Più difficile accedere ai servizi sociali per chi ha casa e rendite finanziarie

by Editore | 21 Giugno 2012 12:24

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 Il governo Monti mette mano alla riforma del Welfare. Il decreto, che prevede una stretta sui criteri per accedere a decine di servizi sociali, è pronto. Nel calcolo dell’Isee, strumento utilizzato da 7,4 milioni di famiglie italiane, peseranno di più la casa e le rendite finanziarie. Molti rimarranno fuori o dovranno pagare in parte le prestazioni
E’ PRONTA la stretta del governo Monti sui criteri di accesso al Welfare di base. L’ultima bozza del decreto della presidenza del Consiglio è stata presentata nei giorni scorsi ai sindacati e al mondo delle associazioni: un documento composto da 12 articoli che rivede il calcolo dell’Isee, l’indicatore della situazione economica, in pratica una sorta di denuncia dei redditi rinforzata che viene richiesta per accedere ai servizi sociali e al welfare, gestiti dai Comuni e dall’Inps. Viene investita un grande parte dei servizi sociali, che riguardano circa 7,4 milioni di persone che spesso assommano più prestazioni: si va dagli asili nido (31,8 per cento), agli sconti sulle tasse universitarie (14,7 per cento). Comprese le forme di assistenza erogate dal-l’Inps: dagli assegni di maternità  agli assegni di
sostengo al nucleo familiare (in totale il 64,8 per cento). Ben il 27,3 per cento degli utenti Isee accede ai servizi sanitari (assistenza domiciliare e case di riposo).
Avere questi servizi sarà  più difficile appena sarà  varato il decreto previsto dal «Salva Italia» del dicembre scorso. Nel calcolo del reddito massimo al di sotto del quale si ha il semaforo verde di accesso al servizio entrano infatti nuove voci. Alla base del reddito lordo Irpef si aggiungeranno il valore dell’indennità  di accompagnamento per gli invalidi, i redditi guadagnati attraverso i voucher e anche, paradossalmente, la social card. Ma la novità  più importante sono i pesi delle componenti patrimoniali, casa e rendite finanziarie. Il peso degli immobili, ai fini della determinazione del reddito Isee, era calcolato fino ad ora in base alla semplice rendita catastale: dall’approvazione del decreto entra nell’Isee il «diabolico» meccanismo Imu, si dovrà  infatti tenere conto della
rendita catastale rivalutata dell’85 per cento. Di conseguenza molti sforeranno la soglia massima: o non avranno più diritto o pagheranno per intero i servizi sociali.
L’altro aspetto riguarda le rendite finanziarie: fino ad oggi Bot e Cct sono considerati ai fini del calcolo dell’Isee solo al valore nominale, mentre per fondi comuni, azioni e obbligazioni si calcola una rendita finanziaria presunta pari al tasso legale di sconto che va a comporre l’imponibile. Con la riforma i titoli di Stato entrano a pieno titolo nel calcolo Isee: con la novità  che il reddito finanziario presunto sarà  legato ai Btp decennali, soggetti alla variabilità  dei terribili e ben noti spread.
Cambia, e diventa più leggero il meccanismo della franchigia che consentiva di abbattere
il reddito Isee. Mutui, proprietà  della casa e costi per l’affitto peseranno di meno. Mentre sarà  introdotta – questa è una agevolazione – una franchigia generalizzata volta a tutelare lavoratori dipendenti e pensionati pari a 2.000 euro. Risolto anche il tema spinoso dell’ancoraggio al reddito di alcune prestazioni: gli assegni di maternità  e gli assegni al nucleo familiare Inps saranno legati al reddito Isee (fino ad oggi fa fede invece il lordo Irpef). Ciò non avverrà  – come invece disponeva una prima versione del decreto – per gli assegni di accompagnamento degli invalidi.
Stretta anche sui controlli: per la prima volta una norma dispone che anche le prestazioni sociali siano sottoposte ad accertamenti al fine di verificare la sussistenza delle caratteristiche che rendono necessario il sostegno pubblico.

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