“Il mio fantastico Mitt, il presidente che vi serve”

by Editore | 29 Agosto 2012 14:59

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TAMPA â€” «Mitt Romney è un marito esemplare da 43 anni, è un padre affettuoso, è un cristiano devoto che dona il 10% del suo reddito in carità . E’ l’uomo a cui dovete dare fiducia, saprà  risanare il deficit, rilanciare la crescita, creare lavoro. Rimetterà  l’America in piedi ». Parola di Ann Romney, aspirante First Lady, l’“anti-Michelle Obama” della destra. Le donne arrivano alla riscossa ancora una volta, come spesso nella politica americana quando i mariti sono in difficoltà . Ieri sera, dopo il tradizionale roll call (l’appello dei delegati che hanno ufficialmente consacrato la candidatura) è toccato a lei il compito più difficile, una “mission impossible”,
da oratrice nella serata d’apertura della convention repubblicana a Tampa. Peggy Noonan, che fu portavoce e biografa di Ronald Reagan, oggi rispettata opinionista, definisce così la doppia sfida di Ann: «Recuperare il gap di consensi tra le elettrici. E curare il deficit di empatia del marito». Solo il 41% degli americani pensa che Romney «capisca i loro problemi» (contro il 54% riferito a Barack Obama). E tra le donne il presidente in carica ha un vantaggio tra 9 e 15 punti. Troppo ricco e privilegiato da una parte; troppo antiabortista e bigotto dall’altra. E’ per smantellare certi stereotipi sul marito, che ieri Ann è scesa in campo dopo un allenamento accurato: battagliera e sorridente, grintosa e serena al tempo stesso. La candidata First Lady si preparava da giorni, ritoccando la propria immagine per servire meglio quella del marito. Ai giornalisti sull’aereo da Boston ha offerto «la mia torta irlandese preferita, fatta in casa con le mie mani, una ricetta di mia nonna». Esercizio crudele ma indispensabile, ha rivelato un pezzo di dolore personale: il ricordo della sua gravidanza andata male, «non osai neppure svegliare Mitt, alle tre di notte». Mamma di cinque figli, nonna con 18 nipotini, Ann s’ispira a un’altra matriarca della destra, il modello è Barbara Bush moglie di George senior. Tira fuori le unghie di fronte alle domande più aggressive. Sulle pochissime tasse (13,9% di aliquota), i conti offshore del marito, il rifiuto di svelare le dichiarazioni dei redditi degli ultimi dieci anni: «Vi abbiamo detto tutto quello che vi serve sapere. Certi attacchi sono al di sotto di ogni dignità ».
E’ la stessa durezza con cui si è difesa quando una democratica l’ha definita «ricca casalinga che non ha lavorato un solo giorno in vita sua». La replica — «la mia scelta di carriera è stata fare la madre di famiglia, se qualcuno crede che non sia un lavoro a tempo pieno, si accomodi pure» — le conquista simpatie tra le donne post o antifemministe, conservatrici, orgogliose di aver ripudiato tutte le rivolte dagli anni Sessanta in poi.
Umanizzare l’algido Mitt, è la battaglia che Ann ha abbracciato
ieri con il sorriso: «E’ un uomo pieno di umorismo e di calore», ha assicurato per sfatare l’immagine di “plastica” del marito. L’hanno chiamata “Mitt-igator”,
“Mittstabilizer”, per il suo ruolo prezioso nel dargli guida e sostegno. Ma lei esagera nell’iconografia della coppia perfetta, è inverosimile quando si ostina a ripetere «mai avuto un litigio da quando siamo sposati».
Il limite di Ann non è diverso da quello di Mitt. Anche lei sembra finta, una Barbie di mezza età  o una “Stepford wife” (le docili mogli- robot del film). Con i suoi vezzi e le sue buone maniere ricorda il partito repubblicano di una volta, l’establishment da “countryclub”. E’ una privilegiata come il marito, figlia di un industriale, con “un paio di Cadillac in garage” (dixit Mitt). Descrive la loro gioventù come un periodo di sacrifici, in realtà  vivevano dei dividendi sui patrimoni azionari dei genitori. Il carattere non le manca, ha sconfitto la sclerosi multipla. Ma appare fuori dalla realtà  quando auspica che il “dressage” di cavalli di razza — una disciplina in cui lei trovò sostegno contro la malattia — possa diventare una terapia di massa. Ognuno dei suoi purosangue (selezionati anche per i Giochi olimpici) vale 100 mila dollari, il costo di una casa per l’americano medio. Per accattivare la middle class è meglio Chris Christie, l’altro oratore di punta che il partito repubblicano ha messo nel ruolo d’onore ieri. Il governatore del New Jersey ha toni veraci da uomo del popolo, anche se i suoi finanziamenti vengono da Wall Street. Dietro di lui campeggia lo slogan “
We built it”: l’abbiamo costruita noi, questa ricchezza. Una frase che capovolge quel che disse Obama rivolto agli imprenditori: «Le vostre imprese sono anche il frutto di uno sforzo collettivo, della spesa pubblica per le infrastrutture e l’istruzione ».

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