Scudo anti-spread o salvataggio, due strade per sostenere gli Stati

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BERLINO — L’Italia «non sembra avere bisogno di aiuti particolari, di sicuro non per il salvataggio dell’economia, o per fabbisogno di bilancio. Aiuti si renderanno forse necessari per la lentezza con cui i mercati comprendono e riconoscono gli sforzi intrapresi e i risultati raggiunti». Sono le parole scandite dal premier Mario Monti. «Direi — ha aggiunto — che quello che ha bisogno di essere aiutato è il funzionamento dei mercati dei titoli di Stato dell’eurozona». «Se questo aiuto viene dato, nel senso di una maggiore governance della stabilità  dei mercati del debito dell’eurozona, allora l’Italia sarà  aiutata de facto», ha precisato ancora il presidente del Consiglio.
Ma quali sono gli strumenti che l’Europa mette oggi a disposizione per aiutare le economie nazionali a superare la crisi, sul fronte del debito pubblico così come della crescita? Le sigle sono diverse, dai fondi Esm ed Efsf fino alle operazioni Ltro («Long Term Refinancing Operation»). Ecco, a seguire, i casi principali. Da prendere però in considerazione tenendo comunque a mente che proprio oggi, con l’atteso incontro ai vertici della Banca centrale europea, potrebbero arrivare altre novità . E ricordando che, dietro ai fondi che vengono messi a disposizione, ci sono naturalmente anche gli Stati — Italia inclusa — che li finanziano o garantiscono. 
Il fondo Efsf
L’Efsf, fondo salva Stati già  operativo (a differenza dell’Esm), può essere attivato in tempi veloci. Ma solo su richiesta del singolo Stato, e sulla base di determinate condizioni (come nuovi risparmi e riforme). L’intervento può avvenire in due modi: con un salvataggio vero e proprio oppure con il cosiddetto «scudo anti-spread». Quest’ultimo meccanismo, deciso al vertice Ue di fine giugno, prevede l’acquisto di titoli di Stato. In quali occasioni? Tanto in fase di asta — quando cioè il Tesoro nazionale colloca i bond — quanto sul mercato secondario, dove gli stessi titoli sono scambiati ogni giorno dagli intermediari finanziari. L’Efsf (European Financial Stability Facility) può operare a leva e può finanziarsi, come già  ha fatto, sul mercato emettendo obbligazioni proprie. 
Le risorse
Quanto valgono le sue risorse? Il fondo ha ancora a disposizione 218 miliardi: dei 440 miliardi iniziali, 192 sono stati impegnati per Grecia, Irlanda e Portogallo e 30 per le banche spagnole. Ma l’importo potrebbe scendere di altri 70 miliardi, vale a dire le ulteriori risorse che sono state previste per il sistema finanziario iberico. In sostanza, l’Efsf potrebbe non avere i soldi sufficienti per aiutare un Paese come l’Italia, se la crisi si avvitasse ulteriormente.
Il fondo Esm
A settembre dovrebbe arrivare il nuovo fondo salva Stati: l’Esm (European Stability Mechanism). Il condizionale è d’obbligo, visto che manca ancora l’ok del finanziatore più importante — la Germania — dove è atteso, appunto per settembre, il via libera (o lo stop) definitivo della Corte Costituzionale di Karlsruhe. Subito da quest’anno il nuovo fondo dovrebbe avere in pancia 200 miliardi e a regime fino a un massimo di 700 miliardi. In realtà , la dotazione potrebbe salire ancora, potenzialmente in modo illimitato, se si dotasse l’Esm di licenza bancaria. Su questo, però, le opinioni divergono non poco, e l’opposizione di Paesi come la Germania (e quelli del «fronte del Nord») è forte e decisa.
La Bce
Passando dai fondi alle banche vere e proprie, c’è naturalmente da prendere in considerazione la Bce. Che può fare tante cose. A cominciare da una riduzione dei tassi, anche se lo spazio di manovra è ormai ridotto, visto che siamo già  scesi fino allo 0,75%. L’obiettivo sarebbe quello di aiutare l’auspicata ripresa, tagliando il costo del denaro a imprese e famiglie, anche se la «cinghia di trasmissione» della politica monetaria non funziona più come una volta. L’istituto di Francoforte può anche stabilire un rendimento negativo alle «deposit facilities», scoraggiando le banche dal parcheggiare somme miliardarie e iniettando nel sistema la liquidità . La Banca centrale europea ha poi una terza possibilità : mettere in piedi una nuova operazione Ltro della durata di tre anni oppure di cinque, per un importo che potrebbe essere illimitato. In questo modo Francoforte finanzia stabilmente (appunto, fino a cinque anni) le banche europee, alimentando gli acquisti dei titoli di Stato in asta e sul secondario da parte degli stessi istituti sui rispettivi mercati domestici. 
Gli acquisti di bond
Poi, passando dai fatti alle prospettive, gli ulteriori strumenti — auspicati soprattutto dall’Europa meridionale ma spesso contrastati più a Nord — non mancano. Ci sono gli acquisti di titoli di Stato (da parte della Bce), che in realtà  hanno già  sperimentato un «primo round» l’anno scorso e che perfino secondo la Germania «non sono inammissibili». E c’è soprattutto la — contestata e controversa — licenza bancaria al fondo Esm. Ma per ora mancano tutti e due, sia la licenza sia il fondo.


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