Moody’s vede uno spiraglio Corre la Borsa, spread a 410

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Da «paria» dell’euro a Lazzaro resuscitato in appena 24 ore. A pochi giorni dall’ottimismo del governo Monti sulla fine del tunnel ieri è arrivato quello senza «conflitti d’interessi» di Moody’s che negli ultimi anni, per la verità , non faceva che affossarci. Italia, Spagna e Portogallo possono farcela nel 2013. Sia chiaro: possono, ma a patto di completare le riforme. L’incertezza non è evaporata all’improvviso. Spread e Borse hanno reagito di conseguenza: il differenziale tra i titoli del debito pubblico italiano a dieci anni e i Bund tedeschi di pari durata si è attestato a 410 punti, il minimo da inizio luglio. Il Ftse Mib di Piazza Affari ha portato a casa il 2,40 % anche se siamo sempre a quota 15.330 punti. Più contenuti i guadagni del Dax tedesco (+0,79%), del Cac parigino (+0,94%) e del Ftse 100 di Londra (+0,57%). 
Quasi a voler completare una giornata al contrario Standard & Poor’s ha posto in dubbio la forza della locomotiva Usa. «La recessione in alcuni Paesi europei ha aumentato la vulnerabilità  dell’economia degli Stati Uniti», ha scritto in un rapporto l’agenzia di rating aggiungendo che «i rischi di recessione sono aumentati». Secondo S&P l’economia Usa «ha perso significativamente lo slancio in avanti, il che è preoccupante in quanto l’economia può essere più vulnerabile di quanto si pensasse nell’affrontare le sfide che hanno impedito una sana crescita del Pil». Brutte notizie per Obama anche se incrociando i giudizi di Moody’s sui Paesi dell’Europa e quelli di S&P sugli Usa si ha l’impressione di assistere a un cane che si insegue la coda per morderla. 
Wall Street non è andata tanto per il sottile perdendo lo 0,51% (indice Dow Jones). Nel report licenziato alle stampe durante la notte tra lunedì e ieri, Moody’s ha tracciato un parallelo con la crisi degli anni Novanta di Svezia e Finlandia per dimostrare che un percorso di risanamento serio e profondo può portare il prossimo anno la dinamica del Pil a un livello pre crisi. 
«La contrazione nei due Paesi iberici e dell’Italia è relativamente poco profonda (almeno per ora), simile a quella della Svezia, mentre quelle di Irlanda e Grecia sono più simili a quella più lunga e profonda della Finlandia» si legge nel rapporto. Le implicazioni, spiega Moody’s, sono che — se il caso svedese degli anni Novanta rappresenta un «benchmark adeguato» — per alcuni Paesi analizzati i livelli di Pil pre crisi potrebbero essere raggiunti già  nel 2013, ovvero dopo 17 trimestri, proprio come per la Svezia. Tuttavia, sottolinea l’agenzia, qualora la situazione dovesse evolvere verso uno scenario finlandese, l’aggiustamento sarebbe solo compiuto per metà  e potrebbe protrarsi fino al 2016. 
Interessante notare che Moody’s ha posto l’accento sulla capacità  di ripresa interna di Italia, Spagna e Portogallo più che sui rituali europei e sulla capacità  e volontà  dei grandi di intervenire a difendere queste economie. Più che scudi antispread o aiuti internazionali, sono essenziali le riforme così come sottolinea anche Fitch, secondo cui le misure di austerità  già  varate sono sufficienti e non ne servono altre. Una «promozione» incassata dal premier Mario Monti. «L’attuale governo italiano — ha affermato David Riley, direttore operativo di Fitch — ha tantissima credibilità » e la fine del suo mandato rappresenta un rischio più alto per il Paese di quanto lo sia la crisi attuale. «L’Italia — ha concluso — non ha bisogno di altre misure di austerità , ora sono necessarie le riforme per creare un po’ di luce in fondo al tunnel».


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