Monti: tagli mirati, non tocchiamo i servizi

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ROMA â€” Il governo ha deciso di «scartare la via più semplice dei tagli lineari per accingersi a quella più complessa, ma strutturalmente più proficua, dell’analisi della struttura della spesa». È passata l’una del mattino quando, dopo sette ore di Consiglio dei ministri, Monti — il volto stanco di chi ha dovuto combattere — può infine presentare in conferenza stampa la sua creatura più attesa: il (secondo) decreto sulla spending review. Ci tiene subito a precisare che non si è trattato di «tagli lineari » e che tutti i ministri, contrariamente a quello che è filtrato dalla lunga riunione, «hanno dato prova di un grandissimo senso di responsabilità ».
«La logica che ha ispirato l’intervento » — spiega quasi a voler anticipare le critiche di regioni, partiti e sindacati —
«è stata quella di aumento della produttività  della pubblica amministrazione, senza intaccare il livello dei servizi ». Una dichiarazione che andrà  verificata visto la grandezza della correzione in termini di cassa. È lo stesso Monti a dare le cifre: «Il risparmio sarà  di 4,5 miliardi per il 2012, 10,5 miliardi nel 2013 e 11 nel 2014». Ventisei miliardi in due anni e mezzo. Tagli che si vanno a sommare a quelli già  pesantissimi decisi da Tremonti e Berlusconi. Ma intanto, rivendica il premier, «sarà  possibile evitare l’aumento due punti percentuali dell’Iva che sarebbe scattato dal primo ottobre». Una sospensione che «vale per il 2012 e l’intero primo semestre del 2013». Poi si vedrà . Inoltre «sarà  possibile estendere la clausola salvaguardia» ad altri 55 mila esodati,
«anche se maturano i requisiti successivamente al 31 dicembre 2011». Sempre per gli esodati il governo ha trovato 1,2 miliardi per il 2014. Monti, tra i meriti della manovra, cita i fondi per il terremoto in Emilia-Romagna: oltre ai 500 milioni già  stanziati ecco spuntare, grazie alla spending review, un miliardo per il 2013 e un altro miliardo per il 2014. Domani il decreto sarà  pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. E «nelle prossime settimane» ne arriverà  un terzo, «che riguarderà  le agevolazioni fiscali, la revisione strutturale della spesa e i contributi pubblici sulla base delle analisi effettuate da Amato e Giavazzi».
Insomma, se all’inizio dell’esperienza di governo — «presi dall’urgenza e proprio per evitare i tagli lineari» — il premier riconosce di aver agito soprattutto
aumentando le tasse, ora la musica è cambiata: «Questa impostazione ha richiesto diversi mesi in più ma porta a risultati più soddisfacenti».
Spetta al viceministro Grilli entrare nel dettaglio della manovra. D’ora in poi ci saranno «solo acquisti di beni e servizi centralizzati per tutta la pubblica amministrazione» da parte della Consip, «con pena di nullità  per gli acquisti effettuati con altri canali». La scure colpisce i dipendenti pubblici: «La riduzione delle piante organiche sarà  del 20% per la dirigenze e del 10% per gli altri livelli». Dimezzate le province «entro fine anno», dimezzate le auto blu, abolita la pratica delle (finte) consulenze per i dipendenti che vanno in pensione.


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Occuparsi di rappresentanza sociale specie in tempi di tagli e sacrifici è un lavoro che merita rispetto. E quindi è più che legittimo che Cgil-Cisl-Uil si battano per modificare il decreto Monti e che a questo fine abbiano convocato uno sciopero generale. Del resto le società  totalmente disintermediate esistono solo in alcuni (desueti) manuali delle business school e quindi è utile/fisiologico che le amministrazioni si confrontino con le parti sociali nelle modalità  che via via i tempi e le materie suggeriscono.

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