Grecia I nazisti del Ventunesimo secolo

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“Dopo gli immigrati, i prossimi a cui tocca sarete voi!”: questa la scritta riportata da alcuni volantini comparsi in settimana nel quartiere dei club per gay di Atene. Mentre la violenza contro gli immigrati e le minoranze etniche subisce in tutta la Grecia una netta escalation, i sostenitori del partito Alba dorata di ultradestra hanno iniziato a caldeggiare anche aggressioni agli omosessuali e alle persone disabili. Questi fascisti marciano per tutta Atene indossando camicie nere e pantaloni a zampa d’elefante, agitando un emblema che si ispira a una svastica, gridando tutto il loro disprezzo per il processo politico. Eppure, in tutta Europa continuano a essere trattati alla stregua di un semplice sintomo della crisi economica greca. Una volta i delinquenti di ultradestra uscivano ad aggredire gli immigrati soltanto a notte fonda. Adesso lo fanno in pieno giorno, ormai senza timore delle conseguenze delle loro azioni, visto che di rado ce ne sono. Nelle ultime settimane sono aumentati il numero e la gravità  delle aggressioni. Oltretutto, se li denunciano alla polizia, i migranti rischiano perfino di essere arrestati. Non solo i crimini contro gli immigrati in Grecia contano davvero poco: molti esponenti della base di Alba dorata appartengono alle file della polizia. I sondaggi condotti in occasione delle elezioni del maggio 2012 lasciavano intendere che in alcuni quartieri urbani fino al 50 per cento degli agenti della polizia greca ha votato per il gruppo razzista, che oggi occupa il sette per cento dei seggi in parlamento. Gli accoltellamenti, le botte, le aggressioni in moto sono diventati a tal punto routine che in molte aree della capitale ormai gli immigrati hanno paura a uscire da soli. Se la Grecia per lungo tempo ha avuto sul proprio territorio una notevole popolazione migrante – fino all’80 per cento dei profughi che entrano nell’Unione europea lo fa passando da qualche porto greco -, le famiglie venute nel paese in cerca di sicurezza adesso temono per la vita dei propri figli. Un recente rapporto stilato da Human Rights Watch e intitolato “Hate on the Streets” (L’odio per le strade), ha assodato che “le autorità  nazionali, come anche l’Ue e la comunità  internazionale nel suo complesso, paiono non voler vedere” la violenza xenofoba che si sta scatenando in Grecia. Non voler vedere sarebbe già  abbastanza grave. Ma adesso, oltre tutto, il ministro dell’ordine pubblico Nikos Dendias ha assicurato che porrà  un freno all’immigrazione, da lui definita “invasione” e “una bomba per le fondamenta della nostra società ”. Significativamente, Dendias definisce la presenza di stranieri sul territorio greco “un pericolo più preoccupante della crisi economica”, messaggio che se solo potesse incollerebbe sui muri di ogni strada di Atene. Aizzare al razzismo è diventata una strategia per dirottare l’attenzione di una nazione molto amareggiata dall’operato del governo e dalla crisi della spesa pubblica. Al pari di molte altre amministrazioni che dichiarano di essere di centrodestra, la coalizione Nuova democrazia sta di fatto riprendendo pari pari il linguaggio degli estremisti di destra, mostrandosi compiacente nei confronti dell’atteggiamento xenofobo dell’opinione pubblica invece di placarlo. Con l’appoggio di Dendias, la polizia sta effettuando retate contro gli immigrati, li sta arrestando e deportando a migliaia, con blitz in tutta Atene e nelle città  vicine. Questo programma, senza apparente ironia, prende nome da Zeus Xenios, il dio greco dell’ospitalità . Come molti gruppi fascisti, Alba dorata dichiara di rappresentare la classe operaia emarginata. Come i gruppi di estrema destra di tutta Europa, si dichiara nemica del sistema democratico fallito e sfrutta per il proprio tornaconto la rabbia della popolazione nei confronti della cattiva gestione economica neoliberale. In ogni caso, per quanto si professi contraria all’austerity, Alba dorata non ha alcun progetto economico: le sue tattiche sono semplicemente violente, in grado di portare lacerazioni tra la popolazione, e sono razziste in modo quasi nauseante. E in tutto ciò i governi di Grecia ed Europa paiono disposti a tollerare questo stato di fatto, ritenuto un costo sociale per il consenso all’attuale austerità . Le lezioni della storia L’Unione europa nacque all’indomani della seconda guerra mondiale proprio per garantire un’unità  socio-economica in un continente lacerato dal fascismo. Nella Grecia odierna, Alba dorata è trattata come un partito politico serio, malgrado i suoi membri respingano il processo democratico e abbiano la tendenza ad aggredire i politici avversari in televisione. Anche dopo che nel 1933 il partito nazista prese il potere in Germania, il Reichstag fu dato alle fiamme e la violenza antisemita divenne la politica ufficiale dello stato, i governi europei parvero maggiormente preoccupati dall’eventualità  di una Germania socialista che di una fascista. Fin quasi allo scoppio della seconda guerra mondiale, per i leader di molti paesi rimase di estrema importanza soltanto che la Germania saldasse i propri debiti. Instaurare paralleli storici con il nazismo è una tecnica retorica ormai trita, che i commentatori tanto di sinistra quanto di destra hanno screditato instaurando paragoni tra le discussioni sull’etichettatura dei cibi e un controllo del traffico ultra-entusiastico. In questo caso, tuttavia, questa non è retorica. Veri fascisti indossano vere camicie nere e marciano sul serio ad Atene, agitando le svastiche e reggendo torce accese, mutilando e assassinando chi fa parte di qualche minoranza etnica, mentre i governi del mondo paiono restare orribilmente tranquilli, a patto che il popolo greco continui a ripagare i propri debiti all’élite europea. Quando le lezioni della storia si imparano a macchinetta, può diventare facile perderle di vista proprio nel momento in cui servirebbero di più. Questa volta l’Europa deve ricordarsi che il prezzo da pagare per chi promuove il fascismo è di gran lunga più crudele e salato di qualsiasi debito nazionale. Traduzione di Anna Bissanti


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