Egitto, la sfida di Morsi ai militari

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GERUSALEMME â€” Con una mossa a sorpresa destinata a riaccendere lo scontro con la giunta militare, il neo presidente egiziano — l’islamista Mohammed Morsi — ha emesso ieri un decreto che annulla la sentenza della Corte Costituzionale che ha sciolto il Parlamento, dominato dagli integralisti islamici, lo scorso 15 giugno mentre si stava votando per le elezioni presidenziali. Nelle motivazioni della sentenza il fatto che oltre un terzo di quei parlamentari era stato eletto illegalmente. Durante quei giorni i deputati
dei Fratelli musulmani e dei partiti salafiti tentarono di rientrare nel palazzo coloniale che ospita l’Assemblea del popolo, proprio dietro Piazza Tahrir, ma senza risultato; da allora è presidiato dai carri armati e ogni accesso è bloccato dai cavalli di frisia. L’annuncio della presidenza ha spinto la Giunta militare guidata dal maresciallo Mohammed Tantawi a convocare una riunione d’emergenza per decidere come affrontare la sfida di Morsi. Nel caos istituzionale in cui si trova l’Egitto non è nemmeno certo se il decreto di Morsi abbia valore legale o meno, la vecchia Costituzione
in vigore sotto il raìs Mubarak è stata annullata lo scorso anno.
«Il presidente Morsi ha emanato un decreto presidenziale che annulla l’ordinanza che ha dissolto l’Assemblea del popolo, e invita la Camera a riunirsi di nuovo e a esercitare le sue prerogative», ha annunciato Yasser Ali, nuovo portavoce
della presidenza, fino alle nuove elezioni parlamentari che si terranno entro 60 giorni dopo l’entrata in vigore della nuova Costituzione, prevista per la fine di quest’anno. La mossa a sorpresa di Morsi certamente aprirà  uno scontro con i generali della Giunta, che hanno formalmente consegnato il potere il 30 giugno dopo
aver trascorso 16 mesi al timone dell’Egitto dopo la cacciata di Mubarak. Ma soltanto dopo aver depotenziato il ruolo del presidente, privandolo di molte prerogative come il Bilancio, la Difesa e la politica estera. In quel frangente la Giunta annunciò che, in assenza del Parlamento, i militari si riprendevano il potere legislativo e il
controllo nel processo di stesura della nuova Carta. Una manovra che fece gridare a molti — anche fra i liberali e i democratici egiziani — al “golpe istituzionale”. Ma Morsi in quei giorni annunciò che avrebbe rispettato quella sentenza — la Corte è l’unica istituzione ancora in piedi nell’Egitto post-Mubarak — ora da presidente sta cercando di sabotarla. La decisione è certamente ispirata dal desiderio di voler affermare la sua autorità  nei confronti dei militari, che sono ancora “de facto” il vero potere in Egitto.
Il nuovo presidente è il primo Capo di Stato dalla caduta della monarchia nel 1952 a non venire
dalle file delle Forze Armate. Ma sfidare una sentenza della Alta Corte potrebbe rivelarsi controproducente, perché dimostrerebbe che non ha rispetto per la magistratura davanti alla quale ha giurato da presidente due settimane fa. Nel nuovo leader egiziano dimostrano piena fiducia gli Stati Uniti. Il presidente Obama ha infatti invitato Morsi negli Usa a settembre. Un segno evidente che gli Stati Uniti hanno cambiato approccio con il movimento islamista, preludio anche a un cambio di marcia con l’Hamas palestinese che della Fratellanza è un satellite?


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