Riforma lavoro corretta con il decreto Sviluppo
ROMA — Mercoledì 27 passerà così com’è, giusto in tempo per approdare, il giorno dopo al Consiglio europeo di Bruxelles. Per le modifiche, richieste da più parti, e promesse dallo stesso Monti se ne parlerà nel decreto Sviluppo. Il percorso del disegno di legge sul lavoro sembra dunque segnato: visto che bisogna fare in fretta la strada non può che essere questa. Sta bene al Pdl e sta bene anche il Pd, anche se entrambi i partiti di maggioranza accettano la forzatura, ma pretendono i successivi ritocchi: soprattutto sulla flessibilità in entrata il primo, sulla questione esodati il secondo.
Che la prossima settimana la partita venga temporaneamente chiusa in attesa di risolti futuri, lo conferma in prima persona il segretario del Pdl Alfano: «E’ l’ultima volta che ci adeguiamo – ha detto – perché non é possibile che di fronte al capo degli industriali che dice che è una “boiata” e a tantissima altra gente che usa
espressioni negative per questa riforma, ci si chieda di approvarla comunque. Monti ha promesso dei miglioramenti che ci saranno nel decreto sviluppo, lì faremo anche le nostre proposte». Un «sì» a questo procedura che prevede la rapida conversione in legge e poi la riapertura della materia nel decreto del ministro Passera, arriva anche da Pd.
Tutti si aspettano dunque che il premier onori la promessa di «tempestivi interventi» su esodati, ammortizzatori sociali e flessibilità in entrata. Strada che alla Cgil non piace, tant’è che ha organizzato scioperi e presidi per tutti e due i giorni di dibattito parlamentare: le «forze politiche che sostengono il governo – commenta Claudio Treves – si sono accontentate di rassicurazioni verbali». Né la riforma piace a Confindustria: «È un’occasione persa» ha detto il leader Giorgio Squinzi, che invita il governo ad introdurre subito i «necessari correttivi senza aspettare gli esiti di una fase di sperimentazione». Anche se il calendario è definito, il clima resta teso, e non solo riguardo alla riforma del lavoro (Cgil, Cisl e Uil, per martedì prossimo, annunciano uno sciopero di due ore del pubblico impiego contro la
spending review).
Sotto attacco sono ormai in molti: ieri la Fornero, al suo ingresso all’assemblea di Federmeccanica è stata contestata dalla Fiom, ma i
manifestanti hanno indirizzato cori di protesta anche contro Susanna Camusso. Né si è salvato Maurizio Landini, che pur già s’impegna a raccogliere le firme per un referendum abrogativo contro la legge sul lavoro: è stato a sua volta attaccato dai Cobas.
«Ministro – ha così detto il leader della Fiom rivolgendosi alla Fornero – oggi ci contestano tutti».
A finire nel mirino della stampa estera è stato invece l’intero «sistema Italia». Il
Wall Street Journal
ieri ha commentato le misure introdotte da Monti per
salvare «l’economia moribonda ». Basteranno, si è chiesto il quotidiano? «Solo nel senso che, teoricamente, è possibile svuotare il lago di Como con mestolo e cannuccia». Stessa linea e ironia per il settimanale tedesco
Der Spiegel:
in un articolo intitolato
«Appello alla mamma» ha invitato gli italiani a «rompere finalmente il potere dei sindacati per rilanciare la loro economia» invece di «convincersi che solo la cancelliera (Angela Merkel) possa salvare il loro Paese».
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