Draghi propone l’acquisto di titoli tra Banca centrale e fondo salva-Stati

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BERLINO â€” Mezzogiorno di fuoco stamane a Francoforte. Il Consiglio direttivo della Banca centrale europea (Bce) si riunisce sotto gli occhi dei mercati e del mondo intero. Secondo la Sueddeutsche Zeitung in edicola oggi, il presidente Mario Draghi presenterà  un piano a due tappe per l’acquisto di titoli sovrani spagnoli e italiani con un’azione concertata della Bce e, da quando verrà  varato e potrà  funzionare, del fondo salva-Stati Esm. Dopo le promesse del presidente Mario Draghi di fare tutto il possibile per
salvare l’eurozona, appoggiate da Merkel, Monti e Hollande ma attaccate di fatto ieri mattina col duro monito del numero uno della Bundesbank Jens Weidmann, contro «ogni deragliamento dai compiti della Bce», un confronto aperto tra i due appare inevitabile. E soprattutto, mercati e politici temono che le aspettative suscitate da Draghi vengano deluse.
Secondo l’autorevole quotidiano di Monaco, lo Esm (solo dopo la sentenza del 12 settembre della Corte costituzionale te-
sulla sua compatibilità  con la Costituzione federale e quindi la sua entrata in funzione) acquisterà  titoli sovrani direttamente dagli Stati e in piccole quantità , mentre da prima la Bce li acquisterà  sui mercati secondari. Lo Esm interverrebbe direttamente nelle aste dei bond italiani e spagnoli facendo scendere lo spread. La Sueddeutsche scrive che Draghi avrebbe la maggioranza nel Consiglio, ma non tutti ne sono convinti. I due no giunti ieri da Berlino – prima quello di Weidmann a ogni scelta che spinga la Bce «oltre i suoi compiti di difesa della stabilità  monetaria», poi quello del governo, schieratosi unanime in serata col falco vicecancelliere Philipp Roesler contro una licenza bancaria al futuro fondo salvastati Esm – rafforzano l’allarme. La partita è difficile: teoricamente le ‘colombe’ pro-Draghi sono dieci oltre a lui, i falchi vicini a Weidmann sette, ma sommandoli con i 4 indecisi si rischiano una spaccatura e uno stallo. Una spaccatura che dividerebbe l’eurozona tra Nord e Sud. Per evitarla, Draghi potrebdesca ripiegare su annunci di poco o nulla, di misure insufficienti per i mercati. La Bce deve fare di più, c’è perdita di fiducia, esorta la direttrice del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde. Ma i vertici politici tedeschi – dal vicecancelliere Roesler con l’appoggio secondo lui di Angela Merkel, alla Csu bavarese – sparano a zero contro provvedimenti ambiziosi: no all’unione dei debiti. L’ex capo economista bce Juergen Strack denuncia come “illegali” gli acquisti di titoli sovrani. Liberali, Csu, falchi d’ogni sorta alzano il tono sperando di convincere anche la Cancelliera a ritirare le sue aperture.
Il clima è pesante.
Spiegel online
accusa Monti di «aver aperto le ostilità  in rotta di collisione contro Angela Merkel con la richiesta di licenza bancaria allo Esm e spese illimitate». La paura di elettori e risparmiatori tedeschi di finire del baratro, con mille miliardi già  impegnati tra aiuti, crediti e garanzie, cresce di ora in ora. Se Draghi tira troppo la corda, dicono gli osservatori a Franbe
coforte, può essere rottura con la Bundesbank e scontro con Berlino. Ma se invece dopo aver creato tante aspettative, dovesse annunciare non una ripresa voluminosa dei programmi d’acquisto (come invece preannuncia
Sueddeutsche)
bensì solo misure che ai mercati appariranno insufficienti, li deluderebbe.
Draghi preferisce decisioni all’unanimità  rispetto a scelte a maggioranza. Ma non è facile mettere insieme una maggioranza forte per piani radicali. Ci starebbero (vedi la tabella/grafico) Portogallo – il presidente della Banca centrale, ma non il vicepresidente
Vitor Constancio -Slovenia, Italia, Irlanda, Grecia, Cipro, Malta, Spagna, e i francesi. Dieci, perché alcuni paesi hanno 2 rappresentanti. I falchi, oltre ai tedeschi Weidmann e Asmussen, sono Austria, Olanda, Lussemburgo, Finlandia, Estonia. Quattro infine gli indecisi: il vicepresidente portoghese Constancio, lo slovacco Makuch, i due belgi Coene e Praet. Se, temono i mercati, verranno non misure forti ma timide, Draghi rischierebbe una vittoria di Pirro. E la tempesta perfetta tornerebbe a scatenarsi.


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