La Cina deprime i mercati E Berlino resta pessimista

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BRUXELLES — Le piazze finanziarie europee sono riuscite ad archiviare i primi dieci giorni di agosto senza gli scossoni dei listini a cui ci aveva abituato la crisi del debito sovrano dell’estate 2011. Si tratta però di una calma relativa, seguita al giovedì nero della riunione della Banca centrale europea, il 2 agosto scorso, quando il presidente Mario Draghi ha promesso nuovi interventi non convenzionali per salvare la stabilità  dell’eurozona.
I mercati hanno chiuso in calo, dopo la fase rialzista dei giorni passati, che aveva già  dato segni di indebolimento l’altro ieri. A condizionare gli scambi sono stati ancora una volta i dati macroeconomici peggiori rispetto alle aspettative. Questa volta però a deludere è stata la Cina: nemmeno la locomotiva dell’economia mondiale si è «salvata», a dimostrazione che l’onda della crisi della vecchia Europa si sta allungando a livello globale. L’export del Dragone a luglio è cresciuto molto meno del previsto, così come le importazioni (tre punti sotto le aspettative). Cifre che hanno avuto un immediato effetto depressivo sulle Borse, prima su quelle asiatiche, che hanno girato in negativo, e poi su quelle del vecchio continente, che hanno aperto subito in calo. 
All’indebolimento del primo esportatore del mondo, si è aggiunta la preoccupazione di Berlino per il clima economico peggiorato. In una nota il ministro dell’Economia tedesco ha spiegato che «dopo una forte crescita nel primo trimestre, la spinta si è con evidenza indebolita». Inoltre la crisi del debito «sta pesando sull’economia, portando incertezza e cautela tra le imprese». Risultato, la Germania stima un andamento debole del Pil per i prossimi mesi. L’impatto sulle Borse: Milano ha lasciato sul tappeto lo 0,72%, Parigi lo 0,61% e Francoforte lo 0,29%. Su Parigi ha pesato anche il dato inferiore alle attese della produzione in Francia a giugno (-2,3% contro la stima di -1,8%), benché il deficit pubblico sia sceso a 56,7 miliardi dai 61,3 miliardi dello stesso periodo dell’anno precedente. Londra ha chiuso, invece, intorno alla parità  (-0,08%), mentre Madrid si è conquistata la maglia nera perdendo lo 0,88%. 
C’è attesa per la richiesta da parte della Spagna degli aiuti di emergenza (la prima tranche pari a 30 miliardi sui 100 stanziati dall’Europa), per la ricapitalizzazione di alcune banche iberiche in difficoltà . Ma non sembra che la procedura — è necessaria una richiesta formale — sarà  attivata a breve, tenuto conto che Ferragosto è alle porte. Nei giorni scorsi le azioni di Bankia erano schizzate di fronte all’ipotesi dello stanziamento di emergenza, ma ieri il titolo è crollato del 20%, dopo il richiamo del Fondo di aiuti pubblici al comparto bancario: il Frob ha ricordato che «gli azionisti dovranno partecipare al costo del salvataggio» dell’istituto. Sempre ieri Fitch ha anche avvisato che la riforma del settore finanziario imposta dalle autorità  europee è di «ampio respiro» ma non «sarà  definitiva». 
I mercati stanno in generale adottando un atteggiamento attendista. La domanda ancora senza risposta è quando e come interverrà  la Bce per contenere gli spread degli Stati sotto pressione. Intanto ieri il differenziale tra Btp e Bund si è allargato, chiudendo a 451 punti base. Ora gli occhi sono puntati sull’asta di Bot a dodici mesi prevista per lunedì, l’unica asta del Tesoro di metà  agosto, dopo che sono state cancellate quelle a medio-lungo. Il ministero offre 8 miliardi, a fronte dei 10,15 miliardi in scadenza.


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