Tumori, la diagnosi precoce con i «marcatori genetici»

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MILANO — Una sfida contro il cancro sostenuta da 6 milioni di italiani per un investimento complessivo di 150 milioni. È la ricerca scientifica sviluppata a partire dal 2006 dall’Associazione italiana per la ricerca sul cancro (Airc) con le donazioni del 5 per mille. Di ieri la presentazione dei vincitori selezionati — attraverso un bando — da una commissione di revisori stranieri: i progetti premiati sono quattro, con trecento ricercatori arruolati all’inizio del 2012. In totale nei programmi Airc sono impegnati mille scienziati.
L’obiettivo attuale è la diagnosi precoce: «Può sembrare curioso che con il bando precedente, avviato nel 2010, l’attenzione fosse rivolta alla cura, che concettualmente viene dopo, mentre adesso lo scopo è migliorare la diagnosi — spiega Maria Ines Colnaghi, direttore scientifico di Airc —. Abbiamo, però, seguito le esigenze della ricerca: negli anni scorsi l’oncologia stava già  lavorando su target molecolari che avrebbero potuto dare origine a nuove terapie. Ora, invece, è in fermento il mondo della diagnosi precoce, con i marcatori genetici».
L’impegno finanziario è di 34 milioni di euro, la durata dei progetti è di cinque anni. Così sarà  possibile esaminare i meccanismi che legano i tumori alla coagulazione del sangue per scoprire in anticipo il decorso della malattia, studiare come le cellule più vicine al cancro possono influenzare la sua comparsa, cercare i marcatori che permettono di diagnosticare precocemente il tumore del pancreas e sviluppare nuovi dispositivi tecnologici per identificare in modo agevole l’andamento dei marcatori tumorali. I ricercatori alla guida dei programmi di ricerca sono rispettivamente Anna Falanga degli Ospedali Riuniti di Bergamo, Marco A. Pierotti dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano, Aldo Scarpa dell’Università  degli studi di Verona e Giuseppe Toffoli del Centro di riferimento oncologico di Aviano. «Dieci anni fa ci è cascata addosso una rivoluzione silenziosa, quella della decodifica del genoma umano — dice Pier Paolo Di Fiore, coordinatore della commissione programmatica 5 per mille e docente di Patologia generale all’Università  di Milano —. Fino ad allora abbiamo avuto una visione riduzionistica del cancro: montavamo e smontavamo i pezzi del disegno senza avere il quadro d’insieme. Oggi, invece, abbiamo un approccio olistico e possiamo farci un’idea molto precisa della malattia».
I ricercatori sono al lavoro: la diagnosi precoce attraverso esami del sangue, l’individuazione di geni che definiscono con più precisione l’evoluzione di una malattia, l’applicazione delle nanotecnologie per regolare la somministrazioni di farmaci possono diventare realtà . C’è da sperarlo, almeno.


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