La fondazione della Luce

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Da quel momento per Franco si sono aperte le porte dell’ospedale psichiatrico giudiziario di Barcellona, in provincia di Messina, uno dei sei istituti in Italia in cui vengono reclusi gli infermi psichici che hanno commesso un reato. Gli Opg sono luoghi di vite a perdere, dove la detenzione può essere prorogata sino a trasformarsi in un “ergastolo bianco” se, scontata la pena, non si presenta la possibilità  di percorsi alternativi di assistenza. «Anche Franco rischiava di rimanere rinchiuso ancora a lungo – spiega Gaspare Motta, psichiatra dell’Asp di Messina – oggi invece è libero e vive in una comunità  casa-famiglia». Franco è uno dei sessanta ex internati restituiti alla vita dal progetto Luce e Libertà  promosso dalla Fondazione di Comunità  di Messina e finanziato dalla Cassa delle Ammende del ministero della Giustizia. Un progetto di reinserimento in società  che si rivolge soprattutto ai reclusi in regime di proroga. «Li accompagniamo attraverso un percorso personalizzato – precisa Motta, che è anche uno dei coordinatori del progetto tentando di ricostruire con loro una rete di relazioni sociali e affettive, la possibilità  di lavorare e di avere una casa. In una parola: la libertà  di poter scegliere». La Fondazione di Comunità  di Messina, presentata venerdì scorso a Roma e promotrice del progetto, è presieduta da un uomo singolare. Un fisico teorico con il pallino del sociale, da sempre abile nel coniugare amore per la scienza e impegno civile. Si chiama Gaetano Giunta. Dopo le stragi del ’92-93, durante la primavera siciliana, è stato anche assessore alle politiche sociali e giovanili del comune di Messina sotto la guida dell’allora sindaco-magistrato Franco Provvidenti. «Quell’esperienza mi ha segnato per sempre – racconta -. Dopo gli anni in assessorato ho lasciato la fisica teorica e mi sono dedicato alla ricerca di modelli matematici per economisti. Volevamo tradurre il movimento in un’azione duratura e strutturata sul territorio, ma per farlo avevamo bisogno di capire quali leggi regolano l’economia». Con questo obiettivo Giunta e il suo gruppo hanno fondato nel 1998 Ecosmed, un centro di ricerca dedicato allo studio di forme di economia “altra”. Una prima cellula della realtà  che dieci anni dopo confluirà  nella Fondazione di Comunità  di Messina. Al suo interno è stato sperimentato per la prima volta il modello di sviluppo che rappresenta la cifra dell’intero programma di interventi: la sovrapposizione di competenze professionali d’eccellenza al lavoro di cooperative sociali e di imprenditoria giovanile, in un mix capace di generare ricchezza e quindi di includere e sostenere situazioni di disagio, svincolandole dall’intermittente sostegno pubblico. «Abbiamo messo in campo le nostre capacità  per provare che è possibile un welfare improntato alla sostenibilità  ambientale e alla coesione sociale – continua il padre della Fondazione – e lo abbiamo fatto in un territorio segnato invece da una forte sperequazione della ricchezza e dalla presenza del crimine organizzato». Il know how e il management di alto livello servono anche a favorire le relazioni internazionali: un patrimonio indispensabile per superare il gap che grava sulle avventure imprenditoriali del sud Italia. Il gruppo che fa capo a Giunta ha inaugurato la propria opera riqualificando luoghi disastrati. Se oggi la punta nord della Sicilia è un paradiso accessibile a tutti è anche grazie alla loro determinazione. «La spiaggia di Capo Peloro e il vicino complesso monumentale giacevano in stato di completo abbandono. Erano deposito illegale di rifiuti e rifugio per gli spacciatori. Oggi invece ospitano una riserva naturale e un polo scientifico-letterario aperto a tutti». Giuseppina Sindoni è un architetto designer che collabora con le attività  di Ecosmed sin dai suoi esordi, è stata lei a progettare gli spazi che adesso ospitano altri due cluster del progetto: il parco letterario Horcynus Horca e il centro di ricerca sulle tecnologie ambientali marine. Parla del suo lavoro al fianco di Giunta come di un’esperienza totalizzante, che l’ha costretta a continue e fruttuose contaminazioni. La sua abilità  è al servizio delle cooperative sociali che producono oggettistica e arredo urbano, ma è stata fondamentale anche per il restauro e la rifunzionalizzazione di luoghi dismessi come Forte Pedrazza, un sito militare utilizzato come contraerea durante la seconda guerra mondiale, poi abbandonato e occupato abusivamente dalla mafia che ne aveva fatto un rifugio per latitanti, e oggi diventato sede delle cooperative che fanno capo alla Fondazione. Un motore di cultura e sviluppo economico frequentato assiduamente anche da giovani del posto, che usufruiscono delle sue sale prova musicali. Oltre alla ricerca scientifica e all’inserimento lavorativo, c’è stata anche la lotta alle mafie tra i primi ambiti di intervento del centro Ecosmed. Un passo fondamentale per ogni progetto che voglia contaminare positivamente un territorio difficile come la Sicilia. È nata così la fondazione antiracket e antiusura Don Pino Puglisi e la decisione di accettare tra i propri partner lavorativi solo le ditte emancipate dal pagamento del pizzo. Da quel lontano 1998 è stato un crescendo di attività  e progetti, un moltiplicarsi di realtà  produttive capaci, attualmente, di impiegare oltre duecento persone e collaborare con altre mille ancora, sommando professionalità  di ogni tipo: dallo psicologo agli assistenti sociali (pochi), a fisici, ingegneri, artigiani, fino agli ex internati degli ospedali penitenziari. Da l’anno scorso il lavoro pionieristico generato a partire da Ecosmed è confluito nella neonata Fondazione di Comunità  di Messina, costituita con l’importante partecipazione di Fondazione Con Il Sud (che ha contribuito al 50 per cento della creazione del suo fondo di dotazione) e la partnership di Caritas Italia. La Fondazione, che è riconosciuta dall’Ocse, dall’Unops e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità  come uno dei più interessanti casi al mondo di sperimentazione di modelli di welfare e sviluppo locale, sin da quando si è costituita ha deciso di gettare il cuore oltre l’ostacolo per avviare un nuovo, importante, progetto. Ha investito il proprio fondo nella creazione di un parco diffuso di energie rinnovabili. I pannelli sono stati installati su serre, edifici privati, cooperative, parrocchie, centri sociali e istituzioni. L’elettricità  che se ne ricava è donata gratuitamente alla comunità  mentre il guadagno del conto energia viene utilizzato per finanziare nuovi interventi. Da Luce e Libertà  alla realizzazione di laboratori multimediali destinati ai ragazzi. Ma anche iniziative culturali e di sostegno alle famiglie in difficoltà . Per concludere il viaggio chiediamo a Giunta cosa lo spinga a fare tutto questo: «Quello che faccio nasce come atto d’amore verso la mia terra e la Costituzione italiana – ci risponde – che secondo i padri costituenti doveva ergersi a baluardo dei diritti paritetici di libertà , dignità  delle persone e uguaglianza. Purtroppo invece tali principi sono stati messi in competizione e all’uguaglianza sono state lasciate le briciole avanzate dalla libertà  economica. Noi, nel nostro piccolo, abbiamo provato a ricomporli».


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