Con Peà±a Nieto ritorna il dinosauro

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I risultati provvisori delle elezioni messicane di domenica 1 luglio – il conteggio dei voti è ancora in corso – assegnano la prima posizione al Partido Revolucionario Institucional con il 37,80%, seguito dal Partido de la Revolucià³n Democrà¡tica con il 31,94% e, al terzo posto, dal Partido de Accià³n Nacional, attualmente al governo, con il 25,47. Il quarto contendente, il Partido Nueva Alianza, ha ottenuto il 2,33%.
Su 79 milioni di aventi diritto, hanno votato 49 milioni di elettori, con un astensionismo del 37% – alto però minore del previsto.
Il candidato del Pri alla presidenza, Enrique Peà±a Nieto, si è autoproclamato vincitore prima della mezzanotte della domenica, bruciando i tempi istituzionali con una dichiarazione prematura. In questo è stato coadiuvato dal presidente dell’Instituto Federal Electoral (Ife), un arbitro che si è dimostrato cieco di fronte alle numerose irregolarità , e dallo stesso presidente uscente Felipe Calderà³n che si è dichiarato disposto a un tranquillo passaggio di poteri con Peà±a Nieto.
Più prudente e rispettoso dei tempi istituzionali, il candidato delle sinistre, Là³pez Obrador, ha dichiarato che «non è ancora detta l’ultima parola, dobbiamo aspettare lo scrutinio legale. Quando avremo tutti i dati, allora prenderemo una posizione». 
Queste elezioni generali per rinnovare il presidente, le due camere, sei governatori, l’amministrazione della capitale e più di 900 comuni hanno confermato un triste luogo comune: la frode elettorale è ormai una figura stabile fra gli stereotipi messicani, come i cactus, la tequila e i sombreros.
A differenza del 2006, quando i brogli più sfacciati furono commessi nello spoglio delle schede, questa volta la frode veniva da lontano. È cominciata sei anni fa, quando l’impero di Televisa – il più grande conglomerato mediatico dell’America latina con un solo padrone, Emilio Azcarraga Jean, rampollo di una dinastia radiotelevisiva – ha cominciato a costruire l’immagine di un candidato di successo per riportare al potere il Partido Revolucionario Institucional (Pri) dopo due presidenze del Pan, il Partido de Accià³n Nacional dell’estrema destra cattolica. 
Fra il futuro candidato del Pri, Enrique Peà±a Nieto – governatore dello stato di Messico, un fisico da attor giovine con il ciuffo imbrillantinato e una moglie attrice di telenovelas – e Televisa si firmano contratti fin dal 2005 per la realizzazione di una campagna di marketing politico. I contratti, resi pubblici recentemente dal quotidiano britannico The Guardian, non brillano certo per etica e legalità : prevedono l’occupazione di spazi televisivi per fare propaganda dissimulata, la creazione di notizie ad hoc, l’infiltrazione in programmi di intrattenimento con messaggi contrari al candidato della sinistra Andrés Manuel Là³pez Obrador (Amlo). 
La costruzione televisiva dell’immagine è stata così martellante negli ultimi anni che fino a un paio di mesi fa Peà±a Nieto vantava in tutti i sondaggi un vantaggio a due cifre su Amlo, a cui nel 2006 fu scippata la presidenza per uno 0,56% di preferenze rubate. La candidata del Pan era fin dall’inizio fuori concorso: grazie ai disastrosi dodici anni di governo del suo partito era prevedibile il voto di castigo.
È stata l’apparizione del movimento studentesco, che l’11 maggio nell’università  Iberoamericana, un’università  privata di Città  del Messico, ha contestato un comizio di Peà±a Nieto, a cambiare un quadro che sembrava già  predeterminato. 
L’irritazione e il nervosismo del Pri, che si è visto improvvisamente minacciato da un nascente movimento di protesta, hanno fatto reagire gli strateghi del partito con il ricorso alla guerra sporca nella propaganda, un’offensiva calunniosa che aveva già  funzionato sei anni fa. E alla compera del voto con regali, favori e moneta contante, una pratica mai abbandonata nel corso degli anni.
Mentre le autorità  elettorali vantano la giornata di domenica come una delle più riuscite e tranquille, le denunce di irregolarità  continuano ad accumularsi: furto delle urne, aggressioni agli elettori, manipolazioni di schede e verbali si sono presentati con frequenza. Ci vorrà  comunque qualche giorno sia per conoscere l’esito ufficiale e definitivo dello scrutinio e l’entità  delle violazioni alla legge elettorale.
Ma, a giudicare da come si è comportato finora l’Instituto Federal Electoral, senza contare su un arbitro affidabile e imparziale.


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