La lunga tela di Monti per vincere le resistenze di Berlino e alleati

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BRUXELLES — Le resistenze di Olanda e Finlandia sembrano cadute. Il meccanismo di stabilizzazione degli spread è ormai un dato acquisito, ieri sera era direttamente il premier Mario Monti, nel corso dell’Eurogruppo, a discutere con i colleghi del mandato di «agente» della Bce, delle modalità  degli eventuali acquisti dei titoli pubblici dei Paesi che ne dovessero fare richiesta, di dettagli tecnici che nel suo staff vengono ormai considerati in discesa.
Monti è tornato ieri a Bruxelles in qualità  di ministro dell’Economia, per seguire da vicino questo come altri dossier. Il caso tormentato della Spagna, che per Roma ha riflessi eventuali e maggiori di altri Paesi; il meccanismo anti-spread per cui si è battuto all’ultimo Consiglio europeo; la tempistica dell’introduzione di una concreta sorveglianza bancaria unica: i tedeschi non hanno fretta, Parigi e Roma, come Madrid, sì. Ieri sera, sulla vigilanza bancaria europea, il capo del governo ha chiesto che già  a settembre, o comunque subito dopo l’estate, si arrivi alla definizione di una proposta operativa, da parte della Commissione.
Prima dell’inizio dell’Eurogruppo il presidente del Consiglio ha avuto incontri con il commissario Ue agli Affari monetari, Olli Rehn (da cui ha ricevuto «forte apprezzamento» per le misure di spending review; apprezzamento espresso ieri anche da Mario Draghi) e con il presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker.
La fretta che sia Monti che il governo francese stanno chiedendo in sede comunitaria riguarda tutte le decisioni dell’ultimo Consiglio: troppi dossier sono di fatto rimasti aperti; un altro Eurogruppo, il 20 luglio, e forse un altro vertice dei capi di Stato e di governo, previsto entro fine mese (si parla del 25), dovranno affrontare nodi politici che sembravano chiusi e che invece sono ancora lontani da una soluzione. In primo luogo le modalità  di ricapitalizzazione delle banche spagnole: ieri a Bruxelles si ascoltavano le resistenze dei Paesi nordici, compresa la Germania, sulla possibilità  di attuare subito le decisioni del Consiglio europeo di fine giugno. L’obiezione, condivisa da Berlino: niente aiuti diretti alle banche iberiche sino a quando non sarà  operativa una vigilanza comune sulle banche europee. E’ un problema che rischia di riacutizzare e non poco le tensioni sul debito sovrano di Madrid, e di riflesso su quello italiano. Ecco spiegato perché ieri il premier si è speso il più possibile per far sì che le decisioni dell’ultimo vertice europeo siano operative «prima della fine dell’anno», al contrario di quanto invece sostiene il governo tedesco.
Due giorni fa, ad Aix en Provence, ad un convegno economico, parlando del futuro dell’Unione Europea, il capo del governo aveva osservato che spesso la Ue «non è all’altezza delle aspettative» che arrivano sia dai mercati che da altri contesti geopolitici, dall’Asia agli Stati Uniti. Aveva aggiunto, pensando ai tanti dossier aperti sul tavolo dei lavori di Bruxelles, che «perdiamo troppo tempo a discutere delle cose che ci dividono, invece di dare un’immagine, e cercare di avere, una governance più unitaria». In sintesi, aveva concluso: molti politici europei pensano «con una logica di breve periodo», un rischio ravvisabile anche dalle parti di Berlino, aveva sottolineato. Anche per questi motivi, con la sua presenza, ieri notte, Monti ha chiesto ai partner dell’Eurogruppo più coraggio e maggiore velocità  nella definizione operativa delle misure decise nell’ultimo vertice dei capi di Stato.


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