Evasori, il Fisco inglese mette in rete le foto

by Editore | 17 Agosto 2012 13:17

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LONDRA — Colpiscine venti per educarne alcuni milioni. L’ufficio della tasse britannico, l’Her Majesty Revenue & Customs, ha calcolato che alla voce entrate fiscali mancano all’appello una decina di miliardi di sterline, soldi sottratti all’erario da evasori e da truffatori. È una cifra consistente. Molto inferiore a quel 18 per cento di prodotto interno lordo italiano che la nostra Corte dei Conti stima come tesoro di imposte non pagate, ma pur sempre una montagna di denaro che sfugge al bilancio pubblico. E allora gli ispettori sono passati al contrattacco.
Già  era stata istituita una linea telefonica per denunciare, con garanzia di anonimato, i furbi del Fisco. Una delazione per il bene comune. Adesso si passa alla fase successiva. «Wanted evasori». Ovvero: un sito Internet che pubblica la foto di chi è stato condannato o è ricercato per non avere saldato il conto delle tasse e dei tributi di ogni genere. Una lista dei 20 più pericolosi e incalliti frodatori. 
Dentro c’è un po’ di tutto. Umanità  varia: c’è l’idraulico Melvyn Careswell che ha un «debito» di 50 mila sterline e 12 mesi sul groppone da scontare per la «dimenticanza» ma è sparito, c’è Ian David Smith un uomo d’affari che viveva in una villa da quasi 4 milioni di sterline e che ha il conto aperto con il Fisco per 200 mila sterline (pure lui sparito), c’è William Batchelor che se ne sta da nababbo a Monaco con le sue Mercedes, ci sono persino due poliziotti, David Lister e Gary Thompson, che hanno trafficato illegalmente in sigarette di contrabbando e che oltre alla condanna penale si vedono contestare reati fiscali d’ogni genere, c’è un commerciante di origine indiana che si è tenuto 17 milioni di Iva. 
Forse, si rimane delusi non ritrovando fra i reprobi qualche personaggio da copertina, in verità  si tratta di illustri sconosciuti. 
Ma quel che interessa all’ufficio delle tasse britannico non è tanto il nome a effetto quanto piuttosto la lezione che s’intende impartire: chi evade le tasse e si sottrae alla legge deve subire l’onta della vergogna pubblica. Dunque, foto segnaletica come un qualsiasi criminale e richiesta d’aiuto ai cittadini perbene: se sapete dove sono chiamateci.
A male estremo, estremo rimedio. È la prima volta che l’amministrazione di Sua Maestà  incaricata di raccogliere i tributi ricorre a una mossa così decisa. La «linea rossa» telefonica ha dato buoni risultati, pare infatti che le chiamate siano state numerose. Ma non basta. Il «buco» nelle entrate è ancora troppo grande.
Da qui il passo comunicato ieri. Ispirato forse alla spiccia filosofia politica maoista (colpiscine uno per educarne cento) e adeguatamente allargato, il principio stabilito dall’ufficio delle tasse britannico ha una seconda e non meno importante spiegazione: la caccia agli evasori ogni anno costa almeno un miliardo di sterline. Soldi che, alla fine, escono dalle tasche dei contribuenti onesti.

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