Romney snobba Sarah Palin esplode la rabbia dei Tea Party

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NEW YORK â€” Mitt Romney non sa ancora quale vice prendere ma sa benissimo quale (ex) vice evitare: Sarah Palin. Incredibile ma vero: l’ex numero due di John McCain, la donna che sognava la Casa Bianca e due anni fa ha trascinato i repubblicani alla riconquista del Congresso, la paladina dei Tea Party che probabilmente decideranno le elezioni di novembre, non è stata neppure invitata alla convention di Tampa che a fine agosto incoronerà  lo sfidante di Barack Obama. Possibile?
«Che volete che vi dica» sbotta la signora con Newsweek: «Sono sicura di non essere l’unica a pagare le conseguenze per aver detto che entrambi i partiti stanno spendendo troppo, ci stanno portando sulla strada della bancarotta e difendono il capitalismo dei soliti amiconi». No che non sarà  l’unica: però di Sarah Palin, deo gratias, ce n’è una. E se i repubblicani rinunciano alla spinta propulsiva dell’unica vera trascinatrice di masse, davvero il miliardario di ghiaccio riuscirà  a battere il presidente nero?
La bomba-Palin scoppia per Romney nel momento peggiore della campagna elettorale che si sta appena scaldando. Non è solo Obama che lo attacca sul conflitto d’interessi. Il miliardario dice di aver abbandonato la guida della sua società  Bain prima di entrare in politica nel 1999: invece si scopre che ha continuato a guazzarci fino al 2002. Adesso è addirittura
Forbes, che è la bibbia dei capitalisti e non certo il magazine di Occupy Wall Street, a sfidarlo con 35 domande: dica la verità  sulle sue ricchezze e sulle sue tasse.
Gli spot di Barack incalzano: la sua Bain ha distrutto posti di lavoro in America portandoli invece all’estero, il candidato ha conti offshore dalla Svizzera alle Cayman, non ha mai rivelato i pagamenti delle tasse degli ultimi anni. Ma un conto è se accusarlo sono i democratici: quando il nemico è in casa la situazione diventa un tantino più imbarazzante. «Romney dice di aver creato 100mila posti di lavoro con la sua Bain» ha urlato Miss Palin in tv «ma la gente vuole sapere: che prova c’è? E li ha creati qui o all’estero? E perché ha tenuto nascosta per così tanto tempo la dichiarazione dei redditi?».
Sarah in verità  non ha mai nascosto la sua disistima per Mitt. Nei mesi scorsi aveva tifato per la nomination di Newt Gingrich, considerato più “conservatore”: Romney è pur sempre l’ex governatore di uno stato liberal come il Massachusettes, Romney è quello che lì ha lanciato la riforma sanitaria che poi ispirò quella odiatissima di Obama, Romney non è mai stato un antiabortista di ferro. Ma neppure adesso che la nomination di Mitt è segnata sembra volersi arrendere. Gli osservatori più smaliziati dicono che alla fine un compromesso dovranno trovarlo. La pace potrebbe essere siglata proprio con la nomina del vice. Sarah ha già  applaudito all’ipotesi (improbabile) Condi Rice. Ma ancora meglio sarebbe la scelta di un idolo dei suoi Tea Party: da Marco Rubio a Rand Paul. Sì, proprio il figlio di quel Ron che alla convention ha annunciato che ne farà  vedere delle belle: magari facendo rientrare dalla finestra la signora messa alla porta da Mitt.


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