Il Tesoro taglia le stime di crescita A settembre meno imposte sulle imprese

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ROMA — Lo spread tra i titoli italiani e tedeschi non s’è mosso di un millimetro. «Il calo del Pil nel secondo trimestre era scontato» rimarcano a Palazzo Chigi, dove i dati arrivati dall’Istat in mattinata non hanno destato, come sui mercati, più di tanta sorpresa. L’avvitamento della congiuntura nella spirale negativa della recessione, dopo la raffica di manovre per la assicurare la tenuta dei conti pubblici messe in campo tra l’estate e la fine dell’anno scorso, era ampiamente previsto. Sicuramente il governo dovrà  rivedere al ribasso le previsioni sull’andamento dell’economia di quest’anno, ma le previsioni per la seconda parte del 2013 sono migliori ed in ogni caso, secondo i tecnici dell’esecutivo, la flessione del prodotto interno lordo non è tale da compromettere l’obiettivo di riduzione del deficit pubblico nel 2012, e quindi indurre a nuove manovre correttive. Anche se il peggioramento del quadro economico rende, se possibile, più urgenti le nuove misure per stimolare la crescita che il governo sta mettendo a punto per fine mese. I tecnici del ministero dell’Economia, ad ogni buon conto, stanno già  lavorando sull’aggiornamento del quadro previsionale, da presentare a settembre. Le ultime analisi condotte sulla scorta della flessione del Pil nel secondo trimestre e dei nuovi dati sulla produzione industriale, indicano come assai probabile un calo del prodotto interno lordo, per l’intero 2012, del 2,1% (le ultime stime ufficiali del governo, di aprile, davano per il 2012 un Pil a meno 1,2%). Un profilo molto più simile a quello disegnato dalla Banca d’Italia, che stima un calo del Pil del 2%, che non a quello ipotizzato dalla Confindustria di Giorgio Squinzi, che avvalora l’ipotesi di una flessione ben più ampia, del 2,4%. 
Il deficit pubblico, che nei piani primaverili dell’esecutivo doveva fermarsi quest’anno all’1,7% del Pil, probabilmente peggiorerà  di qualche decimale. «Ma solo per effetto della crescita negativa, perché sul piano strutturale, che è quello che viene considerato dalla Ue e che tiene conto dell’impatto negativo della congiuntura, i risultati saranno ampiamente centrati» sottolineano alla Presidenza del Consiglio. Dove, piuttosto, enfatizzano alcuni fattori che offrono una chiave di lettura ottimista dei dati nudi e crudi dell’Istat. Sul calo del Pil, e soprattutto sulla decisa flessione della produzione industriale, dicono i tecnici del governo, ha innanzitutto pesato il terremoto che ha colpito l’Emilia e parte della Lombardia, due tra le zone a maggior vocazione industriale del Paese. Le principali variabili dell’economia hanno tutte un segno negativo, ma secondo l’esecutivo ci sono altri fattori positivi da considerare. Innanzitutto i consumi elettrici, spia attendibile dell’attività  economica, che continuano a crescere. Come i volumi dei trasporti pesanti su strada e non solo, anche questi in costante leggero aumento. In ogni caso il Pil del secondo trimestre (-0,7%) ha rallentato la discesa rispetto al primo(-0,8%), dicono a Palazzo Chigi, dove già  si lavora alle nuove misure per rilanciare la crescita, tenendo gli occhi ben aperti sull’andamento dei mercati. Nessuno si sbilancia sull’eventuale attivazione dei nuovi meccanismi europei contro la speculazione, ma il governo, assicurano, «resta vigile», mentre Camera e Senato, se necessario sarebbero pronte a riaprire anche in agosto. A maggior ragione alla luce dei nuovi dati sul Pil, lo stimolo all’economia resta, in ogni caso, la priorità  assoluta del governo Monti. E già  per fine agosto si annuncia il taglio degli incentivi e delle tasse alle imprese, da cui si attende una maggior crescita del prodotto di 1,5 punti l’anno. Il primo di una nuova serie di provvedimenti che Mario Monti vuol realizzare per favorire la crescita, prima di lasciare il timone dell’esecutivo in primavera.


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