Telecom ai minimi in Borsa dal 1997 il titolo osservato speciale di Consob

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MILANO – Telecom Italia ha perso la linea. Nel giorno in cui Londra è chiusa, il titolo del gruppo è crollato del 5,5%, scivolando a 0,65 euro, sui minimi dal 1997. Le vendite in mattinata sono state innescate dalle dichiarazioni di France Tèlècom, che ha annunciato che il dividendo 2012 sarà  più basso. Tanto è bastato agli investitori per temere una nuova sforbiciata alla cedola Telecom, che già  nel 2011 è stata tagliata del 25%. Mentre il gruppo francese, dopo un avvio incerto, ha recuperato terreno chiudendo in calo dello 0,29%, quello guidato da Franco Bernabè scivolava sempre più giù, tanto da indurre il presidente a sollecitare l’intervento della Consob, che ha acceso un faro sull’andamento anomalo dei corsi di Borsa. Nell’ultimo mese il titolo è crollato del 17%, senza un motivo specifico. L’umore degli investitori su Telecom è negativo – a dispetto dei buoni risultati del primo trimestre – e il mercato tende a vedere il bicchiere mezzo vuoto. L’uscita dall’Eurostoxx 50, la scelta di un ente pubblico come la Cdp di investire su una rete alternativa a quella di Telecom e il recente cambio ai vertici di due soci forti di Telco, destano – a torto o a ragione – alcune preoccupazioni tra gli investitori. Se è vero che ora a guidare Generali (30,6% di Telco) c’è Mario Greco e a capo di Intesa (11,6%) c’è Enrico Cucchiani, è ugualmente vero che i soci della finanziaria hanno appena messo mano al portafoglio per sostenere e riscadenziare i 3,4 miliardi di passività  ereditati dalla gestione Olimpia. Tra aumento di capitale, bond e prestito bancario, Telefonica, Generali, Intesa e Mediobanca hanno tirato fuori 3,1 miliardi. E, quindi, se in teoria le banche potrebbero escutere il pegno sulle azioni date a garanzia del finanziamento da 1,05 miliardi, nel caso in cui il titolo Telecom scivolasse a 0,6 euro, è anche vero che difficilmente Intesa e Mediobanca si metterebbero nei guai da sole creando difficoltà  anche agli altri soci di Telco. Resta che il valore della partecipazione di controllo in Telecom (il 22,4% vale 2 miliardi) è sempre inferiore rispetto ai debiti della finanziaria, ridotti a 2,8 miliardi grazie alla ricapitalizzazione da 600 milioni.


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