Riforma lavoro, blitz di Pd e Pdl “Vecchi ammortizzatori fino al 2014”

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ROMA – Aspi e aumento dei contributi a carico di precari e partite Iva. Entrambe le novità  previste dalla nuova legge sul lavoro, la 92, potrebbero slittare di un anno. È quanto prevede l’emendamento alla riforma, depositato ieri in modo congiunto alla Camera da Pd, Pdl, Fli, Udc e Pt (Popolo e territorio). 
Si tratta di un unico articolo (il 46 bis), scandito in 10 punti, che recepisce le richieste di sindacati e Confindustria, inserite nella lettera inviata la scorsa settimana al Parlamento e al ministro Fornero. E vi aggiunge altre proposte, frutto di accordo politico. Il veicolo prescelto è il decreto Sviluppo, ora all’esame di Montecitorio, ma non si esclude che le modifiche possano essere agganciate alla spending review, approdata però in Senato. 
In dettaglio, le quattro proposte “politiche” – tradotte in norme dai relatori del dl lavoro, Cazzola (Pdl) e Damiano (Pd) – riguardano il rinvio al 2014 dell’entrata in vigore del nuovo ammortizzatore sociale (Aspi) e dell’aumento al 28% (fino al 33% nel 2019) dell’aliquota contributiva a carico dei lavoratori iscritti alla gestione separata. L’estensione anche a questi ultimi della tutela garantita dal codice civile nei casi in cui il committente non versa i contributi (lo fa l’Inps). E l’estensione a 2 anni (da uno) dei termini per decidere se una partita Iva è vera o no: è finta se la monocommittenza dura più di 8 mesi in un biennio, è vera se il guadagno nei 2 anni supera i 18 mila euro. 
Recepite, poi, le sei richieste delle parti sociali. Termini ridotti tra un contratto a termine e l’altro applicati anche agli stagionali e in ogni altro caso previsto dai contratti collettivi. Estensione a tutti i settori produttivi della somministrazione a tempo indeterminato di apprendisti. Mantenimento del cumulo di cassa integrazione e voucher da lavoro occasionale (con un tetto di 3 mila euro annui). Ripristino della cig straordinaria per le aziende ammesse a procedure concorsuali, se sussistono prospettive di ripresa (ma lo strumento, se la norma rimane così, muore nel 2016). Esclusione dei contratti a termine fino a 6 mesi nel conteggio dell’organico che fa scattare l’obbligo di assunzione degli invalidi. Facilitazione del trasferimento d’azienda o di rami in caso di fallimento. 
Per Cesare Damiano (Pd) «è un buon accordo che recepisce l’impegno autorevole a cambiare la riforma del lavoro preso dal presidente del Consiglio in Parlamento». Ma ora «ci auguriamo che il governo non ponga ostacoli e che inserisca le modifiche nel dl sviluppo».


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