Ligresti, ora spuntano le promesse di Unicredit

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MILANO â€” Non solo l’ormai famosa lettera firmata da Alberto Nagel e Salvatore Ligresti è al vaglio della procura di Milano. Da quanto riferiscono diverse fonti qualificate la famiglia Ligresti avrebbe portato all’attenzione del pm Luigi Orsi anche una o più lettere riguardanti accordi siglati tra la famiglia e Unicredit nell’ambito della ristrutturazione delle holding Sinergia e Imco. Lettere che in ogni caso rappresentano un ulteriore tassello alla ricostruzione della vicenda finanziaria più tormentata degli ultimi anni. Ecco la sequenza dei fatti, come è emersa finora. Il 12 gennaio scorso l’advisor delle holding dei Ligresti, Banca Leonardo, presenta alle parti un piano di ristrutturazione del debito che prevede il ricorso all’art. 67 della legge fallimentare, cioè con asseveramento da parte di un terzo ma senza passare dal tribunale. Il passaggio cruciale è del 29 gennaio, quando vengono firmati due accordi rilevanti e paralleli. Da una parte il contratto tra Premafin e Unipol, che prevede una serie di eventi e clausole sospensive per arrivare alla formazione della fusione anche con Fonsai e Milano assicurazioni. Dall’altra i Ligresti e Unicredit siglano un accordo sulla base del piano di Banca Leonardo che prevede la messa in sicurezza di Sinergia e Imco attraverso una ristrutturazione del debito ex art. 67. Se a ciò si aggiunge che l’accordo con Unipol in quel momento prevedeva la “manleva” da possibili azioni di responsabilità  e un incasso sicuro garantito dall’esercizio del diritto di recesso, si capisce perché i Ligresti si sentivano in una botte di ferro. Peccato che in seguito i fatti si sono svolti in maniera diversa dal previsto. Prima la procura chiede l’attivazione della procedura ex art.182 e quindi il fallimento di Sinergia e Imco. Poi la Consob con provvedimento del 22 maggio ritiene che l’esenzione dall’Opa su Premafin possa essere concessa solo se non vi sono pattuizioni che riconoscono benefici agli azionisti di maggioranza. In pratica viene messo in crisi lo schema che a fine gennaio aveva visto tutti d’accordo e che aveva avuto un seguito con il “papello” firmato da Nagel il 17 maggio. A questo punto, con Sinergia e Imco a rischio fallimento e diritto di recesso e manleva contestati da Consob i Ligresti cominciano a
pensare di essere stati raggirati. L’ultima arma che rimane loro è il voto all’assemblea Premafin, previsto il 21 maggio e poi slittato al 12 giugno. Le fasi si fanno concitate con Mediobanca e Unicredit che a loro volta tirano fuori l’arma dell’escussione del pegno sulle azioni Fonsai. I cui contorni, anche sotto il profilo legale, sono tutti da chiarire. Se vi sono le condizioni per escutere il pegno a salvaguardia del credito, come dicono le banche, allora queste avrebbero dovuto procedere. Diverso è minacciare il fallimento di Premafin solo se non veniva approvata in assemblea l’operazione Unipol. Fatto sta che il 12 giugno, dopo un incontro in Banca Leonardo alla presenza di Nagel e di alcuni componenti della famiglia Ligresti, viene approvato l’aumento di capitale riservato alla compagnia bolognese. Ma il giorno dopo il tribunale decide per il fallimento di Sinergia e Imco e il quadro si aggrava. I Ligresti a quel punto si sentono traditi su tutti i fronti e portano le carte degli accordi, segreti e non, alla magistratura.


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