Vendite auto, nuovo crollo a luglio Marchionne: “Non mollo l’Italia”

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TORINO â€” Futuro in bilico per Mirafiori. Pur non dichiarando ufficialmente una sospensione, ieri Sergio Marchionne ha annunciato ai sindacati che «fino ad ottobre» gli investimenti sui due suv destinati a ridare vita alla fabbrica torinese «sono rallentati». «La crisi dell’economia internazionale e le difficoltà  del mercato automobilistico europeo non consentono al momento di fornire indicazioni sui futuri investimenti », sta scritto nella nota conclusiva emessa dal Lingotto al termine dell’incontro. Se l’incertezza perdurasse e la Fiat decidesse, a ottobre, di rinunciare al suv, Mirafiori sarebbe inevitabilmente condannata alla chiusura perché sarebbe costretta ad aggrapparsi a Mito, l’utilitaria dell’Alfa che da sola non è certo in grado di mantenere aperto il più grande stabilimento d’Europa.
Ma Marchionne ha assicurato ieri i sindacati: «Sugli investimenti in Italia, non mollo, non ho rinunciato alla battaglia. Se l’avessi considerata persa, oggi non sarei qui». Dunque «si procederà  in una situazione di assoluta incertezza evitando i licenziamenti
e ricorrendo alla cassa integrazione ». Una strada che diventerà  probabilmente più difficile quando entrerà  in vigore la riforma degli ammortizzatori sociali voluta da Elsa Fornero.
Marchionne parla ai sindacati che hanno firmato gli accordi aziendali. Raffaele Bonanni riferisce di «aver incoraggiato l’amministratore delegato a continuare a investire in Italia». Per Eros Panicali della Uil, «le difficoltà  portano a sospendere fino a ottobre l’investimento a Mirafiori ». Roberto Di Maulo del Fismic preferisce parlare di «rallentamento in attesa delle decisioni di ottobre». «Vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno», commenta il leader Ugl, Giovanni Centrella. Marchionne avrebbe comunque smentito ogni ipotesi di chiusura di stabilimenti. Quanto all’ipotesi di un accorpamento tra Cassino e Pomigliano, l’ad lo ha escluso: «Sono abbastanza creativo ma non saprei proprio come realizzare il progetto». Duro il commento della Fiom, non invitata all’incontro perché non firmataria degli accordi Fiat: «Sarebbe ora di cominciare a riflettere – dice Giorgio Airaudo – sulle corresponsabilità  dei sindacati firmatari degli accordi in questa situazione. Continuare a dare ragione all’azienda senza chiedere nulla in cambio, non è sano e produce disastri per tutti, a cominciare dai lavoratori». Il quadro che ha di fronte l’ad del Lingotto è molto difficile. I dati del mercato auto di luglio parlano di un nuovo crollo (-21 per cento) e di una Fiat che segue sostanzialmente (-20). Più delle percentuali contano i volumi: nell’ultimo mese il gruppo Fiat ha venduto in Italia 33 mila auto. Torino mantiene saldamente la leadership nazionale rispetto ai concorrenti e sistema le sue utilitarie in testa alle classifiche. Le buone notizie continuano invece ad arivare dall’America. Con Cnh che fa salire i conti di Industrial portando l’utile del secondo trimestre a 256 milioni di euro e la Fiat brasiliana che fa registrare in luglio il suo record storico di vendite.


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