Barclays, lascia anche il ceo Diamond
LONDRA — Sono arrivate le dimissioni che tutti chiedevano. Quelle dell’amministratore delegato di Barclays, Bob Diamond, che fino a ieri mattina s’era rifiutato fermamente di lasciare pur essendo considerato il principale responsabile dello scandalo del Libor, che sta travolgendo l’istituto. L’annuncio è stato accolto dal plauso del ministro delle Finanze George Osborne ed è stato seguito dalle dimissioni del direttore operativo di Barclays, Jerry del Missier. Ciò che conta per i cittadini inglesi, però, è soprattutto che Osborne abbia chiarito i termini penali dell’inchiesta che sarà istruita sull’intero sistema delle banche, e che vede coinvolte per altre frodi anche Hsbc, Lloyds, di nuovo Barclays e Royal Bank of Scotland.
Si cerca il modo per fare scontare pene detentive a chi ha commesso illeciti. La legge non lo prevede, ma questo è ciò che quattro inglesi su cinque chiedono nei sondaggi degli ultimi giorni. Ieri Osborne ha garantito: «Cambieremo le leggi». Ma già nel pomeriggio Diamond continuava la sua battaglia, chiamando in causa il governo laburista del 2008. Non voleva cedere, lunedì ha lasciato che si dimettesse il presidente Marcus Agius restando al suo posto. Ma governo, opposizione, stampa e cittadini attendevano il gesto dell’uomo che l’anno scorso valeva 20 milioni in dollari, fra stipendio e bonus. Dimissioni «con effetto immediato», riporta il
comunicato con cui lascia uno dei banchieri più discussi della City.
Sarà l’uscente Agius a reggere il suo posto fino all’arrivo di un sostituto. Osborne ha salutato la decisione definendola «primo passo verso una nuova cultura della responsabilità nel sistema bancario britannico, perché abbiamo bisogno di banche forti e serie che facciano il loro lavoro, guidando l’economia ». Diamond nel suo comunicato non si scusa, piuttosto promette battaglia, dicendo che va via perché la «pressione esterna » rischia di danneggiare l’istituto.
«Sono profondamente deluso — ha detto — L’impressione creata dagli eventi annunciati l’altra settimana riguardo a cosa Barclays e i suoi rappresentano non potrebbe essere più lontana dalla realtà ». E sarà pronto certo a ribadirlo oggi, davanti alla Commissione
del Tesoro che sta già indagando sulle manipolazioni del Libor, il tasso di riferimento interbancario, costate la reputazione e una multa di 453 milioni di dollari dalle autorità Usa e britanniche. A conferma delle sue intenzioni, ieri Barclays ha pubblicato sul
sito dettagli della conversazione fra Diamond e il vice governatore della Banca d’Inghilterra Paul Tucker, di ottobre 2008. Una telefonata di cui non c’è registrazione, già esaminata dalle autorità che hanno comminato la multa e che ore potrebbe chiamare in
causa l’allora governo laburista e la Banca d’Inghilterra. I nuovi dettagli sono in una nota di Diamond dell’epoca, in cui riferisce che Tucker chiede come mai la stima del tasso di Barclays sia così alta e gli dice di aver avuto telefonate a riguardo da «alti livelli di Whitehall ». Diamond precisa di non credere che Tucker volesse indicargli di manipolare il Libor e l’equivoco può essere nato nella testa dei suoi sottoposti. Ma Whitehall vuol dire governo, come noto.
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