal portavoce di Nuova Democrazia: «Siamo un popolo orgoglioso. Non accettiamo ordini da nessuno».
Nel comizio finale in piazza Syntagma, davanti al Parlamento, Samaras ripete di «voler uscire dalla crisi non dall’euro». Presenta il voto come una scelta tra la moneta unica e la dracma: «Il ritorno al passato ci farebbe arretrare di cinquant’anni, domenica decidiamo il futuro dei nostri figli». Anche lui promette di voler rinegoziare il Memorandum, un’ipotesi respinta da Michael Spindelegger, ministro degli Esteri austriaco, che considera l’accordo intoccabile.
Il voto di domani è stato trasformato in un referendum sull’euro, quella consultazione che l’allora premier socialista George Papandreou aveva proposto a novembre dello scorso anno. «E’ stato Nicolas Sarkozy (all’epoca presidente francese, ndr) a bloccare il progetto — spiega in un colloquio con la stampa estera — forse perché la mia idea gli ha sottratto la ribalta al vertice Ue di Cannes. Angela Merkel, la cancelliera tedesca, mi aveva assicurato di essere d’accordo».
Un mese fa nessuno dei partiti è riuscito a ottenere la maggioranza di 151 deputati e le trattative dopo il voto non hanno portato alla nascita di un esecutivo di coalizione. Anche questa volta è improbabile che il vincitore possa governare da solo. I socialisti del Pasok continuano a crollare nei sondaggi e il leader Evangelos Venizelos ha gà  proclamato di essere disponibile a un «governo di salvezza nazionale». Nuova Democrazia e Pasok, che alternandosi hanno dominato la politica greca per 38 anni, potrebbero trovare un’intesa con Sinistra Democratica, fondato dall’avvocato Fotis Kouvelis e da altri fuoriusciti di Syriza.


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