Draghi accusa: irregolarità  sui rating Bankitalia, fine recessione nel 2013

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ROMA â€” Troppi incroci e troppe irregolarità  nei rating. Il presidente della Bce, Mario Draghi, accusa: «Vi è un conflitto tra analisti e uffici delle agenzie che producono i rating». Ascoltato dai Pm di Trani quando era ancora governatore della Banca d’Italia, aggiunge: «Va rammentato che le società  che proponevano i prodotti strutturati soggetti a rating erano società  da cui dipendevano quelle stesse agenzie». Nella sua testimonianza, data gennaio 2011 e resa pubblica dal Tg5, spiega anche che, quando aumenta la volatilità  nel prezzo dei titoli ,c’è «un danno sicuro derivante da queste valutazioni». E che a seguito di giudizi negativi «gli investitori non trovano conveniente sottoscrivere titoli di banche e gli stessi titoli di Stato». Secondo Draghi tuttavia la credibilità  di queste agenzie è diminuita dopo le errate valutazioni negli Usa sui cosiddetti mutui subprime, nell’agosto 2007.
Il suo successore a via Nazionale, Ignazio Visco, diffonde le nuove stime sull’Italia economica. In sintesi: quest’anno il Pil scenderà  del 2%. Ma se lo spread si manterrà  intorno a quota 450, già  nel 2013 si comincerà  a intravedere un soffio di ripresa, pur terminando il periodo con una crescita negativa (—0,2%). Secondo la Banca d’Italia la recessione finirà  «all’inizio del 2013». Ma per avere una ripresa solida bisognerà  aspettare il 2014. Saranno essenziali la coesione nella Ue e l’attuazione delle decisioni prese dal Consiglio europeo di fine giugno. E’ un Bollettino a luci ed ombre quello che Visco consegna al premier Mario Monti e al neoministro dell’economia, Vittorio Grilli, durante una colazione di lavoro a palazzo Chigi. Un incontro di cortesia, secondo le fonti ufficiali, niente a che vedere con il neonato «comitato di crisi»; una «presa di contatto» per discutere in anteprima dati e scenari. Nelle 40 pagine del testo c’è anche una tabellina secondo cui, dallo scorso luglio ad oggi, le manovre di finanza pubblica hanno pesato per l’1% sul Pil, gli spread e le difficoltà  di accesso al credito delle imprese per un altro 1%; mezzo punto è dovuto al rallenty economico globale, un altro mezzo all’incertezza delle famiglie.
E dunque, pur se riviste al ribasso, rispetto a gennaio, le proiezioni disegnano un paese che quest’anno è appunto in profondo rosso ma che, con il 2013, comincerà  a risorgere, sempre che lo spread nel frattempo non s’impenni. Ieri, per dire, questo differenziale si è ridotto fino a quota 481, anche grazie ad un’asta spagnola di bonos andata meglio
del previsto. Ma le tensioni restano, appesantite dall’analisi del presidente della Federal Reserve Usa, Ben Bernanke, che teme peggioramenti nella situazione europea: «E’ un rischio significativo ». Sarà  moderata anche la ripresa americana. Le sue parole pesano sulle Borse: Milano perde lo 0,94%.
«L’incertezza è elevata», riconosce la Banca d’Italia, pur immaginando un Pil in ripresa, dopo il grande tonfo. Ed è proprio
questo rimbalzo che segna la fine della recessione, anche se il segno più arriverà  solo nel 2014. Nel frattempo saranno mesi duri. Sale la disoccupazione (11%), aumenta il ricorso alla Cassa integrazione, scendono le retribuzioni reali, flettono i consumi, riaffiorano i segni di una stretta del credito, prosegue la fuga di capitali stranieri (ben 47,1 miliardi in quattro mesi). Ecco un punto delicatissimo, all’attenzione degli osservatori esterni, su cui interviene Maria
Cannata, direttore generale del debito pubblico. Nei suoi calcoli, il collocamento di titoli triennali dello scorso venerdi, ha registrato «una forte domanda dall’estero »: 54% contro il 46% domestico. Spiega: «Di solito non rileviamo i dati sulla composizione della domanda ma ho letto articoli di stampa con ricostruzioni non vere e abbiamo fatto una indagine ». Il tutto, nonostante la nuova
bocciatura di Moody’s.


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