“Nessuno è al riparo dal contagio” Monti in pressing sulla Merkel su investimenti e project bond

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È sabato pomeriggio quando lo spettro di un attacco speculativo contro i titoli italiani si materializza sugli schermi al plasma del ministero dell’Economia. E’ in corso la conference call dei ministri dell’eurozona, chiamati al capezzale di Madrid per evitare una bancarotta come la Grecia, ma è l’Italia ad angosciare di più le cancellerie europee. E sono proprio i rappresentanti del governo tedesco – con Monti collegato da Milano e il viceministro Grilli nella sede di Roma – a far saltare l’ultimo tabù, dichiarando esplicitamente la loro preoccupazione per il rischio di un «contagio » dell’Italia. La situazione è estremanente grave e già  questa mattina, all’apertura dei mercati, Monti, Grilli, Moavero e tutta la squadra che in questi giorni sta affrontando l’emergenza, avrà  gli occhi incollati ai monitor per verificare se gli investitori si fidano di quell’ultimo
firewall
da 100 miliardi di euro eretto a favore di Madrid.
Perché nel governo ne sono tutti consapevoli: «Dopo la Spagna ci siamo noi». Con l’accettazione del mega-prestito europeo Madrid si è aggiunta infatti all’elenco di Grecia, Irlanda e Portogallo, paesi già  in amministrazione controllata. E’ saltato così l’ultimo paesecuscinetto che ci separava dalla speculazione. I prossimi siamo noi. E un fallimento del piano europeo per le banche spagnole suonerebbe come una campana a morto anche per il nostro paese.
Per questo l’attenzione a palazzo Chigi è molto alta. Certo, Monti è «molto soddisfatto» per la soluzione trovata, dopo mille esitazioni, anche grazie alla mediazione italiana. E tuttavia nel governo non si nascondono che «il prestito da 100 miliardi non risolve affatto i problemi di fondo spagnoli». Si rincorrono le voci di un altro imminente abbassamento del rating da parte di Moody’s, dopo che già  l’agenzia Fitch ha portato il livello del debito pubblico spagnolo a “BBB”, un gradino sopra la «spazzatura» greca. Entro la fine dell’anno Madrid dovrà  rifinanziarsi per 82,5 miliardi di euro, con un picco alla fine di ottobre, mentre le regioni autonome sono gravate di un’ulteriore soma da quasi 16 miliardi di euro da mettere all’asta nella seconda
metà  del 2012.
Con questi pensieri in mente, oggi il presidente del Consiglio riceverà  a palazzo Chigi il leader del Pasok, Evangélos Vénizélos. Un incontro chiesto dal greco, per dare una mano (vista la credibilità  di Monti all’estero) nell’ultima, decisiva, settimana di campagna elettorale. Ma che servirà  al Professore per rendersi conto di persona di quali sono le previsioni in vista del voto di domenica prossima. La questione greca rende infatti insonni le notti di
Monti. «La scintilla che potrebbe innescare l’incendio – spiega una fonte di governo – è proprio quel voto. Se dalle urne uscisse una situazione di caos politico, sarebbe inevitabile l’uscita di Atene dall’euro, con conseguenze catastrofiche per tutti». In questa situazione di estremo pericolo una nota positiva, che ha fatto rallegrare il premier, è stato il risultato del voto di ieri in Francia. E’ stata infatti scongiurata la “coabitazione”
tra l’Eliseo e una maggioranza ostile in Parlamento, condizione che avrebbe grandemente indebolito Hollande costringendolo a contrattare tutto con i gollisti. Mentre è proprio sulla sponda con la Francia socialista che si basa parte della strategia elaborata a palazzo Chigi. «Grazie all’intesa con Hollande – è il ragionamento del premier – possiamo davvero coinvolgere la Germania al prossimo consiglio europeo». Intanto il presidente
francese volerà  a Roma giovedì per mettere a punto le ultime mosse con Monti in vista del G20 in Messico, quando entrerà  in campo, per insistere con la Merkel, anche Barak Obama. «La cancelliera tedesca – ha spiegato Monti in privato – fa la dura perché deve affrontare le elezioni nel 2013, ma noi non possiamo aspettare così tanto. Serve una svolta subito». Per l’Italia infatti dal Consiglio europeo di giugno, oltre alla road map verso un’unione
politica e di bilancio, dovranno uscire decisioni concrete: la tanto attesa golden rule (ovvero la possibilità  di scorporare la spesa per gli investimenti dal calcolo del deficit) e i project bond. Sui quali il discorso sarebbe già  molto avanti, riferiscono fonti di palazzo Chigi, «ma non bisogna fare proclami altrimenti i tedeschi sono costretti a smentire».
L’agenda della settimana è comunque fittissima, gli appuntamenti si susseguono.
Mercoledì toccherà  a Monti saggiare il grado di convinzione dei tedeschi in un bilaterale a Berlino con il ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble. In realtà  il Professore passerà  il pomeriggio nella capitale tedesca per ricevere il premio di «leader europeo» dell’anno conferitogli dalla European School of Management and Technology. E la “laudatio” sarà  pronunciata proprio da Schaeuble. Ma i due si vedranno a quattr’occhi prima della cerimonia. E nel governo anticipano che la riunione potrebbe trasformarsi in una sorta di eurogruppo informale, chiamando in conference call altri ministri e leader europei. Un caminetto nell’ora più grave
dalla nascita dell’Ue.


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