Rajoy potrà  chiedere soccorso anche sui bond

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Quello che il governo di Madrid ha nascosto sul salvataggio spagnolo, lo hanno rivelato il Parlamento di Berlino, l’Olanda e il ministro delle Finanze finlandese. Forse è solo che i tempi non sono più gli stessi. Come nella diplomazia europea di prima della Grande Guerra, l’accordo sulle banche iberiche è disseminato di clausole riservate o semplicemente omesse. A differenza dell’Europa di inizio ‘900, però, quella di oggi è un sistema così complesso che qualcuno ha sempre interesse a far sapere ciò che altri preferiscono nascondere.
Il risultato è un percorso a ostacoli, in cui i cittadini non capiscono più perché certe cose avvengono sulla loro pelle. Tutti in Spagna per esempio sono stati presi di sorpresa quando, una settimana fa, il governo di Mariano Rajoy ha deciso le misure che aveva sempre promesso di evitare: un aumento di due punti dell’Iva, il taglio delle tredicesime degli statali, la soppressione di certe deduzioni sulle spese essenziali delle famiglie. Gli spagnoli, indignati, sono scesi in piazza. A loro non era stato spiegato che questa nuova stretta di bilancio fa parte di ciò che il governo di Mariano Rajoy ha sottoscritto nel memorandum d’intesa in cambio di aiuti fino a cento miliardi di euro. Lo si è capito solo quando il ministero delle Finanze dell’Aia — non di Madrid — ha pubblicato il memorandum spagnolo sul suo sito: troppi olandesi sono ostili all’operazione iberica, il governo è sotto pressione perché faccia chiarezza. L’Aia ha anche reso nota l’«analisi di idoneità » sulla Spagna, dove si legge che il governo rischia di non poter rimborsare l’aiuto se i tassi sul suo debito non scenderanno. Poi il ministro delle Finanze di Helsinki, Jutta Urpilainen, ha fatto sapere che aveva strappato «garanzie» ai colleghi iberici. 
Lo stesso corto circuito si è riprodotto ieri, quando il Bundestag ha votato gli aiuti. Perché i deputati e gli elettori sapessero tutto, la Camera bassa di Berlino ha pubblicato l’«accordo-quadro» di assistenza finanziaria. Vi compaiono clausole di cui nessuno aveva detto nulla. La più sorprendente prevede che la Spagna possa chiedere che parte dei 100 miliardi promessile vengano usati per comprare titoli di Stato, alle aste o sul mercato. È la clausola che apre le porte un salvataggio dello Stato, ormai a un passo. Se accadesse, l’Italia resterebbe il solo Paese in difficoltà  nell’area euro a non avere accesso ad alcun sostegno. Ma l’esperienza spagnola insegna che una svolta del genere non sarebbe priva di trappole (non a lungo) «segrete».


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