«Cara Merkel»: i lavoratori della «Metro» chiedono aiuto

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E così i dipendenti italiani di un’azienda tedesca di successo, i grandi magazzini Metro, entrati in conflitto con i padroni non hanno proclamato subito lo sciopero ma hanno deciso di scrivere direttamente alla cancelliera Angela Merkel per avvisarla. Attenzione che così il sentimento antitedesco in Italia può nascere davvero. La Metro opera nella grande distribuzione italiana da oltre 40 anni, vende di tutto all’ingrosso per commercianti e operatori muniti di partita Iva. In tutti questi anni è stata un laboratorio di politiche sindacali condivise, un pezzo di modello tedesco trapiantato in Italia. Tanto che un lavoratore, anche se iscritto alla Cgil, si è sentito sempre un po’ privilegiato rispetto ai colleghi che lavoravano alle dipendenze di altre catene italiane e straniere non ben disposte verso il sindacato. Conferma Giuliana Mesina della segreteria nazionale della Filcams-Cgil: «In Metro si è sviluppato negli anni uno spirito di appartenenza aziendale e i lavoratori non ci stanno a tornare indietro. Si sentono traditi».
Ma cosa è successo di tanto grave da giustificare un appello direttamente rivolto al primo ministro di Berlino? Improvvisamente la dirigenza della Metro ha deciso di disdettare tutti, proprio tutti, gli accordi sindacali sottoscritti centralmente e in ciascuno dei 49 magazzini che la ditta possiede in Italia. Ancora non è chiaro il perché di questa brusca svolta che costringe i tedeschi a recitare per la prima volta la parte dei falchi. L’azienda dichiara di non essere in crisi ma i sindacalisti temono che voglia riscrivere totalmente le regole. Si paventano tagli ai salari (che vanno dai 700 ai 1.100 euro), doppio regime di diritti per vecchi assunti e nuovi, fine del dialogo con Cgil-Cisl-Uil e anche di peggio. «È incredibile che mentre dappertutto si elogia il modello tedesco come chiave di successo, alla Metro succeda esattamente il contrario», commenta Mesina.
La decisione di scrivere «A Sua Eccellenza dott.ssa Angela Dorothea Merkel, cancelliere della Repubblica federale tedesca» è stata presa unitariamente dalla base. La lettera sarà  recapitata via posta elettronica utilizzando il sito del governo di Berlino ed è stata estesa per conoscenza anche al presidente del Bundestag Norbert Lammert. A dimostrazione di quanto i dipendenti Metro tengano ai rapporti Italia-Germania la missiva si apre addirittura con una velata critica al premier Mario Monti. «Nei giorni scorsi il nostro presidente del Consiglio ha rilasciato dichiarazioni poco meditate al settimanale Der Spiegel. Tra le cose sbagliate c’è la preoccupazione per i toni antitedeschi del nostro Parlamento e in generale per il clima nei confronti del suo Paese».
Secondo i sindacalisti questa ostilità  per ora non c’è e citano il caso della loro azienda dove la piena collaborazione con il sindacato ha permesso «a un’impresa tedesca di affermarsi in un settore difficile come la grande distribuzione italiana», dove a dominare il campo sono soprattutto i gruppi francesi come Carrefour e Auchan. Ma se ora i padroni della Metro cambiano registro, attaccano i diritti sanciti dagli accordi, anche i sentimenti dei lavoratori italiani possono mutare. Cara Merkel, concludono i sindacalisti, è bene che lo sappia: non si deve preoccupare se «i parlamentari italiani a 16 mila euro al mese» diventano antitedeschi, il guaio è se l’ostilità  si diffonde tra i dipendenti che, in nome di comuni valori, hanno contribuito al successo delle aziende germaniche in Italia. «Per questo pensiamo che la nostra battaglia debba interessare Voi e il Vostro Paese».


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