Colpo grosso di Mitt il capo dei vescovi Usa “benedirà ” la sua corsa

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TAMPA (Florida) â€” “Jackpot!” Al cardinale Timothy Dolan di New York non era mai accaduto di essere definito come il superpremio in palio nella lotteria. “Jackpot”, la grossa vincita, così il New York Times definisce il colpo messo a segno da Mitt Romney alla vigilia della convention repubblicana. Sarà  Dolan a pronunciare la “preghiera della convention”. Un gesto puramente religioso, o un’aperta sponsorizzazione politica del candidato repubblicano alla Casa Bianca? L’alto prelato di New York non interviene certo a titolo personale. Dolan è presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti. E’ la voce dalla Chiesa cattolica in America. E il voto cattolico è una grossa posta in gioco, per stabilire che vincerà  il 6 novembre.
La scelta di Dolan è tanto più significativa, visto che Romney è un leader della Chiesa mormone, nella quale ebbe l’incarico equivalente a un vescovo nella diocesi di Boston. Fino a un passato recente i mormoni (ufficialmente “Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni”) erano considerati dalle altre comunità  cristiane alla stregua di una setta fanatica e oscurantista. Praticano una fede a dir poco reazionaria. In passato hanno legittimato la poligamia, e sancito l’inferiorità  delle donne e della razza nera agli occhi di Dio. Lo stesso Romney, come rivela una biografia recente, da vescovo costrinse con pesanti pressioni una giovane donna rimasta incinta e abbandonata dal marito a dare in adozione il figlio «perché crescesse in una vera famiglia». Ma è proprio il credo ultra-conservatore di Romney, oltre alla designazione di un candidato vicepresidente cattolico come Paul Ryan, ad avere suggellato la Santa alleanza con le gerarchie cattoliche.
Se non era scontato che la Chiesa romana simpatizzasse con un mormone, tantomeno lo è per i suoi fedeli. Nel 2008 i cattolici Usa votarono a maggioranza per Barack Obama, con uno scarto di 9 punti percentuali. Anche Obama ha un vice cattolico, Joe Biden. Tra Biden e Ryan c’è un fossato valoriale. Il vicepresidente in carica è il fautore di un cattolicesimo sociale, mette l’accento sulla lotta contro le ingiustizie. Ryan è un integralista noto per le sue crociate
contro l’aborto. È su questi temi che il cardinal Dolan si schiera senza esitazioni. Due scontri recenti con la Casa Bianca sono cruciali. Quando Obama sciolse gli indugi sul diritto dei gay al matrimonio, i vertici della Chiesa cattolica lo condannarono. L’altro conflitto è esploso con la richiesta dell’Amministrazione federale che i dipendenti delle istituzioni cattoliche (come le scuole private) abbiano un’assicurazione sanitaria “normale”, inclusiva dei rimborsi
per eventuali interruzioni di gravidanza. «Un attentato alla libertà  religiosa in America», fu definita questa richiesta dalla Conferenza episcopale.
I cattolici sono in minoranza, l’America è prevalentemente protestante. Ma sono una minoranza corposa: un quarto dell’elettorato, con forti concentrazioni nelle comunità  di origine italiana, irlandese, polacca, nonché nei più recenti flussi di immigrazione dai paesi ispanici. Dal 1972 il candidato
presidenziale che ha conquistato il voto dei cattolici ha anche vinto la corsa alla Casa Bianca. L’elettorato cattolico è uno specchio fedele della nazione, anche se al suo interno è attraversato da divisioni spesso su base etnica. I cattolici “bianchi” tendono a votare repubblicano, tra i latinos c’è una tradizionale preferenza democratica. Questa spaccatura può essere accentuata nella campagna attuale, dopo che Obama ha liberalizzato la regolarizzazione dei giovani immigrati clandestini arrivati da bambini al seguito dei loro genitori (a condizione che abbiano studiato, lavorato, o fatto il servizio militare). Quella riforma ha rafforzato le simpatie degli ispanici verso il presidente. Romney ne ha approfittato per accentuare i toni “razziali” della sua campagna e il suo appeal verso l’elettorato bianco. Fino a rispolverare, con una battuta esplosiva, la controversa polemica sulla nascita di Obama. Visitando il proprio Stato natale (Michigan), Romney ha detto: «Io sono di qui, e a me nessuno ha mai chiesto il certificato di nascita». Un riferimento alla polemica della destra più estrema sulla presunta nascita all’estero di Obama, che invaliderebbe la sua elezione presidenziale. Il mito di un presidente nato in Kenya è stato sbugiardato, ma dietro questa falsa leggenda c’è l’idea che un nero debba essere per forza un alieno, un diverso, un usurpatore.


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