“Italia salva nel 2013, Monti credibile” Moody’s e Fitch ci promuovono lo spread cala a 410, vola Piazza Affari

by Editore | 22 Agosto 2012 8:14

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MILANO â€” Il rally d’agosto in Borsa convince anche le agenzie di rating. Di fronte al ritorno degli investitori sui mercati azionari europei, con Piazza Affari in testa ai rialzi dell’ultimo mese, prendono atto che la situazione è cambiata e si adeguano. E, per la prima volta dall’inizio della crisi finanziaria, promuovono l’Italia. Una notizia che ieri ha consolidato l’ennesima giornata positiva sui mercati finanziari, con tutte le piazze del Vecchio Continente in crescita (maglia rosa a Milano) sull’attesa di un intervento della Bce a sostengo dei debiti pubblici dei Paesi in difficoltà , e gli spread in calo.
Dopo averci bastonato a più riprese, ora Moody’s sostiene, in un suo rapporto, che l’Italia potrebbe uscire dalla recessione già  nel 2013, a patto di applicare senza riserve le riforme approvate dal governo. E lo stesso può accadere per Spagna e Portogallo. Per gli altri due grandi malati dell’Eurozona, Irlanda e Grecia, ci vorrà  qualche stagione in più e la fine convalescenza è rimandata almeno fino al 2016. «Gli aggiustamenti – si legge nel rapporto – sono stati avviati, in alcuni casi in modo significativo ». Anche se poi ammonisce: «La correzione, comunque, è a metà  strada e potrebbe richiedere diversi anni, ma dipenderà  dai singoli Paesi». Secondo il parere di Fitch, invece, in Italia molto dipende da Mario Monti e, soprattutto, da chi ne prenderà  il posto dopo di lui. «I rischi politici – ha detto in una intervista a Bloomberg Tv il direttore operativo dell’agenzia David Riley – ora sono maggiori di quelli economici. E l’Italia correrà  dei rischi con la fine del governo Monti, che in questo momento ha moltissima credibilità  politica». Per cui l’invito del manager di Fitch è il seguente: «Approfittando dell’allentamento delle tensioni sul mercato – il governo Monti dovrebbe fare più progressi possibili, non tanto per l’austerità , per cui è stato fatto tantissimi, ma sulle riforme». In altre parole, basta con i sacrifici, è il momento della
crescita. Anche Standard&Poor’s ieri non è voluta essere meno protagonista. E in un rapporto sulle condizioni del credito in nord Europa ha scritto le sue valutazioni sull’attuale momento: «Non crediamo che l’economia degli Stati Uniti e dell’Europa miglioreranno in modo significativo nel prossimo anno, a acida dell’indebolimento dell’economia globale». Un rapporto molto mirato alla prossima scadenza elettorale di fine novembre negli Usa: E lo si capisce quando S&P’s scrive che «la fine degli sgravi fiscali dell’era Bush aumentano le incertezze delle prospettive dell’economia americana».
Tutto ciò ha avuto le sue ripercussioni nei mercati finanziari. Borsa Italiana ha visto l’indice principale crescere di un altro 2,39%. Ma in Europa tutti i mercati hanno chiuso in terreno positivo dal più 0,57% di Londra al più 0,79% di Francoforte per arrivare al +0,94% di Parigi. I Paesi periferici sono stati i migliori: Madrid è salita dell’1% mentre Atene addirittura del 3,52%. Sul mercato obbligazionario le tensioni si sono leggermente allentante, con lo spread Btp-Bund a 10 anni che è sceso poco sotto 410 punti, per poi chiudere a questo livello. peccato che il report negativo di S&P’s ha influito sull’andamento di Wall Street, dove il Dow Jones è partito bene salvo poi calare fino a perdere lo 0,6%.

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