Il mistero di James il timido aveva imbottito la casa di bombe

by Editore | 22 Luglio 2012 16:17

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   AURORA (DENVER)  â€” Il ragazzo che ha fatto una strage vestito come il cattivo di Batman dimostra «notevoli capacità  intellettuali e personali » che testimoniano il suo «eccezionale potenziale». Con questa motivazione James Eagan Holmes — sempre primo tra i primi, «sempre al top del top», come ricorda l’ex professore Timothy P. White — aveva vinto la borsa di studio post laurea che l’aveva portato da Riverside, California, all’Università  del Colorado, dove doveva specializzarsi nelle sue amate neuroscienze. Campo difficilissimo: minato come la casa alla periferia di Aurora, Colorado, che finalmente potrà  rivelare tutti i suoi tragici segreti, ora che con l’aiuto degli artificieri dell’Fbi — e soprattutto di un robot — la polizia è riuscita a far detonare i primi, più pericolosi esplosivi che il massacratore folle aveva attivato «per uccidere chiunque fosse entrato» dice ora il capo della polizia Dan Oates. Una strage dopo la strage.
Come ha potuto questo ragazzo
timido, nipote di un eroe della Seconda guerra mondiale, il colonnello Robert Sr. M. Holmes, figlio del manager di una compagnia di software, Robert Jr, e di un’infermiera amatissima nella sua San Diego, Arlene, a trasformarsi nel mostro che alla polizia dice di essere il Joker? Come ha potuto questo studente «tranquillo», che nella foto tessera dell’Università  sembra arrivare addirittura da un’altra epoca, i capelli attillati e la cravatta, trasformarsi nel ragazzo allucinato delle foto che spuntano su Adult Friend Finder, un sito per adulti, i capelli rossi come nei fumetti e alle orecchie le cuffie da patito di technomusic?
Proprio la musica a palla aveva lasciato acceso nel suo appartamento, mentre faceva sulla sua Hyundai — piena di armi acquistate legalmente, come le 6mila munizioni comprate su Internet — le quattro miglia che dalla casetta a due passi dal Medical Center dell’Università , dove lavorava fino a due mesi fa (e dove la polizia ha temuto che avesse addirittura rubato del materiale per trasformarlo in armi chimiche
ed esplosivi) , lo separavano dalla multisala Century 16 e da quel maledetto “Batman”. Una vicina è andata suonargli per dirgli di spegnere: ma quando s’è accorta che dentro non c’era nessuno ha pensato bene di tornarsene giù. Fosse entrata sarebbe stato un altro massacro: lì dentro c’era abbastanza esplosivo da far esplodere l’intera palazzina. Ma se il Joker voleva davvero la strage dopo la strage, perché ha confessato allora la trappola alla polizia?
Alla prigione di Arapohe è arrivato con ancora il vestito rosso sotto il
«mantellone» nero che aveva ricoperto di giubbotto antiproiettili e divisa anti sommossa: pronto alla guerra. L’hanno messo in isolamento dopo avergli dato il solito pappone con la salsiccia. È guardato a vista perché a rischio suicidio ma anche perché — dice al
Daily News
un detenuto appena uscito, Dima Dilov — «se finisce nelle nostre mani, lì dentro, non arriva vivo all’appuntamento col giudice di lunedì mattina ». I compagni di cella, e non solo loro qui ad Aurora, lo vorrebbero subito all’inferno. Dodici morti e 58 feriti
è il bilancio più alto nella storia di questi massacri, di cui pure l’America è maledettamente generosa. Che cosa è scattato nella testa di questo ragazzo «abituato a studiare il nostro comportamento» — ricorda sempre il professor White al
Desert Sun
— per trasformarlo in un mostro criminale? Non un amico conosciuto. Tantomeno una ragazza.
Neppure una pagina
Facebook
o
Twitter
oggi tanto di moda: purtroppo anche tra i giovani stragisti. I compagni di un tempo che ricordano quando per dedicarsi allo studio
si ritirò perfino dalla squadra di pallone. E poi lo studio che invece qui ad Aurora si è rivelato un disastro, spingendolo a meditare la strage negli ultimi due mesi, da quando cioè volevano cacciarlo dall’Università . Sì, forse è proprio nella casa che voleva fare saltare con almeno 60 bombe che si nasconde l’ultimo segreto di quel ragazzo dal «potenziale eccezionale»: come questo massacro inconcepibile perfino per un fumetto.

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