Meno Landini, più operai

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Come si può pensare che il sindacato, Fiom compresa, nella vicenda dell’Ilva non abbia le sue grosse responsabilità  che durano da sessant’anni? Perché invece di intervistare Landini non intervistate Cataldo Ranieri, portavoce del Comitato cittadini lavoratori, che da 15 anni lavora e si avvelena all’Ilva? Sì, proprio quel Cataldo Ranieri a cui Landini ha rifiutato un confronto in diretta su «Radio onda d’urto»! Lo stesso a mio parere vale per l’articolo «Una sfida che riguarda tutti» in cui le stesse istituzioni e la stessa chiesa dovrebbero essere promotori del cambiamento. Per citare solo un caso, l’unico investimento sociale fatto dal patron Riva sono state le generose elargizioni in denaro alla parrocchia del rione Tamburi. E queste sarebbero per il manifesto le forze del cambiamento.
Mi permetto di darvi un umile consiglio, prestate più orecchio ai cittadini, ai lavoratori, a chi non ha voce, lasciate stare burocrati sindacali e politici compiacenti. Questo a mio avviso dovrebbe essere lo scopo di un giornale comunista quale voi vi definite. 
Roberto Galvanin, Vicenza

 

La vicenda dell’Ilva, com’è comprensibile, ha provocato polemiche e scatenato passioni contrastanti. I lettori del manifesto ne hanno avuto contezza attraverso le cronache del giornale e gli articoli di opinione. Si è parlato di neo-ambientalismo e neo-operaismo, si sono tirate in ballo le responsabilità  di padron Riva ed è stato denunciato «il bonifico» dello Stato in spregio al principio europeo del «chi inquina paga», sono state ventilate possibilità  di riconversione che nessuno ha raccolto (basta rileggersi, tra gli altri, gli articoli di Alberto Asor Rosa, Piero Bevilacqua, Nicola Cipolla). E si è registrata la presa di parola del Comitato cittadini lavoratori liberi e pensanti (un bel nome ottocentesco) con una prima pagina in cui citavamo il «Vogliamo tutto» di Nanni Balestrini». Non abbiamo parlato di «provocatori», come altri hanno fatto, né preso le difese acriticamente dei sindacati contestati. 
Dispiace, proprio per questo, sentirsi dire che il manifesto avrebbe prestato «le proprie pagine al tentativo di Landini di recuperare la verginità  perduta», solo per un’intervista, ed essere invitati a lasciar perdere «burocrati sindacali e politici compiacenti» (Landini burocrate, non è forse un po’ esagerato?). 
Al gentile lettore Galvanin rinnoviamo l’invito a continuare a leggerci, però con un pizzico di dietrologia in meno e maggiore generosità . Si accorgerà  che non facciamo sconti, e tantomeno lisciamo il pelo, a nessuno. Come ha fatto notare Rossana Rossanda, le responsabilità  a Taranto sono dei padroni che hanno inquinato, non dei lavoratori. E neppure della Fiom, cui va riconosciuta la disponibilità  a discutere di riconversione ecologica e di un nuovo modello produttivo. Sono dettagli che conviene tener presente per non fare di tutta l’erba un fascio


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