Philip K. Dick L’uomo che sognava pecore elettriche

Loading

Quasi che, nel tirare fuori il bisogno di Dio, ci fosse una questione personale: un conto aperto che spinse la sua fantascienza sulle sponde della teologia. Dick confessò di aver sentito la prima volta delle voci e avuto delle visioni tra il febbraio e il marzo del 1974. Molto di ciò che accadde in seguito partiva da quella esperienza allucinatoria. Ed era come se Dio avesse bussato nella sua testa e un esercito di angeli si fosse schierato dalla sua parte. Tanto gli appariva evidente l’imminenza di uno scontro epocale, dove le forze del bene e del male si sarebbero date battaglia. Già  in
Ubik(capolavoro del 1969) il terreno religioso aveva preso la forma di una lotta del bene contro il male. È un tema tipico della gnosi che attraverserà  alcuni suoi romanzi e che potremo riassumere così: ciò che viviamo non è detto che esista, non è detto che non sia l’illusorio frutto di un processo onirico, dove vero e falso perdono ogni distinzione.
E il vero e il falso tornano quasi ossessivamente in Ma gli androidi sognano pecore elettriche?, la cui fortuna è legata in larga parte al film che Ridley Scott ne ricavò con Blade Runner.
Dick non fece in tempo ad assistere al successo e giudicò con qualche perplessità  il film. Si racconta che alla lettura di una prima stesura della sceneggiatura fosse rimasto molto irritato, al punto da rispedirla al mittente sotto forma di coriandoli. Ma siccome aveva bisogno di soldi accettò che se ne ricavasse il film. Pare che assistette a una ventina di minuti di un’anteprima, seduto su una sedia, in disparte, e poi alzatosi salutò il regista con una sola osservazione: c’è troppa atmosfera marlowiana. Philip Dick morì pochi mesi dopo. Sono trascorsi trent’anni. Era il 2 marzo del 1982. Quella morte fu annunciata da una profonda angoscia. Disse, in una telefonata notturna a una amica, che Dio lo aveva abbandonato. Non aveva più le sue visioni. Dio non gli parlava più. Da anni lavorava a
Exegesis, il libro folle e segreto che avrebbe raccolto le dottrine del mondo, uscito ora negli Stati Uniti e di cui pubblichiamo alcuni passaggi in queste pagine. Sarebbe stata la sintesi della sua opera e quell’opera, come confessò a un intervistatore, era «un’anticipazione imminente del regno di Dio». Fu durante questa profetica agitazione che cominciò ad avvertire una strana spossatezza cui corrispose un forte calo della vista. Interpretò quell’abbassamento come il desiderio inconscio di non vedere certe verità  che si imponevano nella loro sublime evidenza. Gli fu suggerito un ricovero per un controllo. Promise che sarebbe andato in un ospedale, ma non fece nulla. Una sera di febbraio ebbe un infarto. Alcuni vicini lo trovarono il giorno dopo riverso in terra. Aveva gli occhi sbarrati, non poteva muoversi, ma respirava. Entrò in un coma che durò meno di una settimana. La morte lo colse che aveva 53 anni. Per un onesto psicotico, quale è stato Dick, cercare il confronto con Dio (per insultarlo, combatterlo, misurarsi con lui, amarlo, soggiacere alla sua ira) era il modo più autorevole per entrare sulla scena del teatro del mondo. E c’è un episodio che lo dimostra. Nel 1977 fu invitato in Francia per un congresso di fantascienza. Arrivò a Metz preceduto dalla fama di grande scrittore. Giunse accompagnato da una nuova donna che lo aveva rigenerato. I testimoni raccontano di un uomo felice, spiritoso, elettrizzato.
Poi il vento cambiò. Improvvisamente scese la notte su quell’uomo. Il giorno del convegno lesse il suo intervento, che aveva preparato mesi prima, davanti a un uditorio silenzioso. Cominciò balbettando e andò avanti con una voce sempre più incerta e atona. Il contenuto di quel discorso lasciò interdetti i presenti. Si aspettavano qualcosa che avesse a che fare con la fantascienza. Ma lui parlò di Dio. Ne parlò prima sommessamente, ricorrendo alla metafora della partita a scacchi che il Programmatore (il Bene) giocava contro l’Avversario (il Male). Provò a convincere coloro che ancora lo ascoltavano che Dio lo aveva messo al corrente del fatto che anni prima una setta di cristiani era riuscita a sconfiggere Richard Nixon. Infine, sostenne che Dio stesso gli si era rivelato usandolo come pedone della scacchiera. Lui era stato chiamato a combattere il male.
Cosa cercava Dick in quel momento? Se non si vuole leggere tutto questo come una rovinosa discesa nel ridicolo, occorrerà  vedervi una sorta di lasciapassare per la follia. Questa prese i tratti di una teologia gnostica che ritroviamo in Valis, la trilogia con cui si chiuse la sua vita. Tutto il repertorio dickiano si era dato appuntamento in quelle pagine di una caotica bellezza.


Related Articles

Nicolas Fargues, la scoperta della discontinuità 

Loading

Confesso che non amo il modo imperioso di introdurre il lettore alla storia. Nemmeno quello tranchant. Per millenni gli scrittori si sono ingegnati ed esercitati a porgere le narrazioni nei più svariati modi ma sempre in cerca di una condivisione, con cura, attenzione o divertimento quando non delicatezza.

I COLLEZIONISTI A CACCIA DELL’INCHIOSTRO PERDUTO

Loading

L’anticipazione / Esce il “Dizionario” nostalgico di Francesco Guccini   Solo un anziano aristocratico o un giovane fighetto usa la stilografica. In ogni casa ci sono circa dieci biro di cui due funzionanti, e male 

Il centrodestra contro «La scoperta dell’alba»

Loading

MARGHERITA BUY E SERGIO RUBINI PROTAGONISTI DEL FILM DI SUSANNA NICCHIARELLI «LA SCOPERTA DELL’ALBA»

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment