Amnistia, 20mila firme ai Radicali
L’iniziativa non-violenta del Partito Radicale transnazionale e transpartito volta a sensibilizzare l’opinione pubblica e (soprattutto) politica in favore di un’amnistia, è finita ieri sera. «Ma – spiega la deputata eletta nelle liste del Pd, Rita Bernardini – la consideriamo quasi il lancio di una mobilitazione che strutturi, in un certo senso, il movimento che si è creato da tempo attorno a questi temi e che ora deve organizzarsi per ottenere il risultato. Perché non è possibile accettare che il nostro Paese si comporti da delinquente abituale». Prima della mobilitazione, però, era partita anche una lettera rivolta al Presidente della Repubblica, un appello lanciato dal professore Andrea Pugiotto e sottoscritto da 130 costituzionalisti, giuristi e garanti dei detenuti. Chiedono a Giorgio Napolitano di farsi forte dello strumento del messaggio alle Camere per favorire un processo deliberativo in favore dell’amnistia: «Affinché il Parlamento – scrivono i giuristi – eserciti finalmente le proprie prerogative per dare una contestuale risposta, concreta e non più dilazionabile, sia alla crisi della giustizia italiana che al suo più drammatico punto di ricaduta, le carceri». Fu un anno fa, infatti, in occasione del convegno «Giustizia! In nome della Legge e del popolo sovrano» tenuto al Senato, che Napolitano sollevò la «prepotente urgenza» dell’emergenza carceraria, parlando di «una realtà che ci umilia in Europa». Eppure, mentre dalle carceri, in questi giorni, sono arrivate 20.812 lettere di adesione all’iniziativa radicale per l’amnistia e la giustizia, da Napolitano nemmeno un cenno di risposta all’appello dei giuristi. Il vuoto parlamentare Le lettere dal carcere sono state raccolte da Radio carcere , la rubrica di Radio Radicale , e la novità significativa è l’adesione di molti direttori di istituti penitenziari. Anche l’emittente radiofonica, ovviamente, ha partecipato alla mobilitazione ma invece del silenzio ha scelto di inviare in etere ore e ore di quei Requiem che dal 1982 a oggi sono diventati il simbolo stesso della radio, listata a lutto allora per la fame nel mondo e oggi per le vittime di «uno Stato che, tecnicamente, si comporta da criminale recidivo», secondo la definizione di Pannella. Sul sito www.amnistiasubito.it si contano già più di mille adesioni, ma solo una manciata sono quelle di parlamentari (i Pd, Furio Colombo e Roberto Giachetti, Renato Farina del Pdl, e i radicali). Perché, come ha spiegato un paio di giorni fa Anna Finocchiaro, capogruppo Pd in Senato, «in Parlamento non ci sono le condizioni per l’amnistia». «Non ci sono perché lei è la prima che non le crea – ribatte Bernardini – Finocchiaro fa parte di quella categoria di parlamentari e personalità politiche che non fanno nulla per cambiare la situazione, urgentemente, come deve essere fatto quando c’è un reato in corso». E in effetti non passa giorno che qualcuno si aggiunga alla lista di chi comprende la reale portata dell’emergenza giustizia e carcere. Ieri per esempio, dopo il Consiglio provinciale di Potenza e del comune di Latronico, anche la giunta comunale di e Tito (Pz) ha deliberato il proprio sostegno all’appello dei costituzionalisti e all’iniziativa radicale.
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