i Governatori? si Affidano alla Psicologia per il Rilancio

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Proprio quando ce ne sarebbe bisogno, gli Stati non hanno i soldi per aiutare le economie che stanno affondando in una velenosa recessione. Ma se ci guardiamo intorno, si scopre una banale verità . Non è vero che i governi senza soldi e le banche centrali con i tassi già  a zero non possano spingere l’economia. Lo possono fare e lo fanno già , in modo semplice, ma sofisticato: prendendosi impegni per il futuro.
Lo fanno prima di tutto i banchieri centrali. Quando Mario Draghi dichiara che «la Bce è pronta a qualunque cosa per salvare l’euro», i mercati brindano. Con le sue parole, Draghi non stampa moneta né crea liquidità , ma rassicura i mercati e offre il bene oggi più scarso: la fiducia. E lo stesso fa il presidente della Fed Bernanke: quando promette che i tassi rimarranno a zero fino al 2014, Bernanke suggerisce alle famiglie e alle imprese americane di indebitarsi a tasso variabile senza paura, perché tanto i tassi di interesse non saliranno per molto tempo. Tutti e due i banchieri centrali danno una mano all’economia, usando la psicologia. Con le parole, senza stampare un solo dollaro o euro in più.
Così a volte fanno anche i governi. Quando a casa nostra, nel mezzo di un periodo che prevede tagli di spesa e aumenti di imposte, Mario Monti rinvia al 2013 ma non cancella il temuto aumento dell’Iva, sta suggerendo una cosa agli italiani. Suggerisce che, nonostante la crisi, chi vuole cambiare l’automobile o acquistare un nuovo trapano è meglio che lo faccia oggi, in modo da evitare di pagare l’Iva più alta di domani. Ci piaccia o no, queste sono le politiche keynesiane fattibili del dopo Lehman negli anni Duemila. Il trucco funziona fino a che le promesse possono essere mantenute o almeno rinnovate in modo credibile. È una strada stretta ma è l’unica da intraprendere senza rischiare di pregiudicare il futuro con avventure fiscali simili a quelle del passato, per le quali i contribuenti di oggi stanno già  pagando un conto molto salato.


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