Precari, i sindacati chiedono la «verifica»

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ROMA — In ordine sparso sul cantiere della riforma del lavoro. In un mese d’applicazione, i primi effetti con luci e ombre si vedono già  – come ha documentato il Corriere ieri – e il mondo sindacale mantiene posizioni distanti sulla legge firmata dal ministro del Lavoro, Elsa Fornero. 
Mentre il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, che pure avrebbe voluto interventi più «drastici» contro la precarietà , ritiene che ci saranno «effetti positivi», la Uil è tiepida, non aspettandosi alcun esito «dirompente». La Cgil conferma la sua posizione, riscontrando le criticità  denunciate prima dell’entrata in vigore, e chiede una sospensione del provvedimento per riaprire la discussione su come evitare che la stretta sulle partite Iva e i contratti precari si trasformi di fatto in licenziamenti. Cosa che su posizioni diverse chiede il relatore della riforma, Maurizio Castro (Pdl), che non esclude «alleggerimenti temporanei» della legge, dovuti alla fase depressiva dell’economia. 
La Cgil vede, nel pur breve tempo di vita della riforma, degli obiettivi mancati: «Aveva l’ambizione – dice Serena Sorrentino, che ha la delega al mercato del lavoro – di determinare più occupazione e in particolare quella stabile». Invece ci sono degli effetti collaterali e altri indesiderati ma già  annunciati. Prima del 18 luglio la Cgil aveva segnalato come le imprese cercassero di prevenire e aggirare la stretta sui contratti di associazione in partecipazione, ora la difficoltà  a trasformare quelli precari e le partite Iva in contratti a tempo indeterminato «sta diventando la disdetta» per quelli che li avevano. Motivo per cui ritiene necessario «sospendere l’attuazione della legge». E quanto al monitoraggio, che «sia veramente breve», poiché a livello territoriale la situazione è già  chiara. 
I possibili effetti negativi per l’occupazione preoccupano anche la Uil. Il segretario Luigi Angeletti sollecita «una verifica per vedere gli aggiustamenti da fare. Per esempio, alle partita Iva che non possono essere considerate tali, cosa succede? In alcuni casi il rischio è il licenziamento o il lavoro in nero». Per la Cgil va inoltre affrontato con il governo il tema delle prestazioni: all’aumento della contribuzione per i precari deve corrispondere l’equiparazione dei diritti per i lavoratori, quindi malattia e maternità . Quello dell’aumento della contribuzione il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, lo rivendica come un obiettivo raggiunto ai fini di scoraggiare la «flessibilità  cattiva». Ma ora appunto, «governo e Inps – dice – dovranno confrontarsi con noi su un aspetto: ci dev’essere equivalenza effettiva tra quello che i lavoratori versano e le prestazioni che ricevono. Cosa che persistendo la gestione separata non è possibile». 
Uscendo dal perimetro della riforma, nella lettura dell’ex ministro Tiziano Treu (Pd) il lavoro da fare per entrare veramente in Europa è «sugli accordi collettivi», basandosi su alcuni esempi positivi e uscendo da questa «economia low cost della flessibilità  anomala» attraverso una «gestione consensuale». E Castro aspetta Fornero anche su altri capitoli: soprattutto sulla produttività , l’orario di lavoro, le relazioni industriali e l’arbitrato, dal momento che i tempi previsti del «collegato lavoro» sono scaduti.


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