Lega, la Camera blocca i rimborsi. Per i vecchi bilanci

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MILANO — Francesco Belsito non è più il tesoriere lumbà rd, ma il paradosso per le proclamate intenzioni di trasparenza del nuovo corso leghista si materializza nel modo più beffardo: il rendiconto 2010 della Lega Nord, la cui certificazione al Parlamento risale ai revisori del partito dell’era Belsito, non è ancora abbastanza trasparente secondo Montecitorio, e per questo ora la Camera sospende al partito di Roberto Maroni l’erogazione a settembre della prossima tranche di rimborsi elettorali da 8 milioni e mezzo di euro. Doppia beffa per la Lega Nord che proprio ieri pomeriggio ha intanto pubblicato sul suo nuovo sito internet il bilancio 2011, ripulito dalle principali magagne della gestione Belsito dopo il vaglio della società  PricewaterhouseCoopers, e concluso comunque «con un avanzo di circa 6,5 milioni» pur al netto di quasi 3 milioni di «oneri straordinari» fatti di assegni allegri e prelievi a go-go.
Le colpe dei «padri» (la vecchia tesoreria) rischiano insomma di ricadere contabilmente sulle spalle dei «figli» (la nuova segreteria amministrativa del partito) ancora per qualche tempo. Il «Collegio dei revisori per il controllo dei rendiconti dei partiti e movimenti politici» della Camera, d’intesa con la Presidenza del Senato, ha infatti comunicato che il rendiconto 2010 della Lega Nord non può essere considerato regolarmente redatto anche se formalmente è conforme agli schemi previsti dalla legge del 1997.
Il problema non è tanto che sul bilancio 2010 siano in corso inchieste della magistratura, quanto soprattutto il fatto che i revisori del partito l’11 giugno scorso abbiano risposto agli organismi parlamentari con una comunicazione giudicata insoddisfacente: da un lato perché avrebbe aderito all’iniziale (e rivelatasi infelice) certificazione rilasciata dai vecchi revisori al bilancio 2010, e dall’altro lato perché mancherebbe totalmente delle informazioni che il Collegio parlamentare di controllo aveva invece espressamente domandato in una missiva del 22 maggio. E in attesa dei chiarimenti, scatta per legge «la sospensione di ogni rimborso elettorale al partito».
Le questioni da chiarire si rivelano insomma le stesse che i pm milanesi Robledo-Pellicano-Filippini avevano già  inquadrato: i requisiti della dichiarazione espressa di conformità  delle spese alla documentazione presentata come prova delle spese sostenute, la verifica effettiva della regolare tenuta della contabilità , la corretta rilevazione dei fatti gestionali nelle scritture contabili.
È possibile che già  da qui a settembre la Lega «nuova» riesca a colmare le lacune informative lamentate dall’organismo parlamentare, in modo che gli 8,5 milioni (ai quali i leghisti hanno scoperto di non poter tecnicamente rinunciare a dispetto di quanto proclamato nei giorni caldi dello scandalo) possano essere erogati al partito. Che però, secondo quanto anticipato da Maroni, a quel punto intenderebbe comunque impiegare i soldi in attività  di beneficenza. 
«Le vicende che hanno portato alle dimissioni del precedente segretario amministrativo — ribadisce l’attuale tesoriere Stefano Stefani — sono al vaglio dell’autorità  giudiziaria, ma sin d’ora in tale vicenda la Lega Nord-Padania si ritiene parte lesa e pertanto adirà  a tutte le vie legali per recuperare quanto essa ritiene sia stato indebitamente sottratto».


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