Oggi in piazza l’Italia del lavoro

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Democrazia e lavoro. Saranno questi i pilastri del progetto politico attorno ai quali il Partito democratico vuole costruire l’alternativa di governo. «Perché il lavoro non è solo quello che ti fa mantenere la famiglia, è la tua dignità , è la tua quota di trasformazione del mondo e ne hai diritto». E forse è proprio questo uno dei passaggi più applauditi dell’intervento con cui Pier Luigi Bersani ha chiuso ieri a Napoli i lavori della seconda Conferenza nazionale sul lavoro del suo partito. Un intervento che non ha risparmiato critiche al governo, a Silvio Berlusconi (per il patto con l’Ue per il pareggio di bilancio), al ministro Fornero e alla (non) politica della zona Ue e alle non politiche, a iniziare da quella industriale, italiane. A proposito delle liberalizzazioni dell’era Monti il segretario Pd perde la pazienza e si lascia scappare una parolaccia. «Se un anziano ha gli occhi secchi e va a comprare un collirio costa 19 euro, c…. Non è possibile: è acqua».
IL PD E IL GOVERNO
Per sostenere il governo, ammette, «si fatica ogni settimana di più. Ma noi siamo leali, abbiamo preso un impegno e andremo fino in fondo» anche anpassaggi su spending review, pubblico impiego e dismissioni, tutte misure a cui stanno lavorando i ministri tecnici e i supertecnici. Al governo dice: «Ascoltateci un po’ perché a forza di fare ‘sto mestiere siamo un po’ tecnici anche noi», e allora va «benissimo la spending review, «ma cerchiamo di non creare aspettative che poi non si riescono a gestire. Attenzione a come maneggiamo questi temi. Dico al governo di farci capire, se ci avessero ascoltato sulle pensione avremmo evitato qualche guaio». E bene anche il decreto sviluppo, dalle indiscrezioni «che arrivano da Roma sembra ci siano buone misure, ma vediamo la sostanza. Per esempio va benissimo confermare la norma da noi pensata per le ristrutturazioni in edilizia, ma se il termine è a giugno dell’anno prossimo non si fa in tempo neanche a iniziare». Cose utili «e cose che si capiscono poco» come, appunto, i tempi troppi brevi previsti per gli incentivi, a partire dai risparmi energetici, perché alle «politiche bisogna dare un minimo di prospettiva». Altro capitolo: le dismissioni. «Benissimo se sono quelle degli enti locali. Per il resto non ho obiezioni a che Fintecna vada alla Cassa Depostiti e Prestiti. Vorrei capire però, dove finisce Fincantieri perché non è tempo di prendere i nostri soggetti industriali e metterli chissà  dove». Da Napoli Bersani avverte i tecnici a non ripetere l’errore esodati, sul quale apprezza le «parole finalmente consapevoli da parte del governo». «Ho sentito dice che il ministro Fornero ha detto “chiamiamo gli esodati persone in via di salvaguardia”. È un passo avanti linguistico e concettuale», ma il Pd adesso chiede che alle norme sul mercato del lavoro si aggiungano quelle che riguardano chi è rimasto senza stipendio e senza lavoro grazie al ministro del Welfare. Poi, tocca alla Fiat. «Qualcuno, possibilmente il governo, dovrebbe chiamare la Fiat alle sue responsabilità , perché altrimenti dobbiamo rivolgerci a “Chi l’ha visto?”. Scusate la brutalità  ma è scomparsa da troppi tavoli, tavoli che non ci sono».
La prima Conferenza sul lavoro il Pd la fece un anno fa a Genova, un tempo lontanissimo. C’era il governo Berlusconi, i sindacati erano spaccati, ieri i leader sindacati erano qui alla vigilia della manifestazione unitaria di oggi, al governo ci sono i tecnici e la crisi non solo è conclamata ma è nella sua fase più acuta. Sul palco salgono Cesare Damiano, il primo cittadino Luigi De Magistris , Tiziano Treu, il lavoratore esodato e la cassa-integrata. Fuori, poco prima che tutto iniziasse, ci sono stati momenti di tensione con gli operai di Iribus Iveco, poi la tensione si è sciolta e si è fissato un appuntamento con il segretario.
Stefano Fassina nella sua lunga e applaudita relazione dice «È il tempo della politica, la funzione della tecnica è trovare soluzioni efficienti per raggiungere obiettivi dati. Gli obiettivi oggi non sono dati, anche se come dati vengono presentati». In gioco, secondo il responsabile lavoro Pd, ci sono «la civiltà  del lavoro, la democrazia fondata sul lavoro», per questo, dice, è necessario un «neo umanesimo laburista, sintesi originale della dottrina sociale della Chiesa e dell’attenzione all’asimmetria di potere nella dimensione della produzione propria del movimento socialista». Il populismo, ormai è fallito, dice, proprio mentre siamo nel mezzo «dell’illusoria scorciatoia tecnocratica dedicata alla ricerca delle riforme senza consenso». Per questo, chiude, è ora «di riprendere l’unica strada possibile: la via costituzionale della democrazia fondata su partiti rifondati per le riforme condivise».


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