Da Bangkok al Kenya una Lunga Serie di Episodi Sospetti

by Editore | 19 Luglio 2012 9:03

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Uno scenario dove gli uomini di Kasem Soleimani della Divisione Qods e quelli di Talal Hamieh, capo dell’unità  910 del movimento libanese, hanno saturato le difese dell’intelligence. Le hanno fatte correre ai quattro angoli per poi scegliere il posto più adatto. A gennaio il primo allarme, proprio in Bulgaria, con voci di un probabile attacco. Poi sono emersi in Thailandia dove la polizia ha arrestato un parrucchiere svedese-libanese e un complice. Avevano una montagna di esplosivo artigianale. Nei mesi successivi sono stati gli iraniani a muoversi. Di nuovo a Bangkok con un fallito attentato che ha portato all’arresto di un nucleo inviato dagli ayatollah e in India con una bomba magnetica esplosa sulla vettura di un diplomatico israeliano. Due gruppi collegati da uomini e tipo d’ordigno. Ancora episodi: in Azerbaigian (agisce gang locale) e in Georgia. 
Passano le settimane e per gli 007 arriva un nuovo segnale. Parla dell’attività  di un operativo hezbollah che si è spostato in Sud America con il compito di organizzare un attentato. Tre i Paesi a rischio: Bolivia, Brasile e Colombia. Scattano le contromisure e i terroristi probabilmente rinunciano. Ma si mettono al lavoro nell’altro emisfero. Sono le indagini che lo confermano. A giugno la polizia kenyota blocca due iraniani che hanno ricevuto diversi chili di esplosivo proveniente dall’Iraq. C’è il sospetto che vogliano colpire luoghi frequentati da turisti israeliani. Pericolo scampato seguito da un altro episodio. Questa volta a Cipro. I servizi di sicurezza intercettano a Limassol un libanese con un passaporto svedese (come quello a Bangkok). Nella sua stanza d’albergo scovano annotazioni sui movimenti dei bus che trasportano gli israeliani, così come dati sui voli provenienti da Tel Aviv. Per la polizia farebbe parte dell’Hezbollah.
Il filo rosso — secondo Gerusalemme — porta alla medesima «bolla». Costruita da due maestri dell’intrigo. Talal Hamieh con l’unità  901 e il suo braccio destro Mustafa Badreddine. Poi c’è l’unità  1800 che recluta non solo sciiti o libanesi ma cerca chiunque sia disposto a partecipare a missioni eversive. Conta la determinazione così come se sono in possesso di documenti puliti (meglio se europei). Se non li hanno, i falsari del gruppo li procurano. Alcuni sposano donne occidentali per potersi nascondere meglio e magari ottenere la cittadinanza. L’apparato interagisce con la Divisione Qods, il reparto dei pasdaran al quale Teheran affida le operazioni segrete. In alcuni casi l’operazione deve lasciare la «firma», in altri si cerca di confondere le piste. Per l’antiterrorismo l’offensiva Iran-Hezbollah avrebbe un duplice obiettivo. La vendetta e il tentativo di stabilire un equilibrio del terrore. Teheran risponde all’eliminazione dei suoi scienziati nucleari — attacchi attribuiti al Mossad e alla Cia — mentre il movimento libanese deve far pagare a Israele l’uccisione di Imad Mugniyeh, il fondatore dell’apparato clandestino. Lo hanno liquidato con una bomba nel febbraio 2008. Dove? A Damasco, un altro posto poco tranquillo.

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