Monti: «Non si tira a campare» Palazzo Chigi stringe sui tempi

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ROMA — Il modello sarà  la riforma delle pensioni. Le trattative recenti sul mercato del lavoro, la ricerca di un equilibrio a tutti i costi, «ecco, queste cose scordatevele», dicono a Palazzo Chigi. A chi si lamenta, ai sindacati che minacciano sciopero, ai partiti che avanzano altolà , sembra che Monti sia intenzionato ad opporre una solo argomento: «L’unica alternativa è aumentare l’Iva e non credo si possa».
È il clima che si respira nel governo, fra una riunione di ministri e di tecnici, con un lavoro seguito in presa diretta dal presidente del Consiglio. Dopo le giornate dei negoziati europei, di preparazione del Consiglio di Bruxelles, quella di ieri è stata la prima giornata dopo settimane interamente dedicata alla politica interna, e in particolare ai tagli della cosiddetta spending review.
Sembra che Monti, così riferiscono nel governo, sia rimasto «amareggiato» per l’atteggiamento e le resistenze di alcuni colleghi: ieri mattina nei gabinetti di molti dicasteri di spesa ci si preparava in modo agguerrito ad affrontare il premier e con lui il coordinatore dell’operazione Piero Giarda, il commissario Enrico Bondi, il viceministro Vittorio Grilli che con la Ragioneria dello Stato rielabora le conseguenze strutturali di ogni singolo taglio.
Di certo è rimasto stupito dalle resistenze di alcuni, «come se non fossimo tutti nello stesso governo e non remassimo tutti verso lo stesso obiettivo», fa notare chi ha lavorato a fianco del premier. Non si fanno nomi e non si danno dettagli, ma i problemi sono sotto gli occhi di tutti.
In questa cornice il messaggio lanciato ieri dallo stesso Monti, alla presentazione del nuovo libro del ministro Riccardi, può valere per i partiti e le parti sociali, per gli italiani in generale e persino per i membri dell’esecutivo: «L’unica cosa peggiore della paura è la speranza infondata o illusoria. Se per decenni si indulge ad assecondare un superficiale “tiriamo a campare” oppure si indulge nell’iniettare nei cittadini la sensazione che tanto il Paese può non affrontare problemi seri che le altre nazioni affrontano, forse deve venire il momento in cui, anche a scapito di una temporanea perdita di speranza, bisogna affrontare i problemi seri». Ha aggiunto subito dopo: «E ogni riferimento a realtà  a noi vicine è puramente casuale».
Affrontare i problemi forse significherà , fanno sapere nel suo staff, sdoppiare in due fasi l’operazione di tagli alla spesa pubblica: un primo decreto potrebbe arrivare venerdì prossimo, un altro provvedimento verrebbe varato qualche giorno più in là . Le resistenze dei partiti, i distinguo del Pdl (che in modo riservato avrebbe fatto sapere che darà  disco verde, a patto che subito dopo si aggredisca il debito), gli avvertimenti lanciati dal Pd, vengono giudicate in linea con le previsioni. Ma l’intenzione è quella di procedere a passo spedito, di certo «senza concertare, ma anche senza consultare, almeno più di tanto», si rimarca.
Con questo metodo Monti si prepara ad affrontare, da oggi, parti sociali ed enti locali. Di un’ansia di agire c’era traccia ieri in altre parole del premier. Il ministro Riccardi è stato fra i fondatori della comunità  di Sant’Egidio: «Ecco — ha detto ieri Monti — vorrei che come Sant’Egidio anche il governo fosse capace di dare speranza alla comunità  nazionale, incoraggiandola a guardare un po’ più lontano». 
Poi ha aggiunto un altro concetto: «C’è un accorciamento della pazienza, e la sensazione che paghi solo ciò che dà  effetti immediati. Un fenomeno che riguarda l’Europa ma anche gli Stati Uniti», dove «si è portati a dire che la politica non è in grado di dare risultati mentre un sistema come quello cinese è in grado di produrli». Invece occorre evitare che «i cittadini diventino scettici sulla democrazia, la paura che deve avere la politica è di dare l’impressione che la democrazia non in grado di dare risultati».


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