Londra: «Denaro ai ribelli»

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«Il popolo siriano non può attendere all’infinito» – ha scritto Hague in un editoriale apparso ieri sul Times. Il ministro ha aggiunto che gli aiuti non potranno essere destinati all’acquisto di armamenti, ma soltanto a rifornimenti di attrezzature: radio, telefoni satellitari e generatori elettrici. «Non si tratta di prendere posizione in una guerra civile» – ha aggiunto Hague. «Per evitare il rischio di un vuoto di potere, dobbiamo costruire relazioni con chi potrebbe governare la Siria in futuro» – ha scritto il ministro. Per questo, i primi destinatari dei finanziamenti governativi britannici saranno i militari disertori dell’Esercito libero siriano (Els), in vista del «dopo Assad». In precedenza, il Regno Unito aveva già  stanziato 1,4 milioni di sterline (1,7 milioni di euro) per sostenere l’opposizione siriana e circa 27,5 milioni di sterline (34,9 milioni di euro) in aiuti umanitari. 

Fascia di sicurezza anti-Pkk
Anche Ankara si appresta ad aumentare i finanziamenti per contrastare il vuoto di potere in Siria. Secondo la stampa turca, il governo di Ankara ha aumentato i fondi destinati a operazioni dei servizi segreti e di antiterrorismo del 45% dall’inizio del 2012. In particolare, ai ribelli siriani sarebbero andati, nei primi sei mesi di quest’anno, 135 milioni di lire turche (60 milioni di euro). Come se non bastasse, secondo il quotidiano turco Cumhuriyet, il governo di Recep Erdogan avrebbe pronto un piano di intervento militare in territorio siriano soprattutto per contrastare la presenza del partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) nel nord della Siria. A questo proposito, il piano prevederebbe la creazione di una «zona cuscinetto» di venti chilometri, lungo il confine siriano, con cinque aree di sicurezza e operazioni di terra nelle province settentrionali siriane dove opera il Partito kurdo dell’Unione democratica (Pyd). 
In realtà , è ormai da tempo che i ribelli siriani lamentano il disinteresse di Stati uniti, Gran bretagna e Francia nel sostenere, con aiuti finanziari diretti, il movimento insurrezionale. I militari dell’Els parlano di una guerrilla fatta principalmente con armi artigianali. «Questa bomba costa due dollari, mentre quelle industriali costano almeno 150» – ha spiegato Muhammed Sulayman, comandante della brigata ribelle Sultan Abdulhamit, all’agenzia turca Anadolu. «Prepariamo in modo artigianale anche le mine anticarro, ognuna delle quali ha un costo di 10 dollari. Se dovessimo comprarle, le pagheremmo mille dollari l’una» – ha aggiunto il militante.
D’altra parte, potrebbe essere il diplomatico algerino Lakhdar Brahimi il nuovo inviato delle Nazioni unite e della Lega Araba per la Siria dopo le dimissioni di Kofi Annan, rassegnate quasi tre settimane fa. L’ex ministro degli esteri algerino è stato già  inviato per le Nazioni unite in Afghanistan, Haiti e Sudafrica. «Il Consiglio di Sicurezza e gli stati della regione devono unirsi per consentire che al più presto possibile si dia il via ad una transizione politica in Siria» – ha dichiarato ieri il 78enne Brahimi. Nel frattempo, il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, arriverà  oggi in Turchia per una visita in gran parte dedicata alla crisi siriana. Clinton dovrebbe incontrare esponenti dei movimenti di opposizione siriani presenti a Istanbul. Nei giorni scorsi, il Segretario di stato aveva definito «coordinata ed efficace» l’opposizione siriana. Inoltre, aveva criticato l’invio di «terroristi combattenti» dicendosi favorevole a mantenere «intatte» le istituzioni del paese nell’interesse del popolo siriano.
Anche ieri mattina sono ripresi gli scontri nel quartiere Salaheddin di Aleppo tra forze governative, che controllano la città , e ribelli. Secondo il Consiglio nazionale siriano, gli scontri dei giorni scorsi hanno danneggiato la cittadella di Aleppo, gioiello dell’architettura militare islamica medievale. Dal canto loro, i ribelli ammettono un ritiro momentaneo dal quartiere. Secondo gli insorti, in un parco pubblico del quartiere, sarebbero stati trovati i corpi di 45 insorti. Mentre, il quotidiano turco Zaman parla di 51 militari siriani fuggiti ieri in Turchia.


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