Business as usual nel ventre dell’Ilva

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Non è stata una visita rituale perché per la prima volta i carabinieri del Nucleo operativo ecologico (Noe) di Lecce hanno accompagnato i tre custodi giudiziari nominati dalla magistratura di Taranto nel cuore dello stabilimento Ilva, di notte. Dalla mezzanotte alle quattro di sabato mattina. Visita a sorpresa perché i militari non avevano in precedenza fornito ai responsabili dell’acciaieria un calendario dei sopralluoghi. Si sa che i controlli sono necessari perché i custodi possano consegnare la loro relazione settimanale alla gip Todisco, dunque altri ce n’erano stati nei giorni scorsi e altri ancora ci saranno. Sono «previsti ma non programmati», spiega il comandante del Noe, il maggiore Nicola Candido, perché l’Ilva non ha ottenuto di essere preavvertita. Evidentemente l’azienda non offre ancora la piena garanzia di voler collaborare con i magistrati. E infatti la situazione davanti alla quale si sono trovati gli ispettori l’altra notte è diversa da quella annunciata in conferenza stampa dal presidente dell’Ilva Ferrante venerdì pomeriggio, dopo l’incontro con i ministri: «Stiamo producendo al minimo». Risulta al contrario che l’ispezione notturna, condotta sia scaricando i dati dai software di gestione, sia visivamente nei reparti acciaieria 1 e 2, abbia confermato quello che il manifesto aveva raccolto (e pubblicato ieri) dalla testimonianza di diversi operai: l’Ilva continua a produrre a pieno regime. Se non straordinari, i livelli di produzione sarebbero almeno ordinari, anche perché l’azienda ha diverse commesse da rispettare. Ma se è evidente che gli altoforni non possono essere spenti – in ogni caso non in poche ore – è anche vero che l’ordinanza della gip Todisco ha stabilito che il sequestro «non prevede alcuna facoltà  d’uso degli impianti a fini produttivi». L’ordinanza è pienamente valida, visto che sul ricorso presentato da Ferrante per conto dell’Ilva il riesame si esprimerà  a metà  settembre: i difensori infatti non hanno chiesto l’urgenza. Che il ritmo di produzione, dal quale dipendono le emissioni pericolose per i lavoratori e per i cittadini di Taranto, non sia stato abbassato è stato possibile verificarlo abbastanza facilmente. È vero, come spiegano dal Noe, che alcuni dati avranno bisogno di studio e che solo da domani i custodi potranno avere a disposizione tutto quello che è necessario per preparare la prima relazione. Ma questo sarebbe imputabile solo a qualche problema tecnico nel trasmettere i dati dall’azienda a chi ha effettuato l’ispezione. Anche qui la realtà  si dimostra distante dalle promesse del prefetto Ferrante, che sempre venerdì aveva detto che non avrebbe ammesso «opacità  nei rapporti con le autorità ». L’altra notte, durante l’ispezione, i colloqui con i responsabili dei turni e i capi reparto non sarebbero stati facilissimi, come se l’annunciata volontà  di collaborazione dell’Ilva non fosse ancora diventata codice di comportamento aziendale. Del resto i tre custodi nominati dalla gip Todisco – gli ingegneri Barbara Valenzano, Emanuela Laterza e Claudio Lofrumento – non avrebbero bisogno dei carabinieri per muoversi all’interno degli impianti. Secondo l’ordinanza sono loro i custodi, ma anche gli amministratori e hanno «accesso in tutte le aree, reparti, unità  produttive e relative sale controllo». Hanno invece scelto di farsi accompagnare da tre ufficiali dei carabinieri che conoscono lo stabilimento per riuscire a essere maggiormente efficaci nel loro blitz notturno. È compito loro verificare in profondità  se le dichiarazioni ufficiali corrispondono a quello che realmente accade di notte nei reparti acciaieria. E, nel caso, far cessare qualche lavorazione particolarmente inquinante.


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